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Formati classici Barilla ora sono italiani al 100%

I formati classici di pasta Barilla ora sono italiani al 100%: la multinazionale utilizzerà solo grano made in Italy grazie ad un accordo di filiera

I formati classici di pasta Barilla ora sono italiani al 100%: la multinazionale utilizzerà solo grano made in Italy grazie ad un accordo di filiera

Barilla ha deciso un radicale cambiamento e, a fine giugno ha annunciato che la materia prima contenuta nei formati di pasta “classici”, quindi dagli spaghetti alle penne, da adesso è al 100% italiana. Al nuovo spot televisivo che annuncia ai consumatori il cambio di rotta si accompagna un vero e proprio “Manifesto del grano duro”. Prima di questa ‘rivoluzione’, in una pagina ancora esistente del sito nella sezione dedicata alla “provenienza del grano della pasta”, Barilla spiegava che utilizzava “solamente grani di pregio che provengono non solo dall’Italia, dove per variabili climatiche e organolettiche dei terreni spesso non c’è abbastanza grano di alta qualità da utilizzare, ma anche da produttori esteri che soddisfano gli alti requisiti qualitativi richiesti da Barilla. Ogni anno in media circa il 30% del grano necessario per fare la pasta viene selezionato tra le migliori varietà del mondo e importato principalmente da Francia, Stati Uniti d’America e Australia, in percentuali variabili a seconda della qualità dei raccolti”. Ora, spiega Garantitaly, le condizioni sono cambiate e, come si legge nel “Manifesto del grano duro” disponibile sempre sul sito web, si sono create le condizioni per l’utilizzo di solo grano italiano grazie a un lavoro di squadra lungo 30 anni tra Barilla e gli agricoltori italiani”.

Per il vicepresidente del Gruppo Paolo Barilla “questo progetto, di cui il prodotto finale è solo il risultato più evidente, rappresenta il nostro impegno a investire sull’agricoltura italiana, con l’obiettivo di avere sempre più grano duro nazionale di alta qualità coltivato in modo sostenibile. Arriviamo oggi a un risultato straordinario, derivato da molti anni di ricerca sulla materia prima e di lavoro sull’intera filiera, frutto degli accordi realizzati con oltre 8mila agricoltori italiani e del protocollo d’intesa siglato a fine dello scorso anno con il Ministero delle politiche agricole”.

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