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Artrite reumatoide aumenta il rischio di diabete

La remissione clinica nell'artrite reumatoide è associata a benefici economici, quali una riduzione fino al 75% dei costi medici legati alla patologia, secondo nuovi studi

Maggior rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 se si ha l’artrite reumatoide secondo una meta-analisi presentata all’EASD 2020

Gli adulti con artrite reumatoide hanno il 23% in più di probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto agli individui senza la malattia, suggerendo che entrambe le condizioni possano dipendere dalla presenza di uno stato infiammatorio sistemico. Sono i risultati di una meta-analisi presentata al congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD) 2020 che si è tenuto in forma virtuale.

«Un numero crescente di evidenze mostra come l’infiammazione rappresenti un fattore chiave nell’insorgenza e nella progressione del diabete» ha affermato il primo autore dello studio Zixing Tian, della divisione di diabete, endocrinologia e gastroenterologia del Manchester Academic Health Science Center, University of Manchester, UK. «L’infiammazione sistemica associata a disturbi infiammatori come l’artrite reumatoide potrebbe contribuire al rischio di sviluppare il diabete nel corso della vita».

Metanalisi su artrite reumatoide e diabete
I ricercatori hanno condotto una metanalisi di cinque studi e due abstract presentati al congresso che coinvolgevano un totale di oltre 1 milione e 600mila soggetti per confrontare l’incidenza del diabete di tipo 2 tra gli adulti con artrite reumatoide rispetto alla popolazione generale. Gli studi sono stati condotti in Canada, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti, tutti basati sulla popolazione tranne uno. Tramite modelli a effetti casuali sono stati calcolati i rischi relativi (RR) raggruppati per il diabete di tipo 2 in base allo stato dell’artrite reumatoide.

I ricercatori hanno scoperto che l’artrite reumatoide era associata a un rischio più elevato di diabete di tipo 2 (RR raggruppato = 1,23). Nell’analisi di sensibilità, l’esclusione di uno studio ospedaliero non ha modificato il risultato.

«Abbiamo avuto conferma di un’associazione tra artrite reumatoide e diabete, coerente in cinque studi» ha detto Tian. «Nonostante il fatto che molte linee guida nazionali per l’artrite reumatoide non raccomandavano la valutazione dello stato di diabete e dei suoi fattori di rischio».

Infiammazione sistemica alla base del rischio
Per l’autore senior Adrian Heald, dei Leighton and Macclesfield Hospitals, l’infiammazione sistemica associata all’artrite reumatoide potrebbe contribuire al rischio di sviluppare il diabete in futuro. «Sappiamo che tutte le condizioni infiammatorie, per loro natura, aumentano i livelli di citochine circolanti e questo porterà allo sviluppo del diabete di tipo 2 e a problemi cardiovascolari», ha spiegato. «Anche una volta superato l’episodio acuto del disturbo infiammatorio, potrebbe persistere un livello di infiammazione subclinica che si traduce in cambiamenti nel sistema arterioso, nella resistenza all’insulina e nella funzione delle cellule beta pancreatiche».

Si aggiunga il fatto che l’artrite reumatoide può essere associata a una ridotta mobilità, che spesso comporta una riduzione dell’attività fisica, ha aggiunto. «È una combinazione dell’effetto dell’infiammazione sui processi alla base dello sviluppo del diabete di tipo 2, in particolare i cambiamenti nel sistema vascolare legati all’ipertensione e alle malattie macrovascolari che portano all’insulino-resistenza e potenzialmente a un certo grado di stanchezza delle cellule beta, ulteriormente aggravati da eventuale sovrappeso e dalla riduzione del consumo di calorie».

A suo parere i medici dovrebbero consigliare ai pazienti con artrite reumatoide uno stile di vita sano e la prevenzione del diabete. L’obiettivo è aumentare la consapevolezza degli operatori sanitari riguardo al legame tra le due patologie, in modo che tengano conto che i pazienti con artrite reumatoide hanno un rischio elevato di sviluppare prediabete o diabete di tipo 2 in futuro. La raccomandazione è di eseguire su questi soggetti un test dell’emoglobina glicata basale e uno screening del profilo lipidico.

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