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Sfregiarsi da Joker: il nuovo folle gioco dei ragazzi

Sfregiarsi da Joker, nuovo folle gioco? Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana di pediatria: "Educare ai social"

Sfregiarsi da Joker, nuovo folle gioco? Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana di pediatria: “Educare ai social”

Sfregiarsi da Joker, nuovo folle gioco? Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana di pediatria: "Educare ai social"

“L’utilizzo dei media device è aumentato in maniera significativa tra i ragazzi: oltre l’85% degli adolescenti di età compresa tra 11 e 17 anni usa regolarmente uno smartphone e più del 72% accede a internet tramite lo smartphone. È importante avere un dialogo costante ed educare i giovani all’uso dei social network perché stare in Rete può esporre a rischi come quello di assumere atteggiamenti pericolosi. Un po’ per noia, un po’ per dimostrare che sono già ‘grandi’ gli adolescenti rischiano di perseguire comportamenti non solo inadatti, ma addirittura pericolosi, come nel caso dei ragazzi che hanno tentato di emulare il personaggio di Joker“. A dirlo è Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana di pediatria (Sip), commentando la vicenda dei due minorenni (14 anni lei e 18 lui) finiti in ospedale a Cernusco sul Naviglio, vicino Milano, per essersi inflitti dei tagli al volto con l’intento, secondo le ipotesi degli investigatori, di ottenere un sorriso simile a quello di Joker, il personaggio dei fumetti di Batman. Un folle ‘gioco’ che mette alla prova la soglia del dolore e che nei paesi anglosassoni viene definito ‘Glasgow smile’ perché quel tipo di ferita al volto veniva utilizzata come strumento di tortura nel corso degli scontri tra bande di strada della città scozzese. Ma si parla anche di ‘Chelsea Smile’ in riferimento agli sfregi a colpi di taglierino che gli hooligans infliggevano ai rivali.
“Spesso si tratta di ‘challange’ ovvero di sfide tra i ragazzi che vengono amplificate dal web in modo da aumentarne la visibilità e così anche il rischio di emulazione da parte dei coetanei- sottolinea Bozzola- Infatti, attraverso queste challenge è possibile invitare altri amici a unirsi nelle sfide. Il tutto viene poi aggravato dalla ricerca di piacere agli altri, ovvero di ricevere l’approvazione tramite numerosi like, che i giovani si concedono spesso inconsapevolmente, ignari dei reali rischi”.

E di challenge ‘discutibili’ oltre che pericolose se ne sono avvicendate diverse sul web. Le ultime sono, ad esempio, #nineeleven e #HolocaustChallenge due sfide andate di moda su Tik Tok in cui i ragazzi interpretavano vittime di grandi tragedie storiche, come appunto l’attentato alle Torri Gemelle o l’Olocausto, truccandosi in modo da rendere visibili i segni di una (finta) sofferenza. Con indosso indumenti a righe e il volto truccato come fosse segnato dalla malnutrizione, gli adolescenti raccontavano di essere morti nelle camere a gas, sterminati nei lager. “È importante insegnare ai ragazzi a utilizzare la rete in modo consapevole prima che vengano vissuti atteggiamenti nocivi o si instaurino dinamiche pericolose per la loro stessa vita– evidenzia il segretario nazionale della Società italiana di pediatria sottolineando che- la Sip è impegnata in prima linea a diffondere un uso consapevole e responsabile della tecnologia anche per contrastare i fenomeni di bullismo e cyberbullismo”.

La Società Italiana di Pediatria, che sul tema ha pubblicato vari approfondimenti, come spiega la Dire (www.dire.it) ricorda sempre come sia “fondamentale il ruolo degli adulti perché ogni adulto che si rapporta con gli adolescenti rappresenta un educatore, ruolo a cui non può sottrarsi“.

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