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Remissione del diabete: perdita di peso fattore chiave

L'Fda ha annunciato l'approvazione di tirzepatide di Eli Lilly,  doppio agonista GIP e GLP-1, per la gestione cronica del peso corporeo in eccesso: inizia la sfida a semaglutide

Remissione del diabete di tipo 2: il fattore chiave è la perdita di peso secondo una revisione di studi presentata al congresso virtuale ObesityWeek 2020

Perdere peso può portare alla remissione del diabete di tipo 2, soprattutto nelle persone che ne perdono di più, sono più giovani e sono malate da meno tempo. Sono i risultati di una revisione degli studi basati sull’approccio dietetico per la remissione della malattia, presentati al congresso virtuale ObesityWeek 2020.

«Non possiamo più dire ai nostri pazienti che il diabete è una malattia cronica» ha dichiarato nella sua presentazione al congresso il primo autore dello studio Ebaa Al Ozairi, responsabile scientifico del Dasman Diabetes Institute in Kuwait. «Dobbiamo dare loro speranza dal momento che oggi sappiamo che la remissione del diabete non è una chimera ma una realtà. Dobbiamo davvero ripensare alla gestione del diabete di tipo 2: se viene trattato precocemente possiamo ottenere la remissione (definita dal raggiungimento di livelli di emoglobina glicata del 5,7% senza farmaci ipoglicemizzanti per almeno 1 anno)».

Diversi approcci dietetici per la remissione del diabete
Come affermato dal relatore, è possibile adottare diversi approcci dietetici per aiutare chi soffre di diabete di tipo 2 a raggiungere la remissione.

Nello studio randomizzato Look AHEAD, i partecipanti con diabete di tipo 2 e sovrappeso o obesità si sono impegnati a seguire un intervento intensivo sullo stile di vita incentrato sulla perdita di peso, attraverso la combinazione di un’alimentazione sana e di una maggiore attività fisica.

Dopo 1 anno, l’11% dei soggetti nel gruppo di intervento ha raggiunto la remissione completa o parziale del diabete, rispetto al solo 2% del gruppo di controllo senza intervento. Dopo 4 anni la remissione completa o parziale si è verificata nel 7,3% del primo gruppo, mentre i controlli sono rimasti al 2%.

Due studi incentrati su una dieta liquida ipocalorica combinata con un intervento intensivo sullo stile di vita hanno mostrato evidenze di remissione del diabete. Nello studio britannico controllato e randomizzato DiRECT, 149 partecipanti con diabete di tipo 2 da meno di 6 anni che non facevano uso di insulina sono stati randomizzati a un gruppo sottoposto a un intervento intensivo per la perdita di peso o a un gruppo di controllo. Dopo 12 mesi ha raggiunto la remissione il 68% dei pazienti nel gruppo di intervento rispetto al 4% dei controlli e dopo 24 mesi la prevalenza della remissione del diabete nel primo gruppo era del 36% rispetto al 3% dei controlli.

I ricercatori hanno scoperto che la remissione del diabete era correlata alla quantità di peso perso. Dei 36 partecipanti che avevano perso almeno 15 kg durante lo studio, l’86% ha raggiunto la remissione. Lo stesso per circa il 57% dei 28 soggetti che avevano perso tra i 10 e i 15 kg, il 34% di quanti avevano perso 5-10 kg e solo il 7% dei soggetti che avevano perso meno di 5 kg.

I partecipanti allo studio di controllo randomizzato DIADEM-I, condotto in ambulatori di cure primarie in Qatar, hanno seguito una dieta ipocalorica e un intervento intensivo sullo stile di vita. Lo studio ha arruolato partecipanti di età inferiore ai 50 anni con diabete di tipo 2 precoce, randomizzati a ricevere un intervento intensivo sullo stile di vita o al gruppo di controllo. Nel gruppo di intervento, il 61% ha raggiunto la remissione del diabete e il 33% ha riportato normoglicemia per almeno 3 mesi, rispetto a un tasso di remissione del 12% e al 4% di normoglicemia nel gruppo di controllo.

Lo studio Virta Health ha combinato una dieta chetogenica (un regime alimentare che riduce in modo drastico i carboidrati, aumentando le proteine e soprattutto i grassi, che ha lo scopo principale di costringere l’organismo a utilizzare i grassi come fonte di energia) con un modello di cura continua. I partecipanti hanno seguito una dieta a basso contenuto di carboidrati e hanno controllato la chetosi monitorando i livelli beta-idrossibutirrato nel sangue. Inoltre hanno ricevuto un supporto di cura continuativo, compreso il monitoraggio domiciliare del peso, della glicemia, del beta-idrossibutirrato e della pressione arteriosa e sono stati supportati da un coaching online e di gruppo.

Dei 218 soggetti che hanno completato 1 anno di studio, il 72% ha raggiunto la remissione del diabete senza utilizzare farmaci antidiabetici o assumendo solo metformina. Dei 194 che hanno completato 2 anni, il 63% ha raggiunto la remissione. La perdita di peso media è stata di 13,8 kg dopo 1 anno e di 10 kg dopo 2 anni.

Ridurre il grasso epatico per favorire la remissione
Secondo Al Ozairi gli studi hanno rivelato che i fattori comuni e determinanti per la remissione del diabete sono una perdita di peso sostenuta, preservare la funzione delle cellule beta e la durata della malattia. Le persone che riescono a perdere più peso hanno le migliori possibilità di remissione, mentre l’aumento ponderale può portare a una recrudescenza della malattia. Inoltre, coloro che hanno avuto il diabete di tipo 2 per un periodo più breve hanno maggiori probabilità di remissione rispetto a quanti ne soffrono da molto tempo

«L’aumento della disponibilità di grasso nel fegato porterà a un eccesso di grassi nel flusso sanguigno, con conseguente aumento di grasso pancreatico e danno alle cellule beta» ha commentato. «Dobbiamo invertire il processo il prima possibile, riducendo il grasso epatico, quindi quello pancreatico e preservando le cellule beta. L’importante è tenere presente che recuperare il peso perso aumenterà nuovamente il grasso pancreatico e la malattia si ripresenterà. Basta un aumento 0,5 grammi di grasso pancreatico per portare allo sviluppo del diabete di tipo 2».

Nell’identificare i pazienti diabetici che potrebbero raggiungere la remissione, i medici dovrebbero concentrarsi sulle persone più giovani, che sviluppato la malattia di recente, che non assumono insulina e non hanno ancora perso la riserva di cellule beta, ha concluso.

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