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WWF: il taglio del 55% delle emissioni non basta

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Il Parlamento europeo accoglie con favore lo sviluppo di sistemi di scambio di quote di emissione (ETS) a livello mondiale

La Commissione UE fa un passo avanti ma il taglio del 55% delle emissioni non basta: WWF chiede un obiettivo per il 2030 che arrivi almeno al 65%

La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha annunciato un aumento dell’obiettivo climatico per il 2030, che prevede una riduzione delle emissioni del 55%. Nonostante questo sia un passo avanti cruciale, non è ancora sufficiente per affrontare la gravissima crisi climatica: il WWF chiede un obiettivo per il 2030 che arrivi almeno il 65%. 

Oltretutto  potrebbe esserci un trucco nell’obiettivo suggerito dalla Commissione, trucco che lo renderebbe meno ambizioso di quanto sembri: non è chiaro, infatti,  se la proposta finale trasformerà l’attuale obiettivo di “emissioni” in un obiettivo di “emissioni nette” – il che significa che verrebbe incluso l’assorbimento di anidride carbonica da parte delle foreste e del suolo. Se così fosse, questo non solo sarebbe in contrasto con la stessa Legge sul Clima in corso di approvazione a livello UE, che non fa riferimento alle rimozioni di CO2 come parte integrante dell’obiettivo, ma, peggio ancora, falserebbe fortemente le ambizioni UE sul clima.

Per il WWF, l’obiettivo di riduzione del 55% è ancora lontano da quello che chiedono la scienza, l’opinione pubblica e da quello che impone la crisi climatica che molti stanno già vivendo. L’accordo di Parigi quest’anno compie cinque anni: l’UE deve onorare il suo spirito e gli impegni assunti nel 2015.

Le richieste del WWF:

·      Un obiettivo di riduzione delle emissioni pari al 65% entro il 2030.

·      Un obiettivo separato per gli assorbimenti netti nazionali nel settore delle foreste e del suolo, da raggiungere attraverso il ripristino della biodiversità dei boschi e degli altri ecosistemi naturali.

·      Nessuna estensione del sistema di scambio di emissioni UE (ETS) ai trasporti e agli edifici, perché questo comprometterebbe gli sforzi nazionali in materia di clima e rischierebbe di esacerbare la fuel poverty.

·      Una seria riforma delle politiche sulla bioenergia dell’UE, che rappresentano una grave e continua minaccia per le foreste e il clima globale.

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