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In Etiopia biblioteche a dorso di cammello

In Etiopia biblioteche a dorso di cammello

In Etiopia le scuole sono chiuse, ma a portare i libri è un cammello: le biblioteche itineranti aiutano chi vive nelle zone più remote

La pandemia ha costretto a casa milioni di bambini nel mondo, dove noia e apatia possono far presto ad arrivare. Per questo in Etiopia, nelle zone più remote del Paese, sono arrivate librerie a dorso di cammello. Nel Paese africano le scuole sono state chiuse a metà marzo, come misura volta a limitare la diffusione del coronavirus, e così ben 26 milioni di minori sono rimasti lontani dai banchi. Per garantire a bambini e adolescenti la possibilità di continuare a leggere e studiare è stato rilanciato un progetto che Save the Children porta avanti nella Regione sud-orientale dei Somali nel 2010. L’idea è di impiegare i cammelli, tradizionalmente utili per il trasporto di cibo e altri prodotti, per trasportare casse piene di libri. Durante il lockdown ben 21 esemplari sono stati ingaggiati per il prezioso carico, che può contare fino a 200 libri alla volta. Dal 2010 ben 33.000 bambini e adolescenti sono stati aiutati a non rimanere indietro nello studio, e il servizio continua anche in questa delicata fase: bambini e ragazzi, muniti di mascherine, fanno la fila ben distanziati per ottenere in prestito il libro desiderato e poi tornano a casa.

Prima del coronavirus, spiega la Dire (www.dire.it), avrebbero avuto la possibilità di sedersi in cerchio per leggere insieme, mentre volontari comunitari aiutavano coloro che hanno difficoltà nella lettura e nella comprensione. Secondo i promotori, il valore di un’iniziativa come questa sta nel fatto che, non potendo più andare a scuola, i minori rischiano sin dall’età di cinque anni di dover lavorare per contribuire ai bisogni della famiglia. Stando a dati ufficiali del 2018, lavorano 16 milioni di minori tra i cinque e i 17 anni.

Oltre a restare esclusi dall’istruzione i bambini potrebbero inoltre incorrere in “abusi, maltrattamenti e nel rischio di non ricevere cibo e quindi di soffrire di malnutrizione e stati di rabbia”, ha detto Joan Nyanyuki, direttrice dell’ong locale African Child Policy Forum. La responsabile ha avvertito: “Maggiore è il tempo che i ragazzi trascorrono lontani da scuola, più aumenta il tasso di abbandono scolastico”.

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