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Artrite idiopatica giovanile: per i biologici conta il tempo

Artrite idiopatica giovanile: l'impiego di MTX, il metotressato, varia in modo significativo prima di etanercept secondo nuovi studi

Artrite idiopatica giovanile di nuova diagnosi: l’efficacia dei farmaci biologici nel ridurre l’attività di malattia a 6 e a 12 mesi è massima quando il trattamento è tempestivo

Nei pazienti con artrite idiopatica giovanile (AIG) poliarticolare di nuova diagnosi, l’efficacia dei farmaci biologici nel ridurre l’attività di malattia a 6 e a 12 mesi è massima quando il trattamento è tempestivo anziché spostato più in là nel tempo. Lo dimostrano i risultati di uno studio di recente pubblicazione sulla rivista RMD Open che sembrano mettere in discussione l’approccio più conservativo delle linee guida vigenti per il trattamento dell’AIG, che prevedono il ricorso ai DMARDcs come opzione di prima linea, e solo dopo quello ai DMARDb in base alla risposta del paziente.

Razionale e disegno dello studio

La presenza in letteratura di dati, provenienti da trial clinici, suggestivi del possibile beneficio derivante da un approccio più aggressivo alla terapia dell’artrite idiopatica giovanile con DMARDb, ha sollecitato la messa a punto del nuovo studio, che ha messo a confronto l’efficacia e il timing di somministrazione dei DMARDs nell’AIG in 2.082 pazienti con AIG di nuova diagnosi ed età compresa tra 1 e 19 anni, naive ai DMARD.

I ricercatori hanno raccolto informazioni demografiche, sul sesso di appartenenza e sull’etnia di questi pazienti, insieme ai dati sulla sintomatologia.

L’endpoint primario dello studio era rappresentato dal punteggio di attività di malattia specifico per l’artrite idiopatica giovanile (cJADAS) a 6 e a 12 mesi dopo la prima prescrizione di DMARD; l’endpoint secondario includeva una misura specifica legata alla qualità della vita (PedsQL: the Pediatric Quality of Life Inventory), riportata su una scala graduata da 0 a 100, con i punteggi più alti indicativi di una migliore QoL.

Risultati principali

Su 545 pazienti reclutati, 330 erano stati sottoposti a trattamento conservativo (solo DMARDcs), mentre 135 a trattamento più aggressivo (DMARDcs+DMARDb). Dopo 3 mesi di follow-up, su 315 pazienti, 285 (pari al 90,5%) hanno continuato con il trattamento prescritto mentre 24 (7,6%) hanno interrotto la terapia con DMARDs.

Dopo 6 mesi di follow-up, su 300 pazienti, 149 (50%) hanno continuato il trattamento prescritto, il 44% ha iniziato il trattamento con DMARDb, mentre il 6% ha interrotto il trattamento con DMARD.

Dai dati è emerso che l’attività di malattia non era statisticamente differente tra i 2 gruppi, per quanto i pazienti sottoposti a trattamento precoce aggressivo mostrassero livelli più elevati di attività di malattia al basale (media cJADAS, basale: 16,08±7,14 e 12,39±5,91; 6 mesi: 6,47±5,68 e 6,91±5,68; 12 mesi: 5,45±5,64 e 5.25±5.32, rispettivamente).

Ancora una volta, I pazienti sottoposti a trattamento più aggressivo hanno mostrato, rispetto all’altro gruppo, una qualità della vita peggiore al basale, ma punteggi simili nel corso del follow-up a 6 e a 12 mesi (punteggio medio PedsQL: 67,58±17,53 vs 61,35±19,24; 74,34±19,38 vs 73,40±17,42; e 78,52±18,63 vs 76,32±16,47, rispettivamente).

Per valutare l’efficacia della strategia di trattamento sull’outcome “Qualità della vita” a 12 mesi, i pazienti hanno completato il questionario PedQL a cadenza annuale.

Lo studio ha documentato punteggi PedQL pari a 76,26±4,80 e a 82,61±6,09 dopo 12 mesi, rispettivamente, a seguito del trattamento con DMARDcs o con DMARDcs+DMARDb, con un miglioramento di 6,35 punti ottenuto con la strategia di trattamento più aggressiva.

Limiti e implicazioni dello studio

Pur con alcune limitazioni metodologiche intrinseche ammesse dagli stessi autori (natura monocentrica dello studio e campione ridotto di pazienti)… “lo studio ha dimostrato, rispetto al trattamento con soli DMARDcs, che un trattamento precocemente aggressivo con DMARDb subito dopo la diagnosi di artrite idiopatica giovanile permette di ridurre di 2 punti in più l’attività di malattia a 6 mesi.

L’aggiunta di DMARDb dopo 6 mesi rispetto al trattamento iniziale riduce l’entità del beneficio aggiuntivo.

Sono necessari, ora, nuovi studi che siano in grado di valutare gli outcome clinici e legati alla qualità di vita su tempi più lunghi di quelli visti in questo studio.

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