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Plastica ovunque: anche in rocce, pioggia e neve

La plastica è ovunque, anche in rocce, pioggia e neve

Non solo oceani, la plastica è ovunque: anche in rocce, pioggia e neve. Lo denuncia il WWF nella seconda puntata del suo report

Non solo Oceani, dove la plastica è presente nel 70% al 90% dei rifiuti in mare: la firma ‘indelebile’ di questo materiale, che ci accompagna massivamente dagli anni ’50, è stata trovata persino nelle rocce come elemento stratigrafico distintivo di un’epoca geologica che ormai viene definita Antropocene.

Lo denuncia il WWF nella seconda puntata del suo report “Plastica-una storia infinita”, lanciata nell’ambito della campagna GenerAzioneMare e che marcherà settimanalmente questo argomento anche con eventi di pulizia sul territorio.

Nel report si segnala un recente studio[1] che dimostra come i processi geologici abbiano iniziato a incorporare in rocce litoranee la plastica finita in mare: la presenza della plastica è evidente nei depositi terrestri, e sta diventando tale anche nei depositi sedimentari marini sia di acque profonde che poco profonde. Lo studio ci dice quindi che la plastica è ormai diventata un ‘tecnofossile’ ed è destinata a restare negli strati geologici al pari di ciò che oggi osserviamo nei sedimenti come testimonianza delle ere passate, dalle ammoniti ai resti di mammut.

PIOVE… (E NEVICA) PLASTICA

Le perturbazioni atmosferiche riescono a trasportare gli inquinanti prodotti dall’uomo anche nei luoghi più lontani dalla “civiltà”, contaminandoli irrimediabilmente.
“Sta piovendo plastica” è il titolo di un recente studio[2] che non lascia dubbi sull’enorme quantità di microplastica presente nell’atmosfera. La scoperta è avvenuta durante l’analisi di campioni di acqua piovana nella zona delle Montagne Rocciose mentre si studiavano eventuali segnali di inquinamento da azoto. In oltre il 90% dei campioni prelevati di acqua piovana sono state identificate microfibre di plastica. Le tracce si trovano anche nelle cime oltre i 3000 metri di altezza.

D’altra parte le informazioni provenienti dagli Stati Uniti non sono isolate. Ad aprile del 2019, un altro gruppo di ricercatori ha scoperto che, in una remota località montana dei Pirenei francesi, enormi quantità di minuscole particelle plastiche “piovevano” dal cielo: una media giornaliera di 365 particelle di plastica su ogni metro quadrato a 1500 metri di quota[3]. Non è stato possibile risalire all’esatta provenienza dei frammenti, ma l’analisi delle correnti d’aria ha mostrato che alcuni devono aver viaggiato sospesi dai venti per oltre 100 di km.

Un gruppo di scienziati tedeschi e svizzeri[4] ha trovato plastica e gomma nella neve caduta sullo stretto di Fram, il tratto di mar Glaciale Artico tra le isole Svalbard e la Groenlandia. La presenza di microplastiche nella neve sopra i tratti di mare ghiacciati indica che uno dei modi in cui le microplastiche raggiungono l’Artico è nevicando. Le concentrazioni sono di 10mila frammenti di plastica per litro tra i quali frammenti di pneumatici, di vernice e fibre sintetiche. Analoghi campioni erano stati prelevati anche sulle Alpi svizzere e in varie parti della Germania che hanno mostrato grandi quantità di microplastiche, maggiori (fino a 154mila per litro) nei campioni tedeschi.
Una ricerca pubblicata a giugno 2020 ha rinvenuto microplastiche anche nel 90% dei campioni di acqua superficiale e di zooplancton e nell’85% dei campioni di sedimento nell’Artico canadese, dalla baia meridionale di Hudson alla punta dell’isola di Ellesmere. Non è stata tanto la presenza di microplastiche ad allarmare il team di ricercatori (sono ormai innumerevoli gli studi che hanno trovato microplastiche nell’Artico) quanto le elevate concentrazioni, “senza alcuna correlazione”  con le dimensioni delle popolazioni locali a monte di ogni sito di campionamento. Questo suggerisce come la fonte delle microplastiche sia il trasporto a lunga distanza, attraverso le correnti atmosferiche e oceaniche.

Il WWF quindi sottolinea come il drammatico impatto della plastica sia peggio di quanto immaginiamo: non si limita quindi ai mari. Per combattere l’inquinamento da plastica il WWF sta proseguendo al livello globale un’azione di pressione sui governi affinché venga raggiunto un Accordo globale vincolante che indichi regole e impegni certi per impedire che nell’ambiente si continui a immettere plastica. La petizione globale ha già raggiunto oltre un milione e 760 mila cittadini: i prossimi appuntamenti internazionali, a partire da settembre, dovranno riprendere le azioni verso un sistema ‘plasticfree’ sospese a causa dell’emergenza Covid.

Non si è fermato intanto il Tour Spiagge Plastic Free del WWF Italia, avviato nell’ambito della campagna GenerAzioneMare: molti i volontari dell’Associazione che, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria, da alcune settimane hanno già liberato da plastica e altri rifiuti alcuni tratti di coste italiane con l’aiuto entusiasta dei cittadini, da quella dell’Oasi di Burano in Toscana alle coste della Calabria e della Sicilia.

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