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Sepsi: uso di statine riduce la mortalità

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Sepsi: l’impiego di statine in pazienti ospedalizzati è legato a ridotta mortalità secondo uno studio Usa, presentato al virtual meeting Chest 2020

In pazienti ospedalizzati con sepsi, l’impiego di statine sembra essere associato ad una mortalità ridotta rispetto a quelli che non ricorrono a questa classe di farmaci. Questo il responso di uno studio Usa, presentato nel corso del virtual meeting Chest 2020 che si è tenuto nel mese di ottobre. Lo studio, inoltre, suggerisce come il beneficio possa variare a seconda della tipologia di statina utilizzata.

Razionale e disegno dello studio
Da tempo, sulla base di dati di letteratura, è stato suggerito un ruolo delle statine nell’attenuare la severità della sepsi. Questa classe di farmaci ha dimostrato proprietà antimicrobiche sia in vivo che in vitro. Si ritiene, inoltre, che le statine di derivazione fungina possano spiegare tali benefici in ragione della loro somiglianza con le penicilline. Inoltre, un altro meccanismo invocato per spiegare i benefici osservati potrebbe essere legato alle proprietà lipofiliche delle statine, che alterano le membrane lipidiche cellulari inducendo apoptosi.

La pleiotropia di effetti delle statine (anti-infiammatori, immunomodulatori e anti-cancro) è stata ampiamente documentata nel tempo.

Su questi presupposti è stato concepito il nuovo studio che, attingendo ai dati real world di una coorte di pazienti (KPSC: Kaiser Permanente Southern California), si è proposto di mettere a confronto gli outcome di mortalità degli utilizzatori di statine vs.non utilizzatori.

Non solo: il confronto è stato fatto anche tra utilizzatori di statine di derivazione fungina vs. statine di derivazione sintetica e tra statine lipofiliche vs. statine idrofiliche.

Lo studio, di natura retrospettiva, ha reclutato 137.019 pazienti ospedalizzati per sepsi nel 2018 in una struttura ospedaliera Usa; di questi, 36.908 assumevano statine.

I pazienti considerati avevano un’età media di 66,9 anni, con una leggerissima prevalenza di individui di sesso femminile (50,4%). Quasi il 50% dei pazienti erano di etnia Caucasica, mentre il 12% era di etnia Afro-Americana, il 28% Ispanica e l’8% Asiatica.

Nel 43% degli utilizzatori di statine era stata riportata una diagnosi di cardiopatia ischemica (a fronte di un 23% di non utilizzatori). Il diabete, inoltre, era presente nel 60% degli utilizzatori di statine e nel 37% dei non utilizzatori (p<0,0001 per entrambi i confronti).

La sepsi è stata identificata sulla base del codice internazionale per la classificazione della malattie (ICD). L’utilizzatore di statine era definito sulla base di almeno due prescrizioni di un farmaco appartenente a questa classe.

E’ stata analizzata la mortalità a breve termine nei pazienti con sepsi mediante confronto tra i seguenti gruppi:
– Utilizzatori di statine vs. non utilizzatori
– Utilizzo statine idrofiliche vs. lipofiliche
– Utilizzo statine di derivazione fungina vs. statine a derivazione sintetica

Inoltre, i ricercatori hanno condotto un’analisi di regressione logistica per stimare gli hazard ratio (HR) di mortalità a 30 e a 90 giorni, previo aggiustamento dei dati in base all’età, all’etnia, al sesso di appartenenza e al riscontro di comorbilità considerate come fattori di rischio di sepsi.

Risultati principali
Analizzando le differenze di mortalità, i risultati hanno documentato una riduzione maggiore negli utilizzatori di statine rispetto ai non utilizzatori, sia a 30 giorni (HR=0,79; IC95%= 0,77-0,82) che a 90 giorni (HR=0,79; IC95%= 0,77-0,81).

Ulteriori analisi hanno suggerito un vantaggio derivante dall’impiego di statine lipofiliche in luogo di quelle idrofiliche, come pure di un vantaggio delle statine di origine fungina rispetto a quelle di origine sintetica.
Nel primo caso, gli hazard ratio di mortalità a 30 e a 90 giorni sono stati pari, rispettivamente, a 1,13 (IC95%=1,02–1,26) e a 1,17 (IC95%=1,07–1,28); nel secondo, invece, gli HR di mortalità sono stati pari, rispettivamente, a  1,12 (IC95%=1,06–1,19) a 30 giorni e a 1,14 (IC95%=1,09–1,20) a 90 giorni.

Riassumendo
In conclusione, lo studio suggerisce un beneficio potenziale delle statine nei pazienti con sepsi, con alcuni tipi di statine che sembrano avere un effetto maggiormente protettivo rispetto ad altre (lipofiliche vs. idrofiliche, di origine fungina vs. origine sintetica).

Per quanto il disegno retrospettivo e osservazionale non consentano di trarre conclusioni definitive sulla capacità delle statine di ridurre la mortalità per sepsi, lo studio sembra suggerire che, per le popolazioni a maggior rischio di sepsi (immunocompromessi, diabetici, anziani) e necessitanti di statine, sia possibile fare una scelta terapeutica più oculata.

Bibliografia
Liang B et al. Exploring novel effects of statins on sepsis mortality within a real-world setting. CHEST 2020: American College of Chest Physicians Annual Meeting: Abstract A589. Leggi

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