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Covid: Oms rassicura su variante sudafricana

Covid: la variante sudafricana preoccupa i virologi

Non c’è prova che la variante sudafricana del Covid resista al vaccino: l’epidemiologa Maria Van Kerkhove chiarisce che ad oggi non esistono evidenze scientifiche

A oggi non esistono prove scientifiche che la variante individuata in Sudafrica del virus Sars-Cov-2, l’agente patogeno all’origine del Covid-19, sia resistente ai vaccini in distribuzione nel mondo. A sottolinearlo è stata la responsabile tecnica per le malattie infettive dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’epidemiologa Maria Van Kerkhove. Le dichiarazioni della dirigente sono arrivate nel giorno in cui il governo del Sudafrica ha annunciato di aver siglato un accordo con la società farmaceutica indiana Serum Institute per l’invio di un milione di dosi del loro prodotto contro il Covid-19 entro fine mese. L’azienda, che ha sede nella città di Pune, ha partecipato ai trial clinici e ora produce il farmaco elaborato dall’Università di Oxford con la multinazionale britannico-svedese AstraZeneca e la società italiana Irbm.

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Il prodotto prossimo a sbarcare in Sudafrica, secondo l’Oms, potrebbe essere efficace e contribuire a ridurre gli alti tassi di trasmissibilità del virus registrati in questi giorni: ieri il Sudafrica ha riscontrato oltre 21.000 nuovi casi di contagio e 844 decessi, il dato peggiore per il Paese dall’inizio della pandemia. Secondo Van Kerkhove, “non ci sono indicazioni” che la mutazione del virus individuata in Sudafrica “abbia un impatto sull’efficacia dei vaccini che si stanno distribuendo”. La dirigente dell’Oms ha definito l’esito delle iniziali ricerche “una buona notizia“, specificando che “gli studi sono ancora in corso”. Van Kerkhove ha però confermato che la variante presenta una maggiore trasmissibilità, come comunicato nei giorni scorsi.

Secondo il ministro della Sanità Zweli Mkhize, spiega la Dire (www.dire.it), il Sudafrica dovrebbe ricevere un milione di dosi di vaccino questo mese e altre 500.000 a febbraio. Il farmaco verrà somministrato prima al personale sanitario, come sta avvenendo in diversi Paesi.

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