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Diabete e malattia renale: metformina riduce mortalità

Il diabete tipo 2 triplica il rischio di insorgenza di cancro rispetto alla popolazione generale. Inoltre ha fino al 60% di probabilità maggiore di demenza vascolare

Nelle persone con diabete di tipo 2 e una malattia renale cronica l’uso della metformina è risultato associato a un rischio ridotto di morte

Nelle persone con diabete di tipo 2 e una malattia renale cronica l’uso della metformina è risultato associato a un rischio ridotto di morte e malattia renale allo stadio terminale, senza un amento del rischio di acidosi lattica. È quanto emerge da uno studio osservazionale coreano pubblicato di recente sulla rivista Diabetes Care.

«Nei pazienti con insufficienza renale cronica avanzata, se la metformina viene usata con attenzione durante il monitoraggio potrebbe essere suggerita come trattamento per il diabete di tipo 2, in grado al contempo di rallentare il progresso della malattia renale e comportare un beneficio cardiovascolare» ha affermato il ricercatore principale Jung Pyo Lee del Seoul Medical University Boramae Medical Center.

Metformina limitata nella malattia renale cronica

Negli ultimi anni le indicazioni della Fda sulla metformina ne hanno raccomandato la riduzione dell’utilizzo nei pazienti con diabete di tipo 2 e malattia renale cronica (CKD), consentendolo solo in quelli con malattie renali meno gravi, a causa delle preoccupazioni legate al rischio di acidosi lattica.

Quindi nei soggetti con CKD moderata in stadio 3B (eGFR, velocità di filtrazione glomerulare stimata, da 30 a <45 ml/min/1,73 m2), l’uso della metformina continua a essere controverso, hanno scritto i ricercatori. Mentre viene ancora sconsigliata nei pazienti con funzionalità renale molto scarsa (eGFR <30 ml/min/1,73m2).

I risultati del nuovo studio supportano però una tendenza recente secondo la quale la metformina può essere presa in considerazione nei pazienti con CKD in stadio 3B, per via della sua associazione con la riduzione della mortalità per tutte le cause e il ritardo della progressione della malattia renale allo stadio terminale (ESRD), oltre a una ridotta incidenza di acidosi lattica, come hanno fatto presente gli autori dello studio.

«Vi sono sempre più evidenze che il trattamento con metformina in pazienti con insufficienza renale cronica lieve o moderata è sicuro e può anche conferire un beneficio per la sopravvivenza», ha commentato Samira Bell, nefrologo al Ninewells Hospital, Dundee, UK. «Prima di un suo impiego diffuso in pazienti con eGFR <30 ml/min/1,73 m2 sono tuttavia necessarie delle evidenze da trial clinici randomizzati e controllati».

Riduzione di mortalità ed ESRD
Tra gli oltre 10mila pazienti coreani con diabete di tipo 2 e malattia renale seguiti per un tempo mediano di 7,3 anni è deceduto il 13,8% di quelli sottoposti a metformina mentre nell’11,4% la malattia renale ha raggiunto lo stadio terminale, definito come necessitante di dialisi per più di 3 mesi o trapianto renale. In quanti non sono stati trattati con metformina, il 26,8% è deceduto e il 24,5% è passato a ESRD.

Dopo circa 2,5 anni di uso di metformina, 2704 soggetti sottoposti a metformina avevano un rischio significativamente inferiore del 35% per la mortalità per tutte le cause (p<0,001) e inferiore del 33% per la progressione della ESRD (p<0,001) rispetto allo stesso numero di non utilizzatori del farmaco. La riduzione del rischio di mortalità è rimasta significativa indipendentemente dalla funzionalità renale.

Rispetto ai pazienti non trattati con metformina e con gli stessi parametri di funzionalità renale, gli utilizzatori del farmaco con eGFR ≥45 ml/min/1,73 m2 avevano un rischio di mortalità ridotto del 30%, mentre i gruppi con eGFR intermedio (da 30 a <45 ml/min/1,73 m2) e più basso (<30 ml/min/1,73 m2) avevano rispettivamente un rischio ridotto del 36% e del 45%.

È inoltre risultata significativa l’associazione tra metformina e un minor rischio di progressione verso la ESRD nei pazienti con un eGFR di almeno 30 ml/min/1,73 m2, ma non tra quelli con funzione renale più compromessa (<30 ml/min/1,73 m2).

Come riportato dai ricercatori, un solo individuo nello studio ha avuto un evento di acidosi lattica ritenuto collegato alla metformina, mentre gli utilizzatori del farmaco non hanno evidenziato un rischio significativamente più elevato di acidosi lattica per tutte le cause rispetto a quanti assumevano altri farmaci per il diabete.

Risultati da confermare con studi randomizzati e controllati

«I risultati sul fatto che il rischio di acidosi lattica è molto basso anche nella CKD in stadio 4 [eGFR <30 ml/min/1,73 m2] sono rassicuranti» ha detto Katherine Tuttle, professoressa di medicina presso la University of Washington, Seattle. «La metformina può essere un farmaco prezioso per prevenire le principali complicanze della CKD, quindi ​​morte e insufficienza renale, nei pazienti con diabete di tipo 2 e basso eGFR. Tuttavia, data la loro natura retrospettiva e osservazionale, i risultati devono essere interpretati con cautela», ha ammonito.

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