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A Primavalle la street-art nasce dal basso

A Primavalle la street-art nasce dal basso

Roma, a Primavalle la street-art nasce dal basso e coinvolge i giovani: Maurizio Mequio, l’ideatore, spiega il progetto denominato “Invisibile”

A Primavalle la street-art nasce dal basso

“Primavalle è una periferia particolare, non di quelle che nascono oggi fuori dal raccordo e dove va a vivere chi non può permettersi un affitto vicino al luogo di lavoro, ma un quartiere di una comunità non liquida, che ha una storia, tanti passati, tante ferite che ha condiviso. Una comunità aperta, politicamente orientata all’accoglienza, al sostegno reciproco, allo stare dalla parte dei più deboli”. Così Maurizio Mequio, scrittore e artista poliedrico, descrive in una intervista alla Dire Giovani (www.diregiovani.it) il quartiere dove è nato, dove vive e che è sempre stato al centro della sua attività artistica e del suo pensiero.

Borgata della periferia ovest della capitale, Primavalle fu costruita in epoca fascista per ospitare gli abitanti costretti ad abbandonare le loro case in seguito ai bombardamenti del centro storico. Mequio, nome d’arte ‘Poeta del nulla’, è l’ideatore del progetto ‘Muracci Nostri’ che dal 2015 ha riempito i muri del quartiere con opere di street-art nate dal basso per ribadire, appunto, che lo spazio urbano appartiene a chi lo vive e se ne prende cura ogni giorno.

“Nato dall’esigenza di fare qualcosa sotto casa”, l’embrione del progetto è stato il libro ‘Piccioni e farfalle fanno la rivoluzione’, attorno al quale si è creata una comunità fortemente radicata nel quartiere. Fra gli artisti che da allora l’hanno riempito di murales troviamo Luis Gomez de Teran, Franco Durelli, Flavio Solo, Omino 71, MauPal, solo per citarne alcuni. Ma dopo aver realizzato quasi 200 opere, hanno deciso di fermarsi e “ragionare con gli abitanti su quello che da soli non riusciamo a vedere, ma che forse insieme possiamo vedere e rendere più vivibile”, racconta Mequio.

Il nome del progetto diventa allora ‘Invisibile’ perché, spiega, “non volevamo diventare un progetto che avesse successo in termini di riconoscimenti istituzionali o finanziamenti privati, volevamo restare un progetto a disposizione del quartiere”. E allora hanno iniziato a dedicarsi a laboratori, spazi di discussione, incontri a cielo aperto, mostre in luoghi atipici come il mercato rionale del quartiere. Fino al loro ultimo progetto, quello di disegnare una mappa di Primavalle che tenga insieme i murales e i luoghi di interesse sociale, come le associazioni di assistenza legale gratuita o i luoghi di lavoro etici.

“Una mappa per raccontarci dal basso- la definisce Mequio- per costruire un distretto culturale di Primavalle, in cui chiunque aderisca dovrà sottoscrivere un semplice manifesto per dire che ama il quartiere, ama l’arte, mette lo studio al primo posto ed è contro il fascismo, il razzismo e tutte le mafie”. Un modo per connettere le esperienze migliori del quartiere e fare rete, perché “se alzi la mano ed hai un ditino piccolo non ti vede nessuno- spiega- se invece alzi la mano e con l’altra sei stretto a qualcosa di bello e già riconosciuto forse ti vedono e ascoltano anche la tua istanza”.

Rinsaldare un legame di comunità a partire da valori condivisi, quindi, perché “la periferia, per poterla vivere, bisogna essere in grado di sentirla propria”. Ed il gruppo ‘Invisibile’ sa bene quanto sia importante per i più giovani appropriarsi degli spazi per poter esprimere il mondo che hanno dentro, come dimostrano i tanti progetti con cui hanno coinvolto bambini e ragazzi di tutte le età. Fra questi, la collaborazione con l’IIS ‘Einaudi’, “una scuola che funziona benissimo e con cui abbiamo lavorato tanto- dice Mequio- partecipando a molti incontri in classe, ma anche organizzando visite guidate dei murales per raccontare ai ragazzi la storia del quartiere”. Una collaborazione sancita dalla realizzazione di un’opera collettiva sulle mura stesse della scuola.

“Luis Gomez ha dipinto un’opera incredibile sulla facciata, che racconta l’adolescenza- spiega- mentre io ho scritto alcune delle mie poesie e Franco Durelli ha seguito i ragazzi che hanno riempito le pareti di fronte. Ai ragazzi cerchiamo sempre di far capire che, oltre alla realizzazione, è importante lo studio e la modalità di costruzione dell’opera che deve essere condivisa il più possibile, per avere più possibilità di riuscita”.

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