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Covid-19: il tampone non è rischioso per i bambini

Tamponi molecolari disponibili nelle farmacie lombarde. Parte un progetto di Federfarma Lombardia e Federlab Italia per ampliare l’offerta diagnostica

Emergenza Covid-19, i pediatri rassicurano i genitori sul tampone naso-faringeo per i bambini: “Nessun rischio se fatto bene”

Se il tampone naso-faringeo è fatto bene non ci sono rischi né per i bambini né per gli adulti“. Paola Marchisio, presidente della sezione Lombardia della Società italiana di pediatria (Sip), fa chiarezza sul tema: “Fare bene quest’esame nei bambini vuol dire rispettare alcune regole – spiega la pediatra alla Dire (www.dire.it) – il tampone deve essere eseguito da personale adeguatamente addestrato, si deve utilizzare lo strumento adatto e il bambino deve essere tenuto fermo, non costretto, ma fermo per evitare che muova la testa”.

E’ una procedura “sicuramente fastidiosa- ammette Marchisio- ma meno invasiva di un prelievo di sangue“. Importante poi informare. “Se a bambini e genitori viene opportunamente spiegato quello che si sta andando a fare, la procedura diventa non tanto diversa da quella del tampone faringeo che si esegue per la tonsillite”.

Esistono dei tamponi diversi per adulti e per bambini

“Quello per bambini è morbido, di plastica- sottolinea la presidente Sip Lombardia- qualcuno sul web ha scritto che si potrebbe rompere, ma in realtà il punto di rottura è a più di dieci centimetri dall’estremità quindi normalmente non entra fin lì. Soprattutto- ribadisce Marchisio- l’esame va eseguito da qualcuno che conosce l’anatomia del naso e che è addestrato a farlo”. Perché all’opposto il rischio può essere che per paura di far male al bambino, non si proceda correttamente. “Un tampone su tre di quelli che, per esempio, vengono fatti vedere in televisione, non tanto sui bambini quanto sugli adulti, non è fatto bene perché ci si limita a entrare nel vestibolo nasale, quindi nella prima parte del naso, e non si arriva in fondo”, precisa la pediatra.

ll naso-faringe “è la zona davanti all’orecchio- spiega Marchisio- quindi il bravo infermiere o il bravo medico che fa il tampone deve almeno grossolanamente misurare la distanza dalla punta del naso al naso faringe e il tampone non può essere infilato solo due-tre centimetri ma di più, per qualche centimetro. La testa deve essere tenuta ferma in modo tale che il tampone penetri e il soggetto non possa muoversi o avere fastidio, proprio perché si entra in maniera inopportuna. E ribadisco- sottolinea Marchisio- se la procedura viene eseguita in modo adeguato, ossia lungo il pavimento del naso, con il tampone morbido e sottile, veramente non dà fastidio al bambino perché si segue l’anatomia del naso e poi è un esame veloce, dura il tempo di contare fino a 5″.

Per ribadire la sicurezza dell’esame e spiegare come non ci siano dati che testimonino che il tampone possa provocare dei danni ai bambini, Marchisio prende il caso degli Stati Uniti. “Lì hanno avuto, fino alla scorsa settimana, sette milioni di contagi di cui almeno cinquecentomila sono pediatrici. Questo mezzo milione di piccoli è stato tutto diagnosticato con un tampone, su numeri come questi sarebbe emerso se il tampone non fosse stato un esame tranquillo”.

Ma perché si fanno i tamponi?

“Il tampone naso-faringeo in questo momento è il gold standard, cioè l’ottimale per fare diagnosi di infezione da Coronavirus“, sottolinea la pediatra che tiene poi a precisare come l’obiettivo sia “riuscire a identificare con chiarezza quali sono i sintomi più indicativi dell’infezione da Covid e magari riuscire a evitare di fare l’esame in altre situazioni meno correlabili al Covid”. Quindi una rassicurazione per i genitori preoccupati che ne vengano eseguiti ‘troppi’. “Il Covid ci sta insegnando a lavorare tutti insieme, condividere le esperienze e imparare dalle evidenze scientifiche che sono in evoluzione di settimana in settimana. La Sip– conclude Marchisio- è fortemente portata a fare sempre più chiarezza, una chiarezza basata sulle evidenze avendo come interesse solo il bene del bambino, della sua famiglia e della collettività”.

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