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Emicrania cronica: conferme dall’Italia per erenumab

Gli antidepressivi amitriptilina e venlafaxina hanno ridotto significativamente il numero di attacchi di emicrania al mese

Emicrania cronica con insuccessi di prevenzione: uno studio italiano real wordl ha ribadito l’efficacia di erenumab

Pubblicati su “The Journal of Headache and Pain”, i dati di uno studio “real world” condotto in Italia supportano l’impiego mensile di erenumab sottocute (s.c.) alla dose di 70 o 140 mg s.c. come trattamento preventivo sicuro ed efficace per ridurre la frequenza e la gravità del mal di testa in pazienti con emicrania cronica con esperienze precedenti di trattamenti preventivi senza successo.

«La classificazione internazionale dei disturbi del mal di testa stratifica l’emicrania in episodica o cronica, quando i pazienti manifestano meno o più di 15 giorni di mal di testa al mese, rispettivamente, per almeno 3 mesi, con le caratteristiche dell’emicrania presenti almeno otto giorni al mese» ricordano gli autori, guidati da Antonio Russo, del Centro per le Cefalee dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, Napoli.

«È da notare che l’emicrania cronica, accompagnata da anomalie cerebrali funzionali e microstrutturali, è associata a un carico personale e sociale sostanzialmente maggiore e una maggiore frequenza di comorbilità» aggiungono.

Tuttavia, proseguono Russo e colleghi, sebbene sia fortemente raccomandato come componente cruciale della gestione dell’emicrania, solo una minoranza di pazienti con emicrania cronica (40%) segue terapie preventive e meno del 25% aderisce ai farmaci preventivi 1 anno dopo l’inizio del trattamento, a causa di bassa efficacia , effetti collaterali o entrambi.

In questo contesto, gli anticorpi monoclonali (mAb) destinati al peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP) o al suo recettore rappresentano il primo approccio terapeutico selettivo specifico per la prevenzione dell’emicrania. Tra questi, erenumab è un anticorpo monoclonale completamente umano dimostratosi efficace e ben tollerato nella terapia preventiva dell’emicrania episodica e cronica, anche quando i precedenti approcci preventivi avevano fallito.

Le ragioni di fondo di questa ricerca
«Dati recenti della vita reale provenienti da studi osservazionali hanno confermato che erenumab è altamente efficace e ben tollerato per il trattamento di pazienti con emicrania episodica ad alta frequenza o con emicrania cronica» sottolineano gli autori.

D’altra parte – proseguono Russo e colleghi – sebbene l’efficacia di erenumab sia stata documentata in pazienti con emicrania episodica con fallimento di precedenti trattamenti preventivi e in pazienti con emicrania cronica, indipendentemente dalle precedenti strategie terapeutiche, sono stati esplicitamente prodotti dati limitati sulla sua efficacia in pazienti con emicrania cronica che hanno avuto insuccesso con diverse classi di farmaci preventivi, che probabilmente rappresenta lo scenario più difficile da affrontare nella pratica clinica.

«Inoltre» rilevano «sebbene precedenti studi sperimentali abbiano mostrato la sicurezza e l’efficacia della terapia con erenumab, mancano ancora dati simili nella vita reale, nonché prove del suo impatto su diversi aspetti della vita dei pazienti».

Per questo motivo, il team di studiosi riporta l’esperienza clinica real-world nel setting italiano derivate dall’utilizzo di erenumab in una coorte di pazienti con emicrania cronica che hanno avuto precedenti trattamenti senza successo con terapie preventive antiemicraniche.

Coinvolti settanta pazienti nel protocollo
«Settanta pazienti con emicrania cronica e fallimento a =/> 4 classi di farmaci preventivi per l’emicrania hanno inizialmente ricevuto erenumab 70 mg s.c.» riportano gli autori.
«I pazienti senza un miglioramento clinicamente significativo, considerato come una riduzione > 30% dei giorni di mal di testa al mese, dopo ≥3 mesi di terapia sono passati a somministrazione mensile di erenumab alla dose di 140 mg» proseguono.

Alla prima somministrazione e dopo 3 e 6 mesi, i pazienti sono stati sottoposti a colloqui approfonditi per valutare i parametri clinici di gravità della malattia, disabilità e impatto correlati all’emicrania e questionari validati per esplorare la depressione/ansia, il sonno e la qualità della vita (QoL). Infine, sono state somministrate la Pain Catastrophizing Scale, l’Allodynia Symptom Checklist-12 e la MIGraine attacks-Subjective COGnitive impairments scale (MIG-SCOG).

Questi i risultati principali

Il valore della valutazioni multidemensionale
«Sebbene studi randomizzati pubblicati non abbiano mostrato differenze statisticamente significative correlate alla dose nella risposta clinica tra 70 o 140 mg di erenumab, i nostri dati sono in linea con la sottoanalisi di precedenti studi randomizzati che mostrano lievi vantaggi clinici della dose più elevata nei pazienti con emicrania con precedenti fallimenti del trattamento preventive» commentano gli autori.

«Inoltre, per caratterizzare meglio i benefici del trattamento con erenumab e per ottenere una visione più completa dell’esperienza del paziente, oltre ai conteggi dei giorni di mal di testa o dei punteggi di intensità del dolore di emicrania, sono stati considerati diversi risultati segnalati dal paziente (PRO)» specificno Russo e colleghi.

«Tra questi, sono stati impiegati questionari ben validati per valutare la gravità dell’emicrania, mediante l’HIT-6, per determinare la frequenza con cui il mal di testa interferiva con le attività o causava angoscia, il MIDAS per valutare il numero di giorni produttivi persi e l’MSQ per misurare l’effetto dell’emicrania sulla  funzionalità quotidiana» spiegano.

«In linea con le prove della letteratura, nella nostra popolazione con emicrania cronica sono stati riscontrati un forte impatto e una grave disabilità, nonché sostanziali alterazioni della qualità della vita specifica. Dopo la terza e, ancora di più, dopo la sesta somministrazione mensile di erenumab, è diventato evidente un miglioramento statisticamente significativo in questa vasta serie di PRO» scrivono.

«È interessante notare che una riduzione statisticamente significativa dell’impatto dell’emicrania (per esempio, tramite l’HIT-6) è stata rilevata nei 30 giorni successivi alla prima somministrazione di erenumab e si è mantenuta attraverso la valutazione di 6 mesi» precisano. Erenumab – concludono Russo e colleghi – non è solo altamente efficace ma è anche in grado di alleviare in modo significativo il carico di emicrania, con una percentuale molto bassa di lievi effetti collaterali.

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