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Endometriosi: i consigli utili per le teenager

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La Fondazione italiana endometriosi fornisce 10 consigli alle teenager per affrontare i sintomi della malattia nel rapporto con scuola, amici e famiglia

Giovani donne, poco più che bambine, già alle prese con una malattia dagli effetti invalidanti. L’endometriosi, che colpisce le donne in età fertile, può manifestarsi infatti già dalla prima mestruazione. Così, in età adolescenziale e preadolescenziale compaiono i primi sintomi, dolori pelvici devastanti, stanchezza cronica e possibile brain fog, stato di annebbiamento cerebrale, e gestirli alla scuola media e nei primi anni di liceo può essere piuttosto complicato: come affrontare allora la malattia in un momento in cui dialogo e contatto con insegnanti, genitori e amici sono messi a dura prova e si passa molto tempo soli in casa?

“L’endometriosi è la presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero – spiega il Prof. Pietro Giulio Signorile, presidente della Fondazione Italiana Endometriosi – In Italia sono 3 milioni le donne affette ma la cifra è sottostimata. La malattia comincia a crescere dopo il menarca e già in adolescenza iniziano i primi disturbi, i due terzi delle pazienti hanno iniziato a soffrirne prima dei 20 annimentre tra i 20 e i 35 anni insorgono i maggiori sintomi. L’impatto fisico, emotivo e relazionale è molto forte, per questo è necessario indicare alle ragazze, soprattutto giovani e giovanissime, come comportarsi”.

“L’inizio del ciclo mestruale, caratterizzato da una forte produzione di ormoni, è un momento delicato e bisogna fare molta attenzione ai sintomi, ad esempio dolori mestruali molto forti – prosegue l’esperto – Inoltre senso di spossatezza, disturbi intestinali ricorrenti, disturbi gastrici, dolore pelvico cronico sono campanelli d’allarme: l’invito è ricorrere allo specialista per una visita ginecologica; la diagnosi precoce è molto importante per migliorare la qualità di vita e prevenire l’infertilità. Anche il confronto con amici e familiari è fondamentale: ora che le scuole sono chiuse e si trascorre molto tempo in casa, si può intensificare il dialogo con genitori e fratelli, ma al contempo non ci si deve isolare dagli amici, anzi scoprire nuove forme per comunicare (http://www.facebook.com/groups/endometriosi)”.

Ecco allora un decalogo di semplici azioni messo a punto dal Prof. Pietro Giulio Signorile, presidente della Fondazione Italiana Endometriosi, per combattere al meglio il disagio:

1) Ascoltare i sintomi e il proprio corpo: non normalizzare dolori mestruali troppo forti ma confrontarsi con i pari per individuare eventuali anomalie;

2) Non tenere per sé dubbi e fastidi: comunicare a genitori e professori quello che non si riesce a gestire. La malattia può incidere anche sul livello di attenzione e ciò può comportare problemi nel seguire le lezioni;

3) In periodo di didattica a distanza mantenere il più possibile il contatto con la scuola e i compagni: la casa è il luogo dove il dolore può essere affrontato più facilmente ma questo non deve portare all’isolamento;

4) Condividere informazioni sulla malattia con gli amici: la stanchezza persistente può limitare la partecipazione ad attività di gruppo, anche sul web. Parlarne aiuta a essere capite, supportate e giustificate;

5) Non entrare in ansia per l’impossibilità di partecipare alle attività di gruppo anche sul web e non pensare di essere una preoccupazione per la famiglia;

6) Fare una vita salutare: seguire una corretta alimentazione dedicata, che si è dimostrata molto efficace nel ridurre i sintomi della malattia, e praticare attività sportiva. In questo momento è ancora più facile potendosi organizzare in casa;

7) Organizzare la giornata all’insegna della calma, cercando di fare almeno una delle cose che si amano ogni giorno;

8) Redigere una lista: cosa fare per alleviare il dolore quando è molto forte e cosa fare per ovviare ai problemi che l’endometriosi causa sul fronte scuola, sport e amici;

9) Non frequentare più chi non crede ai dolori o li attribuisce a una condizione mentale e non a una malattia;

10) Rivolgersi a uno specialista: risolvere i propri dubbi attraverso il consulto medico specialistico. Il primo passo da effettuare è una visita ginecologica per la prima anamnesi, per poi procedere eventualmente a ulteriori indagini.

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