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Per l’epidemia di diabete servono azioni urgenti

Negli Stati Uniti aumenta l'uso degli SGLT2 inibitori nei pazienti diabetici con malattia renale diabetica secondo una nuova analisi

Diabete: un gruppo di esperti definisce i punti chiave per affrontare l’epidemia. Lo studio è stato pubblicato su The Lancet

La crescente epidemia di diabete richiede azioni urgenti per ridurre l’onere della malattia a livello globale, inclusi i nuovi approcci basati sul team e sulle cure integrate basate sui dati. Sono le conclusioni di una commissione di esperti invitati da The Lancet a stilare un piano d’azione per la gestione del diabete.

«Nonostante la ampie conoscenze accumulate dalla comunità scientifica su come diagnosticare e trattare il diabete, mancano le azioni che traducano questa conoscenza nella pratica a beneficio dei pazienti» ha detto Juliana Chan, direttore dell’Hong Kong Institute of Diabetes and Obesity presso la Chinese University of Hong Kong. «Nel 2016, 44 esperti nel campo dell’epidemiologia, della salute pubblica, dell’assistenza clinica e dell’economia sanitaria hanno sintetizzato le nuove evidenze scientifiche e hanno proposto dei piani d’azione per colmare le lacune in materia di cura, prevenzione, conoscenze e dati. Negli ultimi 4 anni questi esperti hanno eseguito un’ampia revisione delle evidenze disponibili per evidenziare la natura socio-biomedica di questa epidemia, che richiede di cambiare il modo in cui vengono fornite le cure del diabete. Questo significa prevenzione precoce e promozione dell’autogestione, con una raccolta continua dei dati per informare il processo decisionale».

Assistenza basata sui dati raccolti
La Lancet Commission on Diabetes ha evidenziato l’utilità della raccolta di dati strutturati attraverso programmi di miglioramento della qualità di vita, per migliorare gli standard di cura e monitorare i risultati clinici.

«Laddove fossero disponibili dei dati strutturati, siamo stati in grado di mostrare le tendenze in calo dell’incidenza del diabete e delle sue complicanze», hanno scritto i ricercatori. «Utilizzando questi database abbiamo anche osservato tendenze emergenti e bisogni non soddisfatti in alcune sottopopolazioni. Oltre a molteplici morbidità come fragilità, depressione e declino cognitivo associati all’invecchiamento e alla lunga durata della malattia, l’elevata incidenza di eventi cardiovascolari-renali e di morte nei pazienti con diabete a esordio giovanile ribadisce l’importanza di una valutazione strutturata del rischio e la necessità di intervenire tempestivamente».

Gli esperti hanno rilevato che in molte sottopopolazioni a livello globale le disparità sociali e assistenziali rappresentano le principali barriere sanitarie, in particolare nei migranti, nelle minoranze etniche e nelle popolazioni svantaggiate in molti paesi ad alto reddito.

«La prevenzione precoce dell’obesità, attraverso l’attenzione alla salute materna e infantile, sembra essere promettente per rallentare l’epidemia di diabete e di altre malattie non trasmissibili» hanno fatto presente. «Perché gli interventi portino dei benefici alle persone con o a rischio di diabete e perché siano sostenibili, c’è la necessità urgente di riorganizzare l’assistenza sanitaria, formando il personale non medico e applicando un approccio di squadra, in modo da fornire cure integrate basate sui dati per potenziare l’autogestione e ridurre molti fattori di rischio».

Come gestire il diabete in modo efficace
La commissione ha riassunto le migliori evidenze a supporto di una gestione efficace del diabete, che si basa su sei componenti:

Diabetici più a rischio con il Covid-19
La recente pandemia ha mostrato la vulnerabilità delle persone che soffrono di diabete durante le emergenze sanitarie, oltre al rischio elevato di disabilità multiple e morte prematura.

«Nel Regno Unito ha il diabete il 5% della popolazione mentre ne soffriva il 30% delle persone decedute per l’infezione» ha detto Chan. «I diabetici hanno un rischio almeno due volte più elevato di sviluppare gravi complicazioni da Covid-19, come il ricovero in terapia intensiva, la ventilazione meccanica e la morte prematura, specialmente nei soggetti in cui il diabete è scarsamente controllato, che hanno più complicanze e svantaggi sociali».

A suo giudizio il diabete e l’infezione sono fortemente correlati alle interazioni tra ambiente e comportamento umano che, se non vengono rilevate precocemente e trattate in modo tempestivo grazie a un continuo monitoraggio, possono far collassare il sistema sanitario e l’economia. «Per raggiungere questo obiettivo sono necessari la leadership del governo, le evidenze scientifiche e la mobilitazione della comunità».

«Garantendo ai diabetici l’accesso continuo a farmaci che riducono la pressione arteriosa, la glicemia e il colesterolo nel sangue, insieme a un sistema di supporto che garantisca che questi pazienti siano identificati e trattati precocemente, possiamo ridurre il rischio di malattie cardiache, ictus, insufficienza renale e morte dal 20% al 60%» ha continuato. «Nel rapporto che abbiamo stilato proponiamo di trasformare la cura del diabete cambiando il flusso del lavoro e addestrando il personale non medico a raccogliere i dati in modo sistematico, oltre a utilizzarli per stratificare il rischio, responsabilizzare i pazienti e informare il processo decisionale, come la prescrizione di farmaci».

«A lungo termine è necessario ridurre la povertà, proteggere l’ambiente e migliorare l’alfabetizzazione per ridurre l’onere del diabete e delle malattie non trasmissibili» ha concluso Chan. «A tal fine, i governi, i finanziatori dell’assistenza sanitaria, i pianificatori e i filantropi devono investire in queste strategie per evitare costi sanitari insostenibili in futuro».

Bibliografia

Dain K. Data-driven policies needed to turn the tide on diabetes. Lancet. 2020 Nov 12;S0140-6736(20)32378-3

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