Site icon Corriere Nazionale

Covid-19: Serbia, Montenegro e Kosovo tra i Paesi a rischio

Il ministro Speranza firma una nuova ordinanza: “Dal 16 maggio stop quarantena da Paesi Ue”. Attesi 26 milioni di turisti stranieri

Covid-19: Serbia, Montenegro e Kosovo nella lista dei Paesi a rischio. Speranza: “Serve massima prudenza per difendere progressi fatti finora”

“Ho firmato una nuova ordinanza che aggiunge Serbia, Montenegro e Kosovo alla lista dei Paesi a rischio. Chi è stato negli ultimi 14 giorni in questi territori ha il divieto di ingresso e transito in Italia. Nel mondo l’epidemia è nella fase più dura. Serve la massima prudenza per difendere i progressi che abbiamo fatto finora”. Queste le parole del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Il precedente divieto di ingresso da 13 Paesi a rischio

A Serbia, Montenegro e Kosovo nei giorni scorsi si sono aggiunti altri 13 Paesi. Lo dispone l’Ordinanza firmata il 9 luglio dal ministro della Salute, Roberto Speranza, sentiti i ministri degli Affari Esteri, dell’Interno e dei Trasporti.

Il divieto di ingresso e transito in Italia comunicato dal Ministero della Salute riguarda chi nei quattordici giorni antecedenti ha soggiornato o è transitato in 13 Paesi: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana.

Iss: 1,8% di casi in età pediatrica, 51,4% sono maschi

I casi pediatrici di Covid-19 in Italia sono l’1,8% del totale, con un’eta’ media di 11 anni, e nel 13,3% dei casi sono stati ricoverati in ospedale”. La fotografia e’ stata scattata da uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica ‘Pediatrics’ intitolato ‘COVID-19 Disease Severity Risk Factors for Pediatric Patients in Italy’, a cura del Reparto di Epidemiologia, Biostatistica e Modelli matematici del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanita’, da cui emerge che un rischio maggiore (piu’ del doppio) risulta associato a patologie preesistenti.

“Sono stati analizzati i dati del sistema di sorveglianza nazionale- spiegano dall’Iss- basato sui casi di diagnosi confermate di COVID-19 dal 20 febbraio all’8 maggio 2020. Le caratteristiche demografiche e cliniche, insieme ai fattori di rischio per la gravita’ della malattia, sono state valutate nei neonati, bambini e adolescenti e poi confrontate con la popolazione adulta e anziana”.

I casi pediatrici, dunque, rappresentano “l’1,8% delle diagnosi totali (3.836/216.305), l’eta’ mediana e’ di 11 anni, il 51,4% sono maschi, il 13,3% sono stati ricoverati in ospedale e il 5,4% presentava patologie pregresse. La malattia da COVID-19 e’ stata lieve nel 32,4% dei casi e grave nel 4,3%, in particolare nei bambini di eta’ =6 anni (10,8%); tra i 511 pazienti ospedalizzati, il 3,5% e’ stato ricoverato in terapia intensiva e si sono verificati quattro decessi (due <1 anno e due tra 5 e 6 anni)“.

Tutti e quattro i bambini sono deceduti “per un deterioramento di condizioni di base gia’ molto compromesse– spiegano ancora gli esperti- per cui l’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 potrebbe aver aggravato la situazione, ma non sembra possa essere considerata la causa principale della morte. Un minor rischio di gravita’ della malattia e’ associato all’aumentare dell’eta’, mentre un rischio maggiore (piu’ del doppio) risulta associato a patologie preesistenti”.

Il tasso di ospedalizzazione, il ricovero in terapia intensiva, la gravita’ della malattia e i giorni dall’esordio dei sintomi alla guarigione “aumentano significativamente con l’eta’ tra i bambini, gli adulti e gli anziani“, aggiungono dall’Istituto superiore di Sanita’.

I dati suggeriscono quindi che i casi pediatrici di COVID-19 “siano meno gravi rispetto alle altre classi di eta’, tuttavia l’eta’ =1 anno e la presenza di condizioni patologiche preesistenti rappresentano fattori di rischio di gravita’ della malattia, pertanto le misure di controllo andrebbero mantenute ed eventualmente implementate per proteggere i bambini piu’ vulnerabili”.

Anche se ad oggi l’epidemia di COVID-19 ha colpito in maniera piuttosto limitata i neonati, i bambini e gli adolescenti, non si’ e’ ancora potuto valutare “un reale impatto della malattia a causa del distanziamento sociale e della chiusura delle scuole. Inoltre la popolazione pediatrica nella trasmissione del virus potrebbe giocare un ruolo attivo”, concludono gli esperti come riferisce la Dire (www.dire.it).

Exit mobile version