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Parto cesareo: rischio disbiosi per il nascituro

Le donne nate con parto cesareo corrono un rischio maggiore di sviluppare obesità e diabete di tipo 2 da adulte rispetto a quelle nate con parto vaginale

Parto cesareo, la SIPPS: i bambini hanno un’alterata composizione del microbiota intestinale e quindi una disbiosi

“I bambini nati da parto cesareo vengono scippati di quell’eredità microbica che madre natura ha programmato per il neonato, ovvero il passaggio attraverso il canale da parto e la conseguente consegna di microbiota materno. Questi bambini hanno un’alterata composizione del microbiota intestinale e quindi una disbiosi”. Lo dichiara Leonardo Miniello, vicepresidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) e docente di Nutrizione infantile all’Università di Bari.
Il microbiota intestinale agisce in difesa del nostro corpo da agenti patogeni, ha delle funzioni immunitarie vitali e sviluppa quelle metaboliche, però “l’Italia- denuncia il professor Miniello- detiene il triste primato, insieme alla Cina, sull’incidenza del parto cesareo. La media del Paese è del 38%, in Campania si arriva anche al 55/60% e la Puglia si attesta al 45%”.
Secondo il vicepresidente SIPPS non solo neonati e bambini possono avere delle disbiosi intestinali, ma “quasi tutte le persone sotto stress. Queste, hanno delle ricadute sensibili sulla composizione del microbiota intestinale, dovuto all’esistenza di un asse tra intestino e cervello. Il 90% della serotonina, l’ormone del buon umore- approfondisce l’esperto- viene prodotto dall’intestino e regolato dal microbiota intestinale. Quindi, una disbiosi può determinare un’alterazione del carattere e del comportamento”.
Per risolvere il problema di squilibrio microbico intestinale dei bambini “si può fare ricorso- consiglia Miniello- ai biomodulatori. Ce ne sono di quattro tipi: probiotici, prebiotici, simbiotici e postbiotici. L’importante è chiedere sempre al pediatra che saprà consigliarne uno che abbia funzioni immunomodulanti favorevoli”.
Scavando più a fondo il professore definisce il microbiota intestinale come “l’organo fragile, perchè, negli ultimi 50 anni, abbiamo alterato la sua composizione con cibi sempre più curati microbiologicamente e con l’antibiotico terapia facile. Noi- prosegue- veniamo dalla campagna, consumavamo la carne una volta alla settimana e avevamo una dieta ricca di carboidrati, legumi e cereali. Purtroppo, questo tipo di alimentazione è stato abbandonato. Per un ragazzo è più ‘cool’, fa più ‘figo’ essersi ‘sparato’ un bigburger piuttosto che aver mangiato la pasta e ceci della mamma. Dobbiamo tornare alle nostre tradizioni ed esportare la nostra cultura culinaria. Invece – conclude – siamo stati assediati ed espugnati da culture oltreoceano che hanno alterato e violato la nostra entità biologica”.
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