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Malattie endocrine: prime linee guida su gestione lipidi

I noduli alla tiroide sono una patologia benigna, ed è prevalente nel sesso femminile: ecco quali sono i segnali da non sottovalutare

Malattie endocrine e rischio cardiovascolare: varate, per la prima volta, le linee guida sulla gestione dei lipidi nei pazienti

Le malattie endocrine di qualsiasi tipo – non solo il diabete – possono rappresentare un rischio cardiovascolare e i pazienti con questi disturbi dovrebbero essere sottoposti a screening per ipercolesterolemia, secondo una nuova linea guida varata dalla Endocrine Society e pubblicata online sul “Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism”.

«La semplice raccomandazione di controllare una serie di lipidi in pazienti con malattie endocrine e calcolare il rischio cardiovascolare può costituire un cambiamento nella pratica clinica perché questo non viene fatto regolarmente» scrive la prima autrice Connie Newman, docente di Medicina presso la divisione di Endocrinologia, Diabete e Metabolismo alla New York University e presidente del comitato dell’Endocrine Society che ha sviluppato le linea guida.

«Di solito l’attenzione è posta sulla valutazione e il trattamento della malattia endocrina, piuttosto che sulla valutazione e il trattamento del rischio di malattie cardiovascolari aterosclerotiche» sottolineano gli autori.

Poco considerato l’influsso degli ormoni su trigliceridi e lipoproteine
Mentre il diabete, ben noto per il suo aumento del profilo di rischio cardiovascolare, è comunemente affrontato in altre linee guida di gestione di pratica cardiovascolare e controllo della colesterolemia, la gamma di altre malattie endocrine non sono in genere incluse. «Questa linea guida è la prima del suo genere» sottolineano Newman e colleghi. «L’Endocrine Society non ha precedentemente pubblicato una linea guida sulla gestione dei lipidi nei disturbi endocrini né altre organizzazioni hanno scritto raccomandazioni su questo argomento».

«Al contrario, linee guida sono state scritte sulla gestione del colesterolo, ma queste non descrivono la gestione del colesterolo in pazienti con malattie endocrine come la malattia della tiroide (ipotiroidismo e ipertiroidismo), sindrome di Cushing, acromegalia, carenza di ormone della crescita, menopausa, ipogonadismo maschile e obesità» osservano.

Eppure queste condizioni comportano una serie di fattori di rischio cardiovascolare che possono richiedere un attento monitoraggio e una gestione appropriata. «Anche se gli ormoni endocrini, come l’ormone tiroideo, il cortisolo, gli estrogeni, il testosterone, l’ormone della crescita e l’insulina influenzano le pathway per il metabolismo dei lipidi, i medici sono privi di guida su anomalie dei lipidi, rischio cardiovascolare e trattamenti per ridurre i lipidi e il rischio cardiovascolare in pazienti con malattie endocrine» spiegano.

Principali raccomandazioni nelle differenti endocrinopatie
Queste linee guida dettagliano tali rischi e forniscono raccomandazioni evidence-based sulla loro gestione e il loro trattamento. Le raccomandazioni chiave includono:

Nel complesso, Newman ha aggiunte colleghi rimarcano che l’obiettivo della linea guida è quello di aumentare la consapevolezza delle questioni chiave relative alle malattie endocrine che potrebbero non essere necessariamente all’attenzione dei medici.

«Speriamo che il documento induca i clinici a richiedere routinariamente un pannello lipidico e la valutazione del rischio cardiovascolare negli adulti con malattie endocrine portando a una maggiore attenzione alle terapie per ridurre le malattie cardiache e l’ictus» concludono gli autori.

Il giudizio positivo e il commento di due esperti
Vinaya Simha, specialista di Medicina Interna presso la Mayo Clinic di Rochester, concorda sul fatto che le linee guida sono notevoli nell’affrontare un bisogno insoddisfatto. «Probabilmente questo è il primo statement completo che affronta il trattamento dei lipidi in pazienti con una vasta gamma di disturbi endocrini oltre al diabete» commenta.

«La maggior parte delle raccomandazioni di trattamento di questo documento sono congrue con altre linee guida attuali come quelle dell’American College of Cardiology/American Heart Association (ACC/AHA) ma in questo caso c’è una menzione specifica di quali disturbi endocrini rappresentano un rischio cardiovascolare maggiore» spiega.

In effetti, aggiunge, le nuove raccomandazioni sono degne di nota per il fatto di includere «una sintesi di come i diversi disturbi endocrini influenzano i valori lipidici, e anche quali disturbi endocrini devono essere considerati come “fattori di aumento di rischio».

Raccomandazioni che si distinguono per Simha includono il suggerimento di aggiungere un estere etilico dell’acido eicosapentaenoico (EPA) per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari negli adulti con diabete o malattia cardiovascolare aterosclerotica che hanno elevati livelli di trigliceridi nonostante il trattamento con statina. «L’uso dell’EPA in pazienti con Ipertrigliceridemia è nuovo, rispetto alla raccomandazione ACC/AHA. Ciò riflette i nuovi dati che sono ora disponibili» aggiunge Simha.

L’American Association of Clinical Endocrinologists, inoltre, ha appena emesso un nuovo algoritmo sulla gestione dei lipidi e la prevenzione delle malattie cardiovascolari in cui viene enfatizzato il trattamento dell’ipertrigliceridemia. Inoltre, la nuova linea guida dell’Endocrine Society «menziona anche una soglia di trattamento colesterolo-LDL di 70 mg/dL e 55 mg/dL in alcune categorie di pazienti, che le linee guida precedenti non presentano» evidenzia Simha.

James L. Rosenzweig, endocrinologo presso l’Hebrew SeniorLife a Boston, conviene che questa è un’aggiunta importante a un’area che ha bisogno di più indicazioni. «Molte di queste situazioni cliniche possono esacerbare la dislipidemia e alcune aumentano anche il rischio cardiovascolare in misura maggiore in combinazione con colesterolemia e/o trigliceridemia elevate» afferma.

«In molti casi, il trattamento del disturbo sottostante in modo appropriato può avere un impatto importante nella risoluzione del disturbo lipidico. In altri, è indicato un trattamento farmacologico più aggressivo» dichiara. «Penso che questa sarà una risorsa preziosa, soprattutto per gli endocrinologi, ma può essere utilizzata anche dai medici di altre discipline» conclude.

Riferimento bibliografico:
Newman CB, Blaha MJ, Boord JB, Cariou B, Chait A, Fein HG, Ginsberg HN, Goldberg IJ, Murad MH, Subramanian S, Tannock LR. Lipid Management in Patients with Endocrine Disorders: An Endocrine Society Clinical Practice Guideline. J Clin Endocr Metabol, 2020 Oct 28. [Epub ahead of print] doi:10.1210/clinem/dgaa674.
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