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“Mai più ring” per i cani combattenti

Enpa rilancia “Mai più Ring”, la campagna di adozioni a distanza per sostenere il progetto di rieducazione dei cani combattenti

Uno dei dogo argentino sequestrati

Enpa rilancia “Mai più Ring”, la campagna di adozioni a distanza per sostenere il progetto di rieducazione dei cani combattenti

Allevati nella violenza per la violenza, torturati nella mente e nel fisico, drogati e infine scatenati l’uno contro l’altro. Ogni anno sono tanti, troppi, i cani che muoiono così. Sono i cani combattenti, animali sottoposti a isolamento, diete rigide, nutriti di aggressività e violenza. In pochi riescono a uscire da questo inferno e quelli che ce la fanno hanno bisogno di un incredibile lavoro per tornare a una vita normale. “Da 18 anni l’Ente Nazionale Protezione Animali porta avanti “Mai più Ring”, un progetto di rieducazione dedicato a loro, con l’obiettivo di restituire quello che gli è stato tolto: una famiglia, una esistenza serena. E per farlo – dichiara Marco Bravi, responsabile di Comunicazione e Sviluppo iniziative Enpa, che segue il progetto fin dall’inizio – lancia una campagna di adozione a distanza per sostenere Bianca, Bred, Bully, Shrek, Kino, Penny, Sandro e gli altri cani ex combattenti di cui l’Enpa si sta prendendo cura: attualmente 16 cani”. Sequestrati alla mafia, arrivati distrutti nel corpo e nell’anima, con il giusto aiuto, hanno imparato piano piano ad avere fiducia negli essere umani e conosciuto un modo diverso di vivere. Obiettivo: trovare una famiglia in grado di occuparsene, dopo un percorso di rieducazione e mantenere una quotidianità il più serena possibile per i cani che rimangono in rifugio.

Ad oggi l’Enpa ha rieducato e trovato una famiglia adatta a 40 ex combattenti. Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa: “Nel nostro Paese I combattimenti fra cani sono illegali in base alla Legge 189 del 2004, e chiunque promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 50.000 a 160.000 euro. Purtroppo però questa pratica barbara è ancora presente ed è strettamente legata ai loschi affari delle mafie. Anche per questo è davvero difficile da individuare ed intercettare. Gli animali che abbiamo accolto arrivano tutti da sequestri giudiziari. Sono cani che hanno bisogno di un enorme lavoro per essere recuperati. Un percorso lungo, costante che vede un impegno a tempo indeterminato di esperti cinofili e volontari Enpa. Anche per questo abbiamo voluto rilanciare la campagna di adozioni a distanza. Questi cani meritano una vita diversa!”.

Chi sono i cani combattenti

Non si riconoscono dalla razza ma da come sono stati selezionati ed educati. Il loro corpo è muscoloso e proporzionato in base alle categorie di peso e ricoperto di cicatrici, che rappresentano il numero dei combattimenti, e quanto è stato difficile il combattimento. Ogni cicatrice rappresenta la sconfitta del genere umano. Il linguaggio del corpo è perfetto: questi cani mostrano livelli di empatia e autocontrollo emotivo. Il loro punto debole? Essere soldati, ossia aver acquisito un sistema, memorizzato inconsciamente, che porta a mettere in atto determinati meccanismi. Il loro habitat: una palestra,l’isolamento sociale, una catena al collo con vicino una cuccia. Il loro tallone di Achille nel percorso di recupero: la memoria. Spesso gli odori, i contesti, le macchine fotografiche o le videocamere portano a galla ricordi che creano una reattività comportamentale di fuga o di attacco.

Come si recupera un ex combattente

“Il mio percorso con loro – afferma Giusy D’Angelo esperto cinofilo Enpa – inizia osservandoli e cercando di capire cosa possono aver vissuto e cosa devo aggiungere nello loro vita per raggiungere l’unico vero risultato importante: un’adozione per sempre. La base del training è il rinforzo positivo ma non è sufficiente. Sono cani speciali ed hanno appreso rischiando la vita per cui il rinforzo per loro non è un bocconcino, ma è relazione, rispetto e socialità. Come prima cosa attendo il permesso di poter entrare nel loro spazio. Il problema non è mettere o togliere un guinzaglio, ma è cosa prova il cane in quel momento. Fondamentale, infatti, è imparare a conoscere le mille sfumature della personalità del cane, riconoscere tutti gli elementi che possono evocare ricordi o atteggiamenti di fuga o aggressività. A volte è necessario uscire dagli schemi per raggiungere i risultati. Come per Annibale, un cane introverso, timido, con un indice di aggressività alto, che non si lasciava andare. Con lui avevo iniziato sessioni di clicker training poi un giorno, stanca di non ottenere risultati, ho cominciato a cambiare spesso ambiente, stimolare la sua curiosità e, soprattutto, rafforzare una caratteristica di razza, la socialità. Andavamo al bar, a mangiare un gelato e a passeggiare per la città. Alla fine Annibale ha superato le sue paure e ha iniziato una nuova vita. Quando capisco che un cane è pronto per rientrare in società? Quando è in grado di mantenere la comunicazione al guinzaglio e allo stesso tempo ad esprimere una piccola reattività alla vista dello stimolo. Un combattente non ha alcun tipo di reazione alla vista di un cane se trattenuto dal guinzaglio. Quindi il recupero si può dire concluso quando il cane, libero, in presenza di altri cani, è in grado di vivere quel momento non per sopravvivenza ma in socievolezza: mostrando di poter esplorare il terreno, condividere e usare correttamente le marcature olfattive, il flirt e tutte le categorie di etogramma di un cane.

Fiona, Shrek e gli altri 14 cani del progetto

Attualmente i cani ex combattenti del progetto “Mai più ring” sono 16. Tra loro c’è Bred che è riuscito, dopo un importante lavoro di rieducazione, a gestire correttamente gli stati emotivi, a sviluppare competenze cognitive e nuove strategie di coping,  ovvero un comportamento ripetitivo che viene usato per gestire una situazione di stress, per far fronte ad ogni situazione, imparando ad interagire con i suoi simili. Oggi si diverte a correre, saltare e andare a caccia di legnetti. C’è Fiona che ha iniziato la sua nuova vita in una famiglia, affettuosa e dirompente. C’è Shrek che da quando è arrivato ha fatto grandi progressi e adesso guarda agli umani con una nuova fiducia e inizia ad interagire con gli altri cani. C’è Kino: la violenza che ha subito e la sua sensibilità rendono il suo percorso molto faticoso e manifesta preoccupazione per le situazioni che non conosce. Adora giocare con le attività olfattive ed è molto affettuoso. C’è Africa che oggi, dopo aver completato il suo percorso di recupero, vive felice con la sua nuova famiglia. In questo link i cani adottabili a distanza: www.comunicazioneiniziativeenpa.it/adozione-a-distanza/adotta-un-ex-combattente

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