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Sclerosi multipla aumenta rischio di ictus ischemico

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Le persone con sclerosi multipla hanno un rischio maggiore di sviluppare un ictus ischemico secondo un nuovo studio scientifico

Rispetto alla popolazione generale, le persone con sclerosi multipla (SM) hanno un rischio maggiore di sviluppare qualsiasi tipo di ictus e, in particolare, di ictus ischemico. È quanto conclude, pur con qualche cautela, uno studio pubblicato su “BMC Neurology”, i cui risultati sono apparsi coerenti in pazienti di diverse fasce di età e di entrambi i generi.

«La SM e l’ictus sono due cause comuni di morte e disabilità in tutto il mondo» premettono gli autori, coordinati da Ye Hong, dell’Ospedale della Cina Occidentale dell’Università del Sichuan, a Chengdu.

«Le persone con sclerosi multipla possono soffrire di sintomi più gravi se manifestano anche ictus e ictus ischemico» aggiungono «e il crescente rischio di ischemia cerebrale nelle persone con SM aggraverà ulteriormente il carico di malattia».

Uno studio svedese – ricordano – ha riportato tassi di mortalità e rapporti di rischio (RR) di eventi di ictus ischemico nelle persone con SM. Le persone con SM avevano maggiori probabilità di sviluppare un ictus ischemico [Capkun G, et al. Mult Scler Relat Disord 2015].

«Tuttavia, l’associazione tra SM e ictus rimane controversa» affermano gli autori. Un altro studio, infatti, ha osservato invece una maggiore incidenza di ictus ischemico in pazienti non affetti da SM [Fleming ST. Clin Perform Qual Health Care 1995].

In ogni caso, sostengono Hong e colleghi, «l’insorgenza di ictus e il potenziale carico di malattia devono essere ridotti determinando in modo definitivo la correlazione tra SM e ictus al fine di attuare misure preventive e terapeutiche più tempestive ed efficaci».

Revisione sistematica e meta-analisi di 9 studi per un totale di oltre 380.000 partecipanti

Gli obiettivi di questa revisione sistematica e meta-analisi sono stati la stima del rischio di ictus nei pazienti con SM e la raccolta di studi correlati per trarre conclusioni preliminari che possano migliorare la pratica clinica.

Sono stati cercati in modo sistematico studi rilevanti su MEDLINE, Embase, Chinese Biomedical Literature Database (CBM), China National Knowledge Infrastructure e il database VIP di periodici cinesi dal gennaio 1983 al maggio 2017, senza restrizioni in termini di lingua.

I pazienti inclusi in questa revisione erano adulti che soffrivano di SM. Per raggruppare i dati e calcolare il rapporto di rischio (RR) e il suo intervallo di confidenza (IC) al 95% è stato utilizzato il programma software Review Manager 5.3. È stata anche effettuata un’analisi di eterogeneità e di sensibilità e sono stati valutati i bias nella meta-analisi.

In quest’ultima sono stati incorporati nove studi per oltre 380.000 partecipanti che hanno soddisfatto i criteri di inclusione. Durante diversi periodi di follow-up, i pazienti con SM avevano un rischio aumentato di qualsiasi tipo di ictus (RR = 3,48, IC al 95% 1,59-7,64; P = 0,002 per 1 anno; RR = 2,45, IC al 95% 1,90-3,16; P <0,00001 per 10-13 anni).

La prevalenza totale di ictus (di qualsiasi tipo) nei pazienti con SM ha superato le attese rispetto ai diversi gruppi (confronto con i veterani in generale: RR = 2, IC al 95% 1,19-3,38; P = 0,009. Confronto con la popolazione generale: RR = 2,93, IC al 95% 1,13, 7,62; P = 0,03). Inoltre, l’ictus ischemico era particolarmente più frequente nella popolazione con SM rispetto alle persone senza SM (RR = 6,09, IC al 95% 3,44, 10,77; P <0,00001).

Fattori di rischio in comune per le due patologie
Gli autori hanno identificato alcuni potenziali fattori di rischio comuni per SM e ictus:

«Questi fattori di rischio relativi» osservano Hong e colleghi «potrebbero parzialmente contribuire ai meccanismi epigenetici di queste due malattie.»

Il messaggio-chiave dello studio

«Sulla base di questa revisione sistematica, la nostra conclusione che l’ictus e l’ictus ischemico si verifichino più frequentemente nei pazienti con SM deve essere interpretata con cautela a causa delle lacune nella nostra conoscenza della SM e dei limiti metodologici» scrivono Hong e colleghi.

In ogni caso, «sono stati ottenuti risultati coerenti da pazienti di diversi generi e fasce di età» sottolineano. Quindi – e questo è il messaggio principale dello studio – «è opportuno somministrare misure e trattamenti preventivi in fase precoce per migliorare gli esiti dei pazienti».

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