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Anifrolumab efficace sul lupus eritematoso sistemico

Anifrolumab riduce l'attività di malattia in pazienti con lupus eritematoso sistemico moderatamente e gravemente attivo secondo nuovi dati di ricerca

Anifrolumab riduce l’attività di malattia in pazienti con lupus eritematoso sistemico moderatamente e gravemente attivo secondo nuovi dati di ricerca

I pazienti con lupus eritematoso sistemico (LES) moderatamente-gravemente attivo hanno mostrato una riduzione dell’attività di malattia dopo trattamento con anifrolumba, un anticorpo monoclonale sperimentale totalmente umanizzato anti interferone di tipo 1, come mostrato da una grande analisi aggregata presentata al congresso virtuale EULAR 2020 appena concluso.

“Negli studi TULIP-1 e TULIP-2, i pazienti con LES da moderatamente a gravemente attivo hanno avuto risposte BICLA maggiori quando trattati con anifrolumab rispetto al placebo, e la sicurezza e la tollerabilità erano simili a quelle osservate nella fase 2”, ha sottolineato Eric F. Morand, della Monash University, Melbourne, Australia, durante la sua presentazione. “L’obiettivo di questo studio era di confrontare le risposte BICLA di pazienti trattati con anifrolumab rispetto al placebo alla settimana 52 in sottogruppi definiti dal protocollo di pazienti in TULIP-1/TULIP-2 e nei dati aggregati.”

Impostazione dello studio

I ricercatori hanno raccolto dati da due studi clinici di fase 3, TULIP-2 e TULIP-1 che hanno valutato l’efficacia di anifrolumab per via endovenosa rispetto al placebo nel trattamento del LES da moderato a severo.

I pazienti eleggibili al trattamento non avevano risposto al trattamento standard. Anifrolumab e placebo sono stati somministrati ogni 4 settimane per 52 settimane.

L’outcome primario era la risposta al trattamento, secondo lo strumento composito di valutazione del lupus basato sul British Isles Lupus Assessment Group (BILAG).

La risposta al trattamento è stata definita dalle seguenti caratteristiche: riduzione dei punteggi basali di BILAG-2004 senza peggioramento di alcun sistema di organi; nessun peggioramento del punteggio SLE Disease Activity Index 2000 (SLEDAI-2K); nessun peggioramento di pari o superiore a 0,3 punti nella valutazione globale del medico; nessuna interruzione del trattamento di prova; e alcun uso di farmaci limitato dallo studio.

Queste valutazioni nel complesso formano l’endpoint combinato BICLA (British Isles Lupus Assessment Group-based Composite Lupus Assessment) che incorporando diversi indici di attività di malattia sottolinea diversi aspetti dell’attività del LES e identifica meglio le differenze tra gruppi di trattamento il che è particolarmente utile nel lupus in cui le popolazioni di pazienti sono eterogenee anche nella progressione della malattia.

I tassi di risposta BICLA sono stati confrontati tra i gruppi di anifrolumab 300 mg e placebo.

“La maggior parte dei pazienti erano giovani donne adulte; sono state accumulate una serie di etnie e regioni geografiche “, ha detto Morand. “I pazienti avevano una malattia attiva, come dimostrato da uno SLEDAI-2K di 11, e il 50% dei pazienti assumeva almeno 10 mg di corticosteroidi. L’82% dei pazienti presentava allo screening un’alta firma dell’espressione genica dell’interferone di tipo 1”.

Ricordiamo che in generale il 60% – 80% dei pazienti adulti con lupus hanno un’alta firma dell’espressione genica riguardante l’interferone di tipo I, che ha dimostrato di essere correlata con l’attività della malattia.

Risultati dello studio

In ogni studio, 180 pazienti hanno ricevuto anifrolumab 300 mg; 182 e 184 pazienti hanno ricevuto placebo negli studi TULIP-2 e TULIP-1, rispettivamente. Le caratteristiche demografiche e cliniche erano comparabili tra braccio di trattamento e placebo.

In entrambi gli studi, una percentuale maggiore di pazienti del braccio anifrolumab ha ottenuto risposte BICLA alla settimana 52 rispetto al placebo (TULIP-2: 47,8% vs 31,5%; TULIP-1: 46,1% vs 29,6%).

Questa tendenza è persistita in tutti i pazienti in tutti i livelli di gravità della malattia. Tra i pazienti con punteggio SLEDAI-2K <10 punti, la differenza nei tassi di risposta tra braccio anifrolumab e braccio placebo era rispettivamente del 15,3% e del 16,9% per TULIP-2 e TULIP-1. Tra i pazienti con SLEDAI-2K ≥10 punti, è stata osservata la stessa tendenza, favorendo anifrolumab (differenza TULIP-2, 16,7%; TULIP-1, 16,2%).

Anifrolumab ha mostrato anche performance superiori al placebo in pazienti trattati con corticosteroidi orali (prednisone o equivalente <10 mg/d [differenza TULIP-2, 20,1%; TULIP-1, 16,2%] vs ≥10 mg/d [TULIP-2, 12,0%; TULIP -1, 17,7%]).

Inoltre, in entrambi gli studi sono state osservate dimensioni dell’effetto BICLA numericamente diverse tra i gruppi anifrolumab e placebo in relazione allo stato della firma del gene IFN basale (alta [differenza: 17,3% in TULIP-2; 19,1% in TULIP-1] rispetto a bassa [differenza : 11,2% in TULIP-2; 7,5%, in TULIP-1]).

Anifrolumab ha mostrato di essere superiore al placebo nelle analisi stratificate per età, sesso, razza/etnia, età all’insorgenza della malattia e stato anticorpale rispetto al farmaco.

Come hanno concluso gli autori, i robusti tassi di risposta BICLA osservati nei gruppi di trattamento di TULIP-2 e TULIP-1 supportano l’efficacia di anifrolumab per il trattamento del LES. Queste analisi hanno mostrato che i benefici clinici di anifrolumab persistono anche nelle analisi stratificate per età, sesso e livelli di gravità della malattia. Tuttavia, dato il piccolo numero di pazienti in alcuni sottogruppi, i risultati dovrebbero essere estrapolati con cura anche se le risposte BICLA in questi sottogruppi suggeriscono un beneficio clinico di anifrolumab indipendentemente dalle caratteristiche di base. ”

Informazioni su anifrolumab
Anifrolumab (precedentemente MEDI-546) è un anticorpo monoclonale completamente umano che si lega alla sottounità 1 del recettore dell’interferone di tipo I, bloccando l’attività di tutti gli interferoni di tipo I, compresi IFN-α, IFN-β e IFN-ω.1 Gli interferoni di tipo I sono citochine coinvolte nei percorsi infiammatori. Il 60% – 80% dei pazienti adulti con lupus hanno un’alta firma dell’espressione genica riguardante l’interferone di tipo I, che ha dimostrato di essere correlata con l’attività della malattia.
Il farmaco va somministrato per via endovenosa ma è in studio anche la formulazione sottocutanea.

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