Site icon Corriere Nazionale

Mesagne: l’antico ruolo del Convento dei Cappuccini

Mesagne: l'antico ruolo del Convento dei Cappuccini

Mesagne: l’antico ruolo del Convento dei Cappuccini e la sua rinascita a nuove funzioni raccontati dal professore Carmelo Formica

Mesagne, capoluogo della civiltà messapica, fino all’inizio dell’età moderna era un borgo rurale fortificato che comunicava con la campagna attraverso tre porte: Porta Grande e Porta Nova, ancora esistenti, e Porta Piccola, ormai scomparsa. Fuori del comparto abitato, ad una certa distanza dalle porte cittadine, si erano localizzati alcuni conventi, tra cui quello dei Cappuccini a circa un chilometro da Porta Piccola. Fu uno dei primi nati in Puglia insieme con quelli di Gravina, Lecce, Taranto e San Giovanni Rotondo. I Cappuccini, giunti a Mesagne nei primi decenni del 1500 in quanto chiamati dall’arciprete (poi vescovo) Lucantonio Resta, si stanziarono in alloggi dei precedenti monaci basiliani presso la chiesetta di santa Maria di Stigliano, dove nel 1539 costruirono l’edificio che esiste attualmemte.

Essi s’inserirono in un ambiente che, restato profondamente feudale, aveva vissuto una delle pagine più nere della sua storia sotto il dominio di un feudatario (conte Alfonso Beltrama) particolarmente esoso e severo contro i trasgressori dei suoi editti, arrestandoli e spesso torturandoli nelle segrete stanze del Castello. I Cappuccini contribuirono a rasserenare e migliorare le condizioni della popolazione. Scelsero di stare tra la povera gente, poveri tra poveri, non vestendosi di povertà, ma condividendola. Furono un punto importante di riferimento per gran parte della popolazione sul piano spirituale e culturale. Predicarono nel paese, curarono le anime e svolsero un’importante opera di moderazione del lusso ostentato dai ricchi notabili, offensivo soprattutto in tempi di miseria. Predicarono regole di comportamento, a cui si attennero loro stessi per primi, che servirono a mitigare il lusso ostentato dalla classe feudale e a pacificare gli animi della comunità mesagnese.

Nel monastero alloggiarono personalità di grande fede e spiritualità, quali Giacomo da Molfetta (Molfetta, 25-10-1489 -Mesagne, 7-9-1561) e Angelo da Castellaneta, morto intorno al 1567, rispettivamente secondo e settimo ministro provinciale della provincia di S. Girolamo. Su Giacomo da Molfetta gli stessi suoi confratelli Cappuccini riferiscono che: “dopo quattro anni di sepoltura fu trovato il suo corpo incorrotto, che salava un soavissimo odore. Per l’alto concetto di santità, che lasciò di sé dopo la morte, il popolo di Mesagne gli eresse una statua, che fino al giorno presente [1730], si mira sul frontespizio della nostra chiesa di detta Terra”. Celebre fu Padre Pietro da Mesagne, morto nel 1576 nella stessa città.

Il ruolo civile e religioso svolto da tale comunità di frati si può comprendere dalla relazione firmata dal Superiore Padre Francesco, al secolo Cosimo Passaro (*), il 9 dicembre del 1847, quasi in coincidenza con la festività dell’Immacolata. La coincidenza spinge a richiamarne l’attenzione sul ruolo svolto e su quello che l’antica istituzione religiosa continua a svolgere, per altre vie, ben altre vie, sul piano etico-culturale e scientifico. Nello scritto si legge «la fabbrica del convento, in buonissimo stato, contiene quasi un terzo di miglio di clausura bel custodito da alte muraglia» e che «in detto convento vi è stabilito uno studentato in cui si insegna Filosofia e Rettorica. In totale vi è un buon ordine, mantenuto da buoni Padri, che s’interessano, per quant’è possibile, e giusta la deplorabile attuale epoca, dell’Osservanza regolare, e Decreti Pontifici, di cui non se ne tralascia lettura nei tempi stabiliti». (*) Era parte di una Famiglia oggi rappresentata dai Paolelli.

A quella data, i frati che vivevano nel convento erano ventidue, di cui uno confessore utriusque, ossia per uomini e donne, quaresimalista; un altro, anch’egli confessore utriusque, quaresimalista e confessore speciale delle monache; altri due lettori e predicatori; un suddiacono e un professo. Il resto dei Cappuccini era costituito da sacerdoti che si occupavano a officiare i riti festivi nelle chiesette sparse nelle campagne, che allora erano abbastanza diffuse. Esse sorgevano isolate, dove erano state erette da fedeli in seguito a particolari voti, oppure erano annesse alle grandi masserie baronali. Vi erano anche una decina di studenti e laici, presumibilmente chiamati alla vocazione sacerdotale.

