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Burkina Faso: nuova casa per i bambini malati

In Burkina Faso una nuova casa (e speranze) per i bambini malati di cancro. Per il responsabile di Soleterre “con il sostegno del Cei le cose cambieranno”

In Burkina Faso una nuova casa (e speranze) per i bambini malati di cancro. Per il responsabile di Soleterre “con il sostegno del Cei le cose cambieranno”

La casa è stata appena acquistata e potrà accogliere tra i 12 e i 14 bambini, tutti accompagnati da un genitore. E a sostenere i minori, malati di cancro, saranno educatrici specializzate e psicologi pediatrici, formati grazie a un impegno che unisce il Burkina Faso all’Italia.

SOLETERRE E LA FORMAZIONE CEI

Con l’agenzia Dire (www.dire.it) ne parla Parfait Tiemtore, responsabile del Programma Salute di Soleterre, l’organizzazione non governativa che coordina il progetto. “In Africa di psicologi pediatrici ce ne sono molto pochi” la premessa: “Nei due ospedali della capitale Ouagadougou, lo Yalgado Ouedraogo e il Charles De Gaulle, per quasi mille bambini ce n’è solo uno”. Numeri che dovrebbero cambiare grazie a una nuova piattaforma di formazione, sostenuta dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), che coinvolge Soleterre non solo in Burkina Faso ma anche in Marocco, Costa d’Avorio e altri Paesi.

IMMAGINIAMO UN NOME CHE SAPPIA DI “RINASCITA”

Nell’immediato c’è la casa, con l’apertura prevista a settembre. “La gestiremo insieme con i partner del Gruppo franco-africano di oncologia pediatrica” dice Tiemtore, che spiega: “Le cure per il cancro durano cinque, sei o anche otto mesi, ma le famiglie che non hanno mezzi finanziari e non trovano un posto letto in ospedale sono costrette a tornarsene nelle aree rurali di origine, senza poter poi tornare ogni mese per controlli e follow up”.

La casa, allora, sarebbe un rifugio contro l’abbandono. “Servirà ad accoglierli e a sostenerli” sottolinea il responsabile di Soleterre. “Dopo l’acquisto, tramite la Fondation Lalla Salma della regina del Marocco, stiamo preparando l’arredamento e immaginando un nome che sappia di rinascita e speranza”.

INTANTO, ALLE PORTE DI OUAGADOUGOU

Un sentimento, questo, che in Burkina Faso può fare la differenza ancora più che altrove. Tiemtore ricorda che alle porte di Ouagadougou sono accampati ormai centinaia di migliaia di sfollati, costretti a lasciare i propri villaggi dalle incursioni e dalle violenze di gruppi armati in lotta contro il governo.

Il presidente Roch Marc Christian Kaboré ha ribadito che non intende negoziare con i “terroristi” e che l’esercito otterrà la “vittoria” sul campo. Secondo Tiemtore, però, bisogna considerare anche le ragioni sociali che stanno dietro al conflitto e alla capacità di reclutamento dei ribelli. “A combattere sono perlopiù giovani e giovanissimi, convinti dalla propaganda islamista soltanto perché non hanno né una casa, né un lavoro: è così che prendono le armi, in cambio di un po’ di soldi”.

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