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Santuario dei cetacei minacciato da plastica e pesca

Monitoraggio Greenpeace sul Santuario dei cetacei: balene e delfini minacciati da plastica, pesca e traffico marittimo

Monitoraggio Greenpeace sul Santuario dei cetacei: balene e delfini minacciati da plastica, pesca e traffico marittimo

Si è conclusa la spedizione “Difendiamo il mare” di Greenpeace Italia, a cui il Cnr ha partecipato con l’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (Ias). Il team a bordo della Bamboo, partito il 16 luglio da Porto Santo Stefano, è rientrato all’isola dell’Elba, dopo aver navigato nel Tirreno centro-settentrionale per monitorare lo stato del mare e dei suoi abitanti minacciati dalle attività umane, dall’inquinamento da plastica ai cambiamenti climatici.

L’area del Santuario dei Cetacei si conferma di valore unico per i cetacei del Mediterraneo. Durante i cinque giorni di monitoraggio, effettuati con il supporto scientifico dell’Istituto Tethys, sono stati osservati 128 animali appartenenti a quattro specie diverse: balenottera comune, tursiope, stenella striata e grampo. L’impatto delle attività umane è, però, evidente: durante gli avvistamenti sia di tursiopi che di balenottere comuni sono stati studiati, tramite foto identificazione, individui con pinne dorsali amputate a causa dell’interazione con attività umane, probabilmente pesca o imbarcazioni. Nell’area è stato osservato un elevato traffico marittimo e la costante presenza di plastica in mare.

Dieci gli avvistamenti di stenelle, piccoli delfini pelagici, osservati in gruppi con una media di circa dieci esemplari; tre gli avvistamenti di tursiopi, delfini con abitudine più costiere, osservati in gruppi fino a 25 individui; in entrambe le specie è stata osservata la presenza di piccoli tra cui due nati da poche settimane. Di particolare interesse scientifico l’avvistamento di grampi, specie stabilmente presente per 25 anni nella zona occidentale del Santuario e per la quale si è osservato un drammatico declino negli ultimi 6 anni, e di un gruppo di tre balenottere comuni, il secondo animale più grande al mondo, che qui migra in estate per alimentarsi. Si stima ne siano rimasti solo tremila esemplari in tutto il bacino del Mediterraneo.

“Il nostro mare e i suoi abitanti ci stanno chiaramente mandando una richiesta di aiuto. Per proteggerli vanno definite norme precise per fermare le attività umane più dannose, a cominciare dall’inquinamento da plastica, vanno aumentati i controlli e istituite nuove aree marine protette. Se l’Italia è seria rispetto all’impegno a livello internazionale di proteggere entro il 2030 il 30 per cento dei nostri mari, inizi dal Santuario sviluppando precise misure di tutela, e non lasci che questo parco esista solo sulla carta” ha affermato Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace.

Il Santuario dei cetacei è un’area di cruciale importanza per la sopravvivenza di balene e delfini del Mar Mediterraneo. La zona è, infatti, uno dei più importanti siti di alimentazione del Mediterraneo per molte specie di cetacei, oltre che di riproduzione per alcune di loro, grazie all’elevata produttività presente in particolare nel periodo estivo. Purtroppo, nonostante sia un’area protetta, la pressione dovuta alle attività umane è fortissima, come attesta un rapporto pubblicato da Greenpeace.

Oltre a monitorare lo stato di salute del mare e dei suoi abitanti, i ricercatori impegnati nella spedizione “Difendiamo il mare” hanno effettuato numerosi campionamenti sia in aree marine protette sia in zone a forte rischio di inquinamento, come le foci del Tevere e dell’Arno, con l’obiettivo di verificare se l’inquinamento da plastica e microplastica sia aumentato o diminuito, complice il crescente uso di dispositivi di protezione individuale e plastica monouso. Tali attività hanno coinvolto, in particolare, la ricercatrice dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (Cnr-Ias) del Cnr di Genova Francesca Garaventa.

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