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Coronavirus: scoperta mutazione della proteina spike

Chi è guarito dal Covid sarebbe protetto per almeno 8 mesi secondo una ricerca statunitense sulla durata dell’immunità

Scienziati hanno scoperto la mutazione della proteina spike del Coronavirus Covid-19: il nuovo ceppo si lega meglio alle cellule umane

La proteina spike del Coronavirus ha un ruolo fondamentale perché veicola l’ingresso del virus nelle cellule umane. Una nuova mutazione su questa proteina da settimane sta suscitando grande interesse nella comunità scientifica internazionale, poiché la sua frequenza in Europa e Stati Uniti eèin forte crescita.

Uno studio pubblicato oggi sul sito BioRxiv (punto di riferimento nell’ambito delle life science) condotto da un gruppo di ricercatori di diverse universita’ internazionali (Italia, Germania e Inghilterra), condotto da soli italiani, cerca di comprenderne il significato biologico ed epidemiologico.

“Utilizzando sofisticati modelli matematico statistici di genetica di popolazione – spiega all’agenzia Dire (www.dire.it) Emiliano Trucchi, ricercatore dell’Università Politecnica delle Marche – abbiamo notato che la diffusione di questa mutazione della proteina spike e’ dovuta ad un vantaggio selettivo del virus. Ma non solo: sembra che questa nuova forma competa con quella originariamente comparsa in Cina”.

Analizzando l’effetto della nuova mutazione sulla struttura della proteina, attraverso simulazioni di dinamica molecolare, che permettono di studiare il moto degli atomi nello spazio, si e’ visto poi che “tale mutazione ha un significativo effetto su due regioni chiave della proteina – spiega ancora il professore di Biologia molecolare, Daniele Di Marino, dell’Università Politecnica delle Marche -. In breve, la nuova conformazione sembra essere più predisposta a legare il recettore umano e quindi a veicolare l’ingresso del virus nelle cellule”.

Secondo Ilda D’Annessa, ricercatrice all’Istituto di Scienze e Tecnologiche Chimiche e del CNR di Milano, sarebbe “tuttavia possibile fare leva sugli stessi punti di forza del virus per progettare farmaci che interferiscono direttamente con i meccanismi d’infezione del virus stesso”, conclude.

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