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Artrite reumatoide: emoglobina glicata ridotta con sarilumab

La remissione clinica nell'artrite reumatoide è associata a benefici economici, quali una riduzione fino al 75% dei costi medici legati alla patologia, secondo nuovi studi

Artrite reumatoide: sarilumab legato a maggiore riduzione di emoglobina glicata secondo un’analisi post-hoc di studi registrativi condotti con il farmaco

L’impiego di sarilumab in pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) si associa ad una riduzione maggiore di emoglobina glicata (HbA1c) rispetto ai DMARDcs o ad adalimumab, apparentemente indipendente dagli effetti anti-infiammatori tipici dell’inibitore del recettore di IL-6. Lo dicono i risultati di un’analisi post-hoc di alcuni studi registrativi condotti con il farmaco sull’AR, pubblicata recentemente su Arthritis Research & Therapy.

Background e obiettivi dello studio
“L’ìncidenza di diabete di tipo 2 (T2D) è maggiore nei pazienti affetti da AR (17-20%) rispetto alla popolazione generale (85),, indipendentemente dall’impiego dei glucocorticoidi (GC) – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio -.  I pazienti con AR si caratterizzano anche per un incremento della insulino-resistenza (IR) rispetto a quelli non affetti dalla malattia. Gli outcome di AR, inoltre, sono peggiori nei pazienti con comorbilità diabetica e sono a maggior rischio di malattia CV rispetto a quelli affetti solo da AR o da diabete”.

Non solo: “La gestione medica del diabete di tipo 2 e dell’AR – continuano – può essere complicata dagli effetti potenziali dei trattamenti dell’AR sui livelli di glucosio. I GC orali, infatti, aumentano il rischio di diabete nei pazienti con AR a causa delle azioni metaboliche avverse di questi farmaci in misura diretta con l’impiego di dosaggi più elevati e periodi di trattamento di più lunga durata”.

Con questo nuovo studio, i ricercatori  hanno voluto mettere a confronto gli effetti di sarilumab, rispetto ad altri farmaci di documentata efficacia nell’AR, sui livelli di HbA1c in pazienti con AR diabetici e non.
A tal scopo è stata condotta un’analisi post-hoc di 3 studi registrativi di fase 3 sull’impiego di sarilumab nell’AR.

Due degli studi considerati erano dei trial controllati vs. placebo sull’impiego del farmaco sottocute, somministrato ai dosaggi di 150 o 200 mg a cadenza quindicinale insieme a MTX o ad un altro DMARDcs. Il terzo studio considerato, invece, aveva paragonato il trattamento con sarilumab 200 mg con 40 mg di un farmaco anti-TNF di confronto.

I ricercatori hanno accertato la presenza di diabete sulla base dell’anamnesi medica o dell’impiego di farmaci anti-diabetici.  Erano esclusi dai 3 trial utilizzati per l’analisi quelli con HbA1c uguale o superiore al 9%. In questi trial, erano stato valutati i livelli di HbA1c al basale e a 12/24 settimane.

Nel complesso, l’analisi ha recensito i dati relativi a 184 pazienti con diabete e 1.928 senza.

Risultati principali
I partecipanti allo studio con comorbilità diabetica erano, generalmente, di età più avanzata, maggior peso corporeo a attività di AR più elevata rispetto ai pazienti con AR non diabetici.
Comunque, al di là dello stato diabetico, quelli in terapia di background con DMARDcs dimostravano una differenza quadratica media di HbA1c pari a -0,28 (IC95%= -0,4; -0,16) dal basale a 24 settimane con sarilumab 150 mg rispetto al gruppo placebo.

Tra quelli trattati con sarilumab 200 mg, invece, la differenza quadratica media era pari a -0,42 (IC95%= -0,54; -0,31).

In assenza di terapia di background con DMARDcs, la differenza quadratica media di HbA1c per sarilumab 200 mg vs. adalimumab era pari a -0,13 (IC95%= -0,22; -0,04) a 24 settimane.

I pazienti con diabete e/o livelli di HbA1c al basale pari o suoeriori al 7% hanno mostrato riduzioni di entità maggiore di questo parametro a 24 settimane con sarilumab rispetto a quanto osservato con placebo o con l’anti-TNF di confronto.

Inoltre, non è stata dimostrata l’esistenza di correlazione tra i livelli di HbA1c al basale (o le variazioni rispetto al basale) e i valori al basale (o le variazioni) dei livelli di CRP, del punteggio DAS28 o dell’emoglobina, né tra le variazioni di HbA1c rispetto al basale e l’impiego al basale di GC.

Da ultimo, una storia di diabete o l’impiego di farmaci anti-diabetici avevano un impatto limitato sulla safety e l’efficacia di sarilumab.

Implicazioni dello studio
In conclusione, l’inibizione del recettore di IL-6 con sarilumab è risultata associata ad una riduzione dei livelli di HbA1c nei pazienti con AR e presenza (o meno) di comorbilità diabetica di entità maggiore rispetto a quanto osservato con placebo e con  adalimumab. Tali risultati non sembrano poter essere attribuibili solamente con le variazioni osservate di CRP, attività di malattia o emoglobina indotte dal trattamento.

“Per quanto l’infiammazione cronica sia stata implicata da tempo come mediatore dell’insulino-resistenza e dell’insufficienza delle cellule beta nei pazienti diabetici – argomentano i ricercatori – la letteratura non scioglie ancora oggi i dubbi sull’impiego dei farmaci biologici nei pazienti con AR e comorbilità diabetica. (…)  Si impone, pertanto, una migliore comprensione delle differenze potenziali dell’effetto del blocco di IL-6R vs l’antagonismo IL-1β/TNFα sulle diverse comorbilità associate all’AR per poter implementare scelte più appropriate e personalizzate di trattamento nella gestione dell’AR”.

“La sicurezza e l’efficacia di sarilumab nei pazienti diabetici – concludono i ricercatori – sono consistenti con i risultati di popolazioni pre-specificate di pazienti dei singoli studi considerati per l’analisi post-hoc. A questo punto sono necessari nuovi trial clinici prospettici randomizzati che valutino gli effetti dell’inibizione di IL-6R sugli indici glicemici, l’insulinosensitività e la funzionalità delle cellule pancreatiche nei pazienti con AR e diabete e determinino la rilevanza clinica delle differenze legate all’inibizione di IL-6R, IL-1 e TNF-alfa”.

Bibliografia
Genovese MC et al. Interleukin-6 receptor blockade or TNFα inhibition for reducing glycaemia in patients with RA and diabetes: post hoc analyses of three randomised, controlled trials. Arthritis Res Ther 22, 206 (2020). https://doi.org/10.1186/s13075-020-02229-5. Leggi

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