Parecchi dei frati appartenevano a famiglie mesagnesi (Passaro, Destino, Pasimeni, Agnello, Ciccarese, Olivieri, Rocoli, Giardino) o di Latiano (Morgese, Montanaro, D’Ambrosio, Carella, Baldari, Bianco), oppure da famiglie di luoghi un po’ più lontani (Cordella, Venezia, Mazzarella, De Luca, Carone), alcune delle quali appartenenti anche all’aristocrazia economica e sociale. Essi, quindi, avevano lasciato l’agiata vita familiare per dedicarsi al popolo. Anche a Mesagne, alcune piazze e vie ricordano i nomi di tali antiche famiglie, e fra esse anche gli Albricci che contribuirono alla costruzione del Convento.

Nel 1866 il convento, come tanti altri, fu soppresso dal giovane Regno d’Italia che incamerò i beni ecclesiastici. Alcune parti del suo patrimonio culturale però sono rimaste, come i 1925 volumi confluiti nella Biblioteca civica di Mesagne, le tele con la rappresentazione del Cristo Salvator Mundi, dei Tredici Apostoli, di S. Francesco d’Assisi e di San Lorenzo da Brindisi, ora conservate nella parrocchia della Santissima Annunziata.

Negli anni, la struttura ha assunto ruoli molto diversi da quelli per cui fu concepita. Fu usata come caserma delle Guardie Doganali di Brindisi e successivamente come scuola e poi asilo per i poveri. Inserita fra le proprietà del Comune di Mesagne, divenne carcere mandamentale, restandolo fino al 1971 quando ne fu decretata la chiusura. Sia il convento che l’annessa chiesa rimasero, quindi, abbandonati e utilizzati come deposito comunale fino a quando, grazie al Giubileo 2000, l’Amministrazione comunale del tempo reperì i finanziamenti per trasformarla in Casa del Pellegrino.

Dal 2007 il convento è tornato a svolgere il suo ruolo civico e culturale sotto altra veste, diventando catalizzatore culturale ed incubatore di futuro, con la ricerca e la formazione continua. Il Comune lo ha dato in comodato d’uso all’ISBEM (Istituto Scientifico Euro Biomedico Mediterraneo) di Mesagne che vi ha creato un ambiente accogliente, offrendo altresì servizi molteplici, anche multimediali, utili per l’innovazione sociale e la formazione avanzata.

Si ospitano studenti, ricercatori, docenti e innovatori di tutto il mondo, dando pure ospitalità ad alcune persone abbandonate dalle famiglie. Nell’ambito di programmi di ricerca, formazione e prevenzione – e sempre a titolo gratuito – ISBEM e COMEPER (Comitato Mesagne Per la Ricerca) effettuano esami e visite mediche, offrendo a studenti, laureandi, dottorandi e specializzandi l’opportunità di migliorare le loro competenze sul campo. In tal modo, si facilita il loro rapporto con il mondo scientifico, professionale ed industriale, incentivandone la creatività e le attività di innovazione nel Pianeta Salute, al contempo propugnando lo spirito di solidarietà ed invogliandoli soprattutto a lavorare incessantemente sempre per il Bene Comune.

Tutto ciò in analogia con il contesto di un vetusto convento dei frati Cappuccini che oggi diventa Monastero del Terzo Millennio per accogliere cittadini di buona volontà e per praticare il Paradigma del Dono. Il nuovo ruolo culturale, scientifico e sociale dell’edificio conventuale, non più dotato del suo muro di cinta, il notevole interesse storico-architettonico e la sopravvivenza di interessanti dipinti – che richiedono un urgente restauro – sono elementi che hanno consentito di sceglierlo come candidato al censimento dei “I Luoghi del Cuore” promosso dal FAI (Fondo Ambiente Italiano), in virtù dei bandi previsti per il 2021 grazie a cui si potranno reperire i fondi per rivitalizzare il patrimonio e i beni artistico-culturali del convento.

Per esprimere il proprio consenso, si può votare sul seguente sito web FAI (https://www.fondoambiente.it/luoghi/ex-convento-dei-cappuccini-monastero-del-terzo-millennio?ldc) oppure firmare sui moduli cartacei disponibili all’ISBEM, nei bar, negli esercizi commerciali mesagnesi e comunque scaricabili dal sito stesso. Il tutto entro il 15 Dicembre 2020, data in cui si dovrà raggiungere almeno 2000 voti, soglia per accedere ai bandi FAI 2021.

di Carmelo Formica, mesagnese, docente emerito di Geografia Economica Università Federico II di Napoli

Exit mobile version