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Coronavirus: test su terapia con immunoglobuline

Chi è guarito dal Covid sarebbe protetto per almeno 8 mesi secondo una ricerca statunitense sulla durata dell’immunità

Coronavirus: in sperimentazione anche l’impiego di immunoglobuline per via endovenosa. La terapia potrebbe rivelarsi efficace nel contrastare la tempesta di citochine scatenata dall’infezione virale

In numerosi Paesi, i medici stanno conducendo nuovi studi sull’uso di immunoglobuline per via endovenosa (IVIG) per il trattamento di pazienti con gravi patologie respiratorie conseguenti al COVID-19. Tale approccio terapeutico non usa come materia prima il cosiddetto plasma iperimmune, donato da pazienti COVID-19 guariti, ma piuttosto il plasma di donatori volontari sani. Di conseguenza, questi prodotti IVIG ‘classici’ sono attualmente disponibili in quantità significative per il trattamento di pazienti con COVID-19 in condizioni critiche. Se questi studi avranno successo, se ne potrebbe ricavare una terapia sicura e prontamente disponibile che potrebbe salvare vite umane e ridurre la pressione sulle unità di terapia intensiva degli ospedali.

Le IVIG sono farmaci costituiti da anticorpi (immunoglobuline G) estratti dal plasma di donatori volontari sani, e sono state utilizzate in tutto il mondo, da più di 30 anni, per curare con successo una vasta gamma di malattie immunitarie. Le IVIG si sono dimostrate efficaci come terapia immunomodulante per le malattie autoimmuni e infiammatorie e per la profilassi e il trattamento di infezioni gravi, soprattutto nei pazienti immunocompromessi.

Diversi studi, basati su più di 15 anni di ricerca, sembrano dimostrare come il trattamento con IVIG possa essere efficace nel ridurre i sintomi dei pazienti con gravi disturbi respiratori indotti dal COVID-19, e includono piccole sperimentazioni condotte in Cina e negli Stati Uniti su persone affette dalla malattia. In uno studio condotto a Wuhan (Cina) su 3 pazienti gravemente malati di COVID-19, trattati con IVIG, il miglioramento clinico è iniziato poco dopo la somministrazione del medicinale. Le temperature corporee sono tornate alla normalità in 1-2 giorni e i pazienti hanno di nuovo ripreso a respirare normalmente entro 3-5 giorni. Considerando lo sviluppo temporale e il modello di progressione della malattia in questi pazienti, è molto probabile che la terapia IVIG abbia giocato un ruolo di primo piano nella loro guarigione.

Il Dottor George Sakoulas, dello Sharp Memorial Hospital di San Diego (California, USA), ha utilizzato un trattamento simile a base di immunoglobuline in una donna di 62 anni, affetta da diabete e ipertensione e con una pregressa storia di chemioterapia a causa di un cancro al seno. La paziente, che stava peggiorando clinicamente a seguito di infezione da COVID-19, dopo aver ricevuto la terapia ha dimostrato un notevole miglioramento, diventando afebbrile e tornando a respirare normalmente senza somministrazione di ossigeno in meno di 72 ore. La donna è stata poi dimessa senza complicanze. Il Dott. Sakoulas ritiene che alcuni pazienti affetti da COVID-19 possano beneficiare del trattamento con IVIG, soprattutto se somministrato al momento giusto, prima che si instauri una vera e propria sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS).

Sebbene la conoscenza esatta della progressione clinica dei casi più gravi di COVID-19 non sia stata ancora pienamente compresa, la morte è spesso il risultato di una risposta anomala del sistema immunitario polmonare. Il corpo, infatti, reagisce all’infezione virale rilasciando citochine, proteine di segnalazione che innescano la produzione di anticorpi e altri mediatori per combattere la malattia. Alcuni pazienti possono quindi evidenziare una cosiddetta tempesta di citochine, sindrome grave e fatale nella quale il corpo rilascia queste proteine nel sangue in quantità eccessiva e troppo rapidamente, causando un’insufficienza multiorgano. Si ritiene che l’utilizzo di IVIG possa essere in grado di fermare o rallentare questa reazione, migliorando significativamente gli esiti dei pazienti, riducendo la necessità di ventilazione e terapia intensiva e, potenzialmente, salvando la loro la vita.

Attualmente, in Cina è stata avviata una sperimentazione sull’uso di IVIG in pazienti con COVID-19, mentre numerosi ospedali, in Europa e Nord America, utilizzano le immunoglobuline per via endovenosa in altri studi clinici spontanei che la società Octapharma sta supportando fornendo gratuitamente il farmaco in oggetto. Simili progetti di ricerca potrebbero fornire prove a supporto del ruolo salvavita della terapia con IVIG nei pazienti con COVID-19, nei quali, purtroppo, si continua a riscontrare un alto tasso di mortalità.

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