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Ogni anno nel mondo 320mila morti per annegamento

Ogni anno nel mondo 320mila morti per annegamento

Ogni anno nel mondo 320mila morti per annegamento: è la terza causa di morte sotto i 15 anni. I più a rischio sono i bambini fino a 4 anni

Ogni anno nel mondo si registrano oltre 320.000 annegamenti (dati Organizzazione mondiale della sanità) e più della metà delle vittime ha meno di 25 anni. Dopo la meningite e l’hiv, l’annegamento è la terza causa di morte sotto i 15 anni.

A livello globale i più alti tassi di annegamento riguardano i bambini fino a 4 anni, seguiti da quelli di età compresa tra 5 e 9 anni. Un bambino piccolo, infatti, può trovarsi in difficoltà anche in pochi centimetri d’acqua e non riuscire a gridare o a chiedere aiuto. La tempestività d’intervento è dunque fondamentale perché per annegare sono sufficienti dai 3 ai 6 minuti. L’ultimo tragico caso in Italia si è registrato proprio lo scorso 16 agosto a Palagiano, in provincia di Taranto, dove un bambino di soli venti mesi è morto annegato cadendo nella piscinetta di una villa privata mentre la famiglia stava pranzando a pochi metri di distanza.

Partendo da queste considerazioni l’Istituto superiore di Sanità (Iss), nell’ambito dell’Osservatorio per una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione del ministero della Salute, ha messo a punto un opuscolo per la prevenzione degli annegamenti dei bambini nelle piscine e nei bacini di acqua interni come canali, pozzi, laghi, fiumi e torrenti. Poche, semplici ma fondamentali regole di comportamento per evitare tragedie come quella del piccolo Michele.

L’Iss invita innanzitutto a vigilare sempre mantenendo un costante contatto visivo e uditivo con il bambino, in modo da trovarsi a portata di mano nel caso in cui ci fosse la necessità di intervenire. “Il tempo che occorre per recuperare il piccolo che è sparito dalla nostra visuale può essere fatale. Quelli che possono sembrarci pochi istanti occupati a fare una telefonata, in realtà possono essere minuti- spiega l’Istituto superiore di Sanità-. Se si ha urgenza di allontanarsi o distrarsi, anche per pochi attimi, è allora importante chiedere a un altro adulto fidato di mantenere il contatto visivo del bambino ricordando che non si può affidare la responsabilità di vigilanza di un bimbo piccolo ad un altro bambino, pur se più grande”.

Per quanto riguarda le piscine, spiega la Dire (www.dire.it), l’Iss sottolinea poi l’importanza di far indossare la cuffia, soprattutto se i bambini hanno capelli lunghi, per evitare il rischio che si impiglino nei bocchettoni di aspirazione e, allo stesso tempo, è buona norma coprire questi bocchettoni con delle grate apposite. E’ bene poi recintare le piscine o coprirle con appositi teli quando non sono in uso e svuotarle dei giocattoli, perché i bambini potrebbero esserne attratti e cercare di recuperarli. Ma i pericoli non sono solo in acqua. “Non lasciamo i bambini da soli se pensiamo che nei pressi ci possano essere specchi di acqua anche piccoli o se non si è a conoscenza del territorio circostante- si legge nell’opuscolo- alcuni annegamenti in tenera età avvengono perché i bambini escono dal proprio giardino o da quello di altri (es. casa di amici, agriturismo, etc.) ed esplorano l’ambiente circostante all’insaputa degli adulti responsabili”. Infine il consiglio è quello di iscrivere i bimbi a corsi di nuoto e acquaticità, tenendo tuttavia presente che gli incidenti in acqua possono accadere anche a bambini che sanno nuotare.

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