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Ghali infuriato con Tale e Quale Show e Muniz

"Wallah", il nuovo brano in uscita per Sto Records / Atlantic / Warner Music Italy il 29 ottobre, segna il ritorno di Ghali a 2 anni dal travolgente successo di DNA

Ghali infuriato per l’ultima puntata di “Tale e Quale Show” con l’imitazione di Sergio Muniz: la condanna al Blackface della finalissima

Lo scorso 20 novembre si è svolta la finalissima di ‘Tale e Quale Show’, che ha visto il ritorno da presentatore di Carlo Conti, guarito dal coronavirus. Una notizia positiva per chiudere in bellezza il programma, con la vittoria di Lidia Schillaci grazie alla sua imitazione di Mina col brano ‘Io e te da soli’.

Tuttavia, sembra che non tutto sia filato per il verso giusto. A pensarla così è un personaggio esterno alla Rai: Ghali. Sergio Muniz ha interpretato la sua ‘Good times’ con un’imitazione che non è passata inosservata agli occhi dell’interessato (e non solo ai suoi). Il viso dell’attore e cantante spagnolo è stato infatti dipinto di nero, tattica già utilizzata in passato dalla trasmissione per rappresentare gli artisti neri: ancora prima avevamo avuto Tina Turner, Aretha Franklin, Beyoncé e James Brown.

Questa volta il rapper ha risposto apertamente avanzando forti critiche tramite le storie della sua pagina Instagram. “Potete dire che esagero, che mi devo fare una risata e che non si vuole offendere nessuno, lo capisco. Ma per offendere qualcuno basta semplicemente essere ignoranti, non bisogna per forza essere cattivi o guidati dall’odio. Si può anche essere delle brave persone e non sapere la
storia del Blackface”, ha detto. “Il Blackface è una cosa di cui lo spettacolo non ha bisogno”. Ghali ha fatto poi una digressione per spiegare l’origine della pratica: “Lo scopo del Blackface era quello di
denigrare le persone di colore, di dare una brutta impressione su di loro, in America. Veniva usato per spaventare i bambini. Erano attori bianchi che si travestivano da persone di colore e compievano
atti osceni”.

Diffusosi nella seconda metà dell’Ottocento, infatti, il ‘Blackface’ consisteva in un trucco teatrale marcato e non realistico, al fine di fornire un’immagine stereotipata, accompagnata spesso da un modo di parlare non corretto e da atteggiamenti come la tendenza al furto. Oggi, ricorda Ghali come riferisce la Dire Giovani (www.diregiovani.it), tutto il mondo lo condanna. Purtroppo però, a suo avviso, non è così per la nostra penisola: “Siamo gli unici: non lo fa più nessuno. In Italia lo fanno. E scrivono articoli su di noi, in America, ovunque, in giro per il mondo. Siamo quasi l’unico paese che continua a farlo, quando la comunità nera ha chiesto più volte a questo programma di smetterla”. Infine, ha concluso: “Sicuramente non smetterò di esprimermi, di dire la mia su certe tematiche solo perché agli occhi di qualcuno potrei sembrare un pignolo. […] C’è un sacco di gente che ha capito, che combatte tutti i giorni, che ancora prima di me ne ha parlato e non è stata ascoltata. Io semplicemente ho una voce più grossa”.

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