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Bisfosfonati azotati riducono rischio polmoniti

I pazienti con osteoporosi che assumono bisfosfonati azotati (N-BSF) presentano un rischio minore di sviluppare o morire di polmonite

I pazienti con osteoporosi che assumono bisfosfonati azotati (N-BSF) presentano un rischio minore di sviluppare o morire di polmonite

Stando ai risultati di uno studio pubblicato su JBMR, i pazienti con osteoporosi che assumono bisfosfonati azotati (N-BSF) presentano un rischio minore di sviluppare o morire di polmonite dopo frattura di femore rispetto ai pazienti che non sono sottoposti a terapia farmacologica per l’OP. Tali risultati si spiegherebbero con le peculiarità di questi farmaci nell’intervenire sul pathway macrofagico coinvolto nell’affezione respiratoria in questione.

Razionale e disegno dello studio
I bisfosfonati azotati, in particolare alendronato, sono ampiamente utilizzati per trattare l’OP, e alcuni studi hanno suggerito come alendronato possa avere effetti benefici anche sul polmone, spingendo il mondo della ricerca ad approfondire verificare l’ipotesi di “un valore aggiunto” di questi farmaci nel proteggere dalle polmoniti.

Su questi presupposti è stato implementato il nuovo studio che, pescando da un ampio database di popolazione, ha identificato 54.047 pazienti che erano andati incontro per la prima volta a frattura di femore tra il 2005 e il 2015, per essere seguiti in un follow-up durato fino alla fine del 2016 allo scopo di intercettare tutti gli eventi di polmonite e i decessi dovuti a questa malattia.

Per fare ciò, i ricercatori  hanno incrociato, mediante propensity score, i dati relativi a 4.041 pazienti trattati con N-BSF rispetto a quelli di 11.802 pazienti che non assumevano nessun farmaco per l’OP.

Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emerso che l’impiego di N-BSF era associato ad un rischio significativamente più basso di polmonite rispetto all’assenza di trattamento per OP (6,9 vs. 9.0 per 100 persone-anno; HR=0,76; IC95%= 0,70-0,83). La differenza di rischio assoluto era pari a 0,02 mentre il numero di pazienti da trattate (NNT) per prevenire un evento di polmonite è risultato pari a 46.

Lo studio ha mostrato anche che i pazienti che assumevano N-BSF mostravano un rischio ridotto del 35% di morire per polmonite rispetto a quelli non trattati (HR=0,65; IC95%= 0,56 – 0,75).

Non solo: da un’analisi aggiuntiva che ha incrociato, ancora una volta mediante propensity score, i dati di 1.284 pazienti in trattamento con N-BSF con quelli relativi a 507 trattati con altri farmaci per l’OP, ha mostrato che l’associazione tra basso rischio di polmoniti e di mortalità relativa con l’assunzione di N-BSF manteneva la significativitità statistica.

Ipotesi fisiopatologica alla luce dei dati osservati
“Lo studio ha fornito evidenze di un nuovo ruolo dei bisfosfonati azotati in presenza di malattia non scheletrica – hanno sottolineato i ricercatori – nonché il primo a riferire di un effetto protettivo di N-BP contro le polmoniti, anche se ora sono necessarie ulteriori conferme provenienti, preferibilmente, da trial clinici randomizzati”.

Nel frattempo, il loro auspicio è che i risultati ottenuti dallo studio possano incoraggiare verso un’ottimizzazione dell’impiego di questi farmaci: “E’ oggi in atto una crisi del trattamento dell’OP    – osservano – prevalentemente dovuta ai rischi paventati (e rari) di eventi avversi di entità severa”.

Quanto al razionale fisiopatologico per spiegare i risultati ottenuti, i ricercatori hanno condotto lo studio ipotizzando che gli N-BSF potessero avere un impatto sulle polmoniti esercitando un effetto inibitorio sui macrofagi alveolari simili a quello esercitato sugli osteoclasti.

I macrofagi alveolari hanno un ruolo importante nella difesa contro le polmoniti grazie alla precoce fagocitosi degli agenti patogeni e l’induzione successiva di apoptosi per minimizzare l’infiammazione.

“Gli N-BSF hanno come bersaglio terapeutico il pathway farmacologico che è importante per la sopravvivenza dei macrofagi, legati alla patogenesi delle polmoniti – spiegano i ricercatori -. Inoltre, uno studio di farmacocinetica ha mostrato che gli N-BSF si concentrano a livello più elevato nella trachea rispetto a tutti gli altri tessuti non ossei studiati. Se mettiamo insieme gli effetti anti-infiammatori e di immunomodulazione, ecco che gli N-BSF potrebbero avere un effetto protettivo contro le polmoniti sulla base dei meccanismi sopra descritti e/o di altri meccanismi sconosciuti”.

Bibliografia
Sing CW et al. Nitrogen-Containing Bisphosphonates Are Associated With Reduced Risk of Pneumonia in Patients With Hip Fracture. J Bone Miner Res. 2020 Sep;35(9):1676-1684. doi: 10.1002/jbmr.4030. Epub 2020 Jun 2. PMID: 32488902. Leggi

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