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Cellule tumorali “cannibali” per resistere ai farmaci

La scoperta di un nuovo meccanismo di resistenza delle cellule tumorali potrebbe aiutare a sviluppare terapie più efficaci contro il cancro

La scoperta di un nuovo meccanismo di resistenza delle cellule tumorali potrebbe aiutare a sviluppare terapie più efficaci contro il cancro

In uno studio dell’Università della California i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications alcuni ricercatori hanno scoperto che le cellule tumorali possono alimentarsi con i resti di cellule morte che li circondano. Questa abilità consente al tumore di sopravvivere quando vengono somministrati al paziente farmaci antitumorali che aumentano le esigenze nutritive delle cellule maligne.

In questo modo la chemioterapia perde di efficacia e le cellule tumorali possono diventare insensibili e resistenti al trattamento. Questa scoperta apre la strada alla ricerca di sostanze capaci di bloccare questa particolare capacità delle cellule tumorali. Si tratterebbe di sostanze da somministrare assieme al farmaco chemioterapico per aumentarne l’efficacia.

Metabolismo accresciuto

Le cellule maligne hanno un ritmo di crescita elevato e devono procurarsi grandi quantità di nutrienti per restare in vita. Questo non è sempre facile perché, man mano che il tumore cresce, i vasi sanguigni già esistenti, in cui sono trasportati i nutrienti, non raggiungono l’interno della massa, mentre quelli propri della neoplasia sono poco efficienti nel fare arrivare il sangue alle cellule tumorali. Molti farmaci usati per la chemioterapia agiscono creando una penuria di molecole essenziali per la sintesi del DNA a cui le cellule tumorali in continua divisione e moltiplicazione non riescono a far fronte.

Gli autori dello studio hanno scoperto che le cellule del tumore, quando c’è carestia di nutrienti, si procurano aminoacidi, zuccheri, lipidi e nucleotidi anche attraverso la macropinocitosi, ossia captandoli dal microambiente circostante. Più precisamente li recuperano dai detriti delle cellule tumorali che muoiono accanto a loro (si parla quindi di necropinocitosi, dal greco “necros”, cadavere).

Lo studio, come riferisce AIRC, è stato condotto utilizzando linee cellulari del tumore della mammella e della prostata. I ricercatori hanno osservato che grazie alla necropinocitosi le cellule maligne diventavano resistenti a diversi farmaci chemioterapici. Inoltre, usando animali di laboratorio con tumore della mammella, hanno dimostrato che lo stesso meccanismo sostiene la crescita del tumore e limita l’efficacia della chemioterapia.

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