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Artrite idiopatica giovanile: ridurre canakinumab si può

Identificato un nuovo potenziale target terapeutico nella Sla: descritto il ruolo chiave del recettore CXCR2 in un gruppo di pazienti

Artrite idiopatica giovanile sistemica: è possibile ridurre dosaggio canakinumab una volta raggiunta la remissione

Uno studio pubblicato su Arthritis & Rheumatology sembra suggerire la possibilità di ridurre la posologia di somministrazione di canakinumab in pazienti affetti da artrite idiopatica giovanile (AIG) sistemica al raggiungimento della remissione. Al contempo, però, lo studio ha anche mostrato che il mantenimento della risposta al trattamento potrebbe necessitare di un’inibizione consistente di IL-1.

Di qui la necessità, secondo i ricercatori, di fenotipizzare meglio i pazienti candidabili alla riduzione della posologia di somministrazione del farmaco, prima di ricorrere a questa modalità di somministrazione.

Razionale e disegno dello studio
“Il trattamento con canakinumab, anticorpo monoclonale anti-IL1-beta totalmente umanizzato, è in grado di assicurare un’efficacia sostenuta nel trattare i pazienti con AIG sistemica e di consentire la riduzione graduale dell’impiego di glucocorticoidi (GC) – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio -. In uno studio registrativo di fase 3, è stato possibile ridurre la dose media di GC da 0,34 a 0,05 mg/kg nei pazienti trattati con canakinumab, con 42 pazienti su 128 (pari al 33%) che hanno sospeso totalmente il trattamento con GC. Tuttavia, ancora oggi, esistono informazioni limitate sugli effetti della riduzione, o della sospensione, del trattamento con canakinumab in pazienti che hanno raggiunto lo stato di remissione clinica completa di malattia”.

Per analizzare l’efficacia e la sicurezza di due strategie di riduzione posologica di canakinumab finalizzate a mantenere la remissione clinica completa di malattia in una popolazione pediatrica affetta da artrite idiopatica giovanile sistemica, i ricercatori hanno condotto uno studio in aperto di fase IIIb/IV, organizzato in due parti.

Nella prima parte, 182 pazienti sono stati sottoposti a trattamento con 4 mg/kg di canakinumab sottocute a cadenza mensile, interrompendo il trattamento con GC o MTX quando ritenuto appropriato.

I pazienti che hanno raggiunto la remissione di malattia – definita dalla presenza di malattia inattiva per almeno 24 settimane – con canakinumab in monoterapia sono entrati nella seconda fase dello studio.

I 75 pazienti entrati in questa seconda fase sono stati randomizzati a due gruppi di trattamento che prevedevano, rispettivamente:

In entrambi i gruppi era consentita la riduzione dell’esposizione al canakinumab posto che i pazienti rimanessero in remissione per 24 settimane con ciascuno step. I ricercatori hanno esaminato, successivamente, se più del 40% dei pazienti randomizzati ad uno dei due gruppi sopra descritti rimanesse in remissione per 24 settimane nel primo step.
Risultati principali
Dei 75 pazienti entrati nella seconda parte dello studio, il 71% di quelli randomizzati al gruppo che prevedeva la riduzione della posologia del farmaco e l’84% di quelli randomizzati al gruppo che prevedeva il prolungamento dell’intervallo di somministrazione hanno mantenuto la remissione clinica nelle 24 settimane nel primo step (p<0,0001 per ciascun gruppo, rispetto al 40%).
Nel complesso, un paziente su 3 di tutti quelli partecipanti allo studio ha interrotto il trattamento con canakinumab ed è rimasto in remissione per altre 24 settimane, in assenza di emersione di nuovi segnali di safety.
Implicazioni dello studio
“In questo studio abbiamo osservato il raggiungimento della remissione completa di malattia con canakinumab in monoterapia in più della metà dei pazienti della prima parte dello studio, nonché il mantenimento di questo stato con la monoterapia basata su una ridotta esposizione al farmaco in una proporzione elevata di pazienti nella seconda parte dello studio – hanno scritto gli autori nella discussione del lavoro -. Riteniamo che questi risultati siano rilevanti per la pratica clinica, soprattutto ai fini del disegno di strategie di riduzione posologica personalizzata di canakinumab che possano consentire un controllo adeguato della malattia, minimizzando gli effetti collaterali di alcuni farmaci, in particolare i GC”.
“I risultati dello studio, peraltro, mostrano – aggiungono i ricercatori – che mentre la remissione completa di malattia viene mantenuta nella maggior parte dei pazienti con AIG sistemica durante la fase di riduzione della posologia di canakinumab, solo una minoranza di pazienti è stata in grado di sospendere del tutto il trattamento con il farmaco e mantenere la remissione completa”. “Pertanto – concludono – lo studio dimostra come un certo livello di inibizione sostenuta del pathway basato su IL-1 sembri importante per il mantenimento della remissione completa nella maggior parte dei pazienti con artrite idiopatica giovanile sistemica”.

Bibliografia
Quartier P et al. Tapering Canakinumab Monotherapy in Patients with Systemic Juvenile Idiopathic Arthritis in Clinical Remission: Results from an Open‐label, Randomized Phase IIIb/IV Study. Arthritis Rheumatol. 2020;doi:10.1002/art.41488. Leggi

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