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Obesità: semaglutide sottocute aiuta a perdere peso

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Lotta all’obesità: semaglutide sottocute efficace e sicuro in aggiunta a una terapia comportamentale intensiva secondo nuovi dati

Nei pazienti adulti obesi o in sovrappeso senza diabete di tipo 2, l’ipoglicemizzante semaglutide in aggiunta alla terapia comportamentale intensiva ha dimostrato una perdita di peso corporeo significativamente maggiore rispetto al placebo più terapia comportamentale. Sono i risultati di uno studio di fase IIIa presentati al congresso virtuale ObesityWeek 2020.

L’obesità è una malattia cronica e progressiva che negli Stati Uniti coinvolge il 42% delle persone e richiede una gestione medica a lungo termine. È influenzata da una varietà di fattori tra cui la genetica, il senso dell’appetito, il comportamento e l’ambiente. È associata ad almeno altre 60 condizioni di salute e nell’attuale pandemia di Covid-19 ha evidenziato di aumentare il rischio di malattie gravi e di ospedalizzazione legate all’infezione.

«Considerate le difficoltà legate alla perdita di peso affrontate dalle persone con obesità, tanto i pazienti quanto i professionisti sanitari necessitano di terapie aggiuntive per supportare gli interventi sullo stile di vita come la terapia comportamentale intensiva, un approccio altamente intensivo per la perdita di peso» ha affermato il ricercatore principale dello studio Tom Wadden, della Perelman School of Medicine presso la University of Pennsylvania. «Sono curioso di vedere l’ulteriore perdita di peso e i miglioramenti in alcuni fattori di rischio per le malattie cardiometaboliche che possono derivare dall’uso di semaglutide».

Il trial STEP 3
Lo studio denominato STEP 3 (Semaglutide Treatment Effect in People with obesity), randomizzato, in doppio cieco, multicentrico e controllato con placebo ha valutato su 611 adulti obesi (BMI ≥ 30 kg/m2) o in sovrappeso (BMI ≥ 27 kg/m2) l’efficacia e la sicurezza di semaglutide 2,4 mg per via sottocutanea somministrato una volta alla settimana per 68 settimane rispetto al placebo.

Entrambi i trattamenti erano aggiunti a una terapia comportamentale intensiva (IBT, intensive behavioral therapy) che consisteva in 30 sessioni di consulenza con un dietista in aggiunta a una dieta ipocalorica e una maggiore attività fisica. I partecipanti avevano almeno una comorbidità correlata al peso e non soffrivano di diabete di tipo 2 (HbA1c <6,5%).

Gli endpoint primari dello studio erano la variazione del peso corporeo e la percentuale di partecipanti che riducevano il loro peso di almeno il 5%, entrambi valutati dal basale alla fine del trattamento (settimana 68). Gli endpoint secondari di conferma includevano: la percentuale di soggetti con una perdita di peso maggiore o uguale al 10% e al 15% e variazione della circonferenza della vita, della pressione sanguigna sistolica e del punteggio di funzionamento fisico nel sondaggio Short Form 36 item (SF-36), tutti misurati dal basale alla settimana 68.

Efficacia significativa e buona sicurezza
Per valutare gli effetti del farmaco sono stati utilizzati due distinti approcci statistici: un approccio primario che ha valutato l’effetto del trattamento indipendentemente dall’aderenza o dall’uso di altre terapie anti-obesità e un approccio statistico secondario che ha valutato l’effetto del trattamento se tutti i partecipanti allo studio hanno aderito al trattamento randomizzato e non hanno avviato altre terapie.

Sulla base dell’approccio statistico primario, le persone trattate con semaglutide 2,4 mg una volta alla settimana in aggiunta a IBT hanno perso in media il 16,0% del loro peso corporeo rispetto al basale, rispetto al 5,7% di quelli sottoposti a placebo più IBT (differenza di trattamento stimata: – 10,3, p<0,0001). Inoltre, più persone trattate con semaglutide 2,4 mg più IBT hanno perso almeno il 5% del loro peso corporeo rispetto al gruppo placebo (rispettivamente 87% vs 48%).

Con l’approccio statistico secondario i soggetti trattati con semaglutide hanno ottenuto una perdita di peso media del 17,6%, rispetto al 5,0% con placebo. Inoltre, il 90% di coloro che hanno ricevuto semaglutide più IBT ha ottenuto una perdita di peso del 5% o più dopo 68 settimane, rispetto al 50% con placebo più IBT.

Una perdita di peso maggiore o uguale al 10%, 15% e 20% è stata raggiunta rispettivamente dal 75%, 56% e 36% dei pazienti sottoposti a semaglutide più IBT, rispetto al 27%, 13% e 4% di quelli trattati con placebo più IBT. Il trattamento attivo ha anche dimostrato miglioramenti più elevati nei fattori di rischio cardiometabolico, inclusa la circonferenza della vita (-14,6 cm contro -6,3 cm) e la pressione sanguigna sistolica (-5,6 mmHg contro -1,6) rispetto al placebo.

«L’obesità può avere un impatto diretto sulla salute ed è collegata a molte patologie. Esiste una necessità medica insoddisfatta di sviluppare opzioni di trattamento per aiutare le persone a perdere peso e a mantenerlo», ha detto Mads Krogsgaard Thomsen, responsabile scientifico di Novo Nordisk che sta valutando semaglutide nella perdita di peso. «I primi risultati completi del programma di sperimentazione STEP dimostrano che l’aggiunta di semaglutide 2,4 mg a IBT può quasi triplicare l’entità della perdita di peso ottenuta con la sola terapia comportamentale intensiva, rendendo il farmaco una potenziale futura opzione di trattamento per le persone che soffrono di obesità».

La percentuale di partecipanti che hanno riportato effetti collaterali è stata sovrapponibile nei gruppi semaglutide e placebo (rispettivamente 95,8% e 96,1%). Gli eventi avversi più comuni con il trattamento attivo sono stati eventi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea e costipazione), riportati dall’82,8% dei partecipanti nel gruppo semaglutide e dal 63,2% nel gruppo placebo. Eventi avversi gravi sono stati riportati rispettivamente nel 9,1% (determinato da un maggior numero di eventi gravi correlati alla cistifellea e da singoli eventi non correlati al trattamento) e nel 2,9% nei due gruppi.

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