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Terapia con aspirina protegge dalla sindrome di Lynch

Una terapia regolare con aspirina sembra avere un effetto protettivo contro alcuni tumori ereditari del colon-retto legati alla sindrome di Lynch

Una terapia regolare con aspirina sembra avere un effetto protettivo contro alcuni tumori ereditari del colon-retto legati alla sindrome di Lynch

I risultati dello studio clinico CAPP2, avviato nel 1999 con l’intenzione di capire se l’aspirina fosse in grado di prevenire la crescita dei tumori intestinali, suggeriscono che assumere regolarmente aspirina per due anni, sotto stretto controllo medico, potrebbe ridurre il rischio di tumore del colon-retto nei pazienti con sindrome di Lynch, una forma ereditaria di cancro del colon. L’aspirina, la cui assunzione numerosi studi hanno collegato a una riduzione del rischio di ammalarsi di tumori gastrointestinali, avrebbe quindi un ruolo protettivo anche contro tumori di origine ereditaria, ben più difficili da prevenire di quelli sporadici.

Non così rara

La sindrome di Lynch è una sindrome ereditaria che predispone all’insorgenza di tumori dell’intestino, dell’endometrio e di altri tipi di tumore. È causata dalla mutazione di geni che servono alla cellula per mantenere integro il proprio patrimonio genetico ed è meno rara di quanto si potrebbe immaginare: circa il 2-3 per cento dei casi di tumore del colon-retto interessa persone portatrici della mutazione. Chi è portatore di una di queste mutazioni ha un rischio del 70-80 per cento circa di sviluppare un tumore del colon-retto nel corso della propria vita e per questo viene sottoposto regolarmente a colonscopia per identificare e rimuovere le lesioni maligne appena compaiono.

Dieci anni di osservazioni

Nello studio clinico CAPP2 sono stati coinvolti quasi 1.000 pazienti con sindrome di Lynch: metà di loro, selezionati casualmente, hanno assunto 600 mg di aspirina al giorno per due anni, l’altra metà ha ricevuto un placebo (ovvero una sostanza inattiva). Immediatamente dopo la fine del trattamento non è emersa alcuna differenza nell’incidenza dei tumori intestinali tra chi aveva preso l’aspirina e chi il placebo, ma la valutazione fatta a 5 anni mostrava che i tumori intestinali erano stati meno numerosi nel primo gruppo. Il dato, però, non era sufficientemente robusto dal punto di vista statistico. Ora, a distanza di 10 anni, i ricercatori hanno potuto dimostrare con maggiore solidità statistica che l’aspirina può ridurre in modo significativo il rischio di tumore colorettale nei pazienti con la sindrome di Lynch.

I risultati a 10 anni sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet e nell’articolo di accompagnamento si parlava di “effetto lascito” dell’aspirina: i benefici infatti emergerebbero a distanza di anni dalla conclusione del trattamento, confermando uno dei punti a favore di questo tipo di farmacoprevenzione.

Ciò è particolarmente interessante, poiché l’assunzione di aspirina comporta un rischio di emorragie, anche gravi. Un trattamento limitato a un periodo di tempo definito potrebbe però avere un rapporto tra rischio e beneficio ottimale: si otterrebbe l’effetto protettivo sulla lunga distanza dal trattamento di durata limitata, mantenendo così più contenuto il pericolo di importanti effetti collaterali.

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