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Sclerosi multipla: siponimod non guarda all’età

ecosm Sclerosi multipla: nessuna conseguenza sull'efficacia di ocrelizumab dall'eventuale replezione delle cellule B secondo un nuovo studio

Sclerosi multipla secondariamente progressiva: il farmaco siponimod appare efficace indipendentemente dall’età secondo i dati presentati all’ACTRIMS 2020

L’età sembra non influenzare la riduzione della progressione della disabilità confermata che siponimod offre ai pazienti con sclerosi multipla (SM) attiva secondariamente progressiva, secondo i dati presentati a West Palm Beach, durante l’incontro annuale dell’Americas Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis (ACTRIMS 2020). Anche la tollerabilità di siponimod non risulta variare con l’età.

Sebbene siano disponibili molti trattamenti efficaci per la SM recidivante-remittente, i pazienti hanno ancora un alto rischio di sviluppare SM progressiva secondaria.

L’aumento dell’età è associato all’accumulo di disabilità, indipendentemente dalla durata della malattia. Questo accumulo di disabilità potrebbe influire sugli esiti del trattamento.

Il blocco selettivo di due sottotipi del recettore della sfingosina-1-fosfato

Siponimod è un trattamento approvato per adulti con forme recidivanti di SM, inclusa la sindrome clinicamente isolata e la SM progressiva secondaria attiva. Rispetto al placebo, siponimod ha ridotto significativamente il rischio di progressione della disabilità confermata nello studio di fase 3 EXPAND.

Il farmaco si lega selettivamente ad alcune forme del recettore sfingosina-1-fosfato (SIP), incluso il recettore SIP-1, che si trovano sui linfociti e su altri tipi di cellule. Questo legame inibisce la migrazione dei linfociti nella posizione dell’infiammazione (per es. nella SM).

Siponimod può essere molto simile al fingolimod ma non causa linfopenia, prevenendo l’uscita dei linfociti dai linfonodi. Il farmaco può essere più selettivo sui particolari recettori SIP che modula (cinque in tutto), in particolare SIP-1 e SIP-5.

Analisi di pazienti partecipanti allo studio EXPAND

Le Hua, neurologa presso il Cleveland Clinic Lou Ruvo Center for Brain Health di Las Vegas, e colleghi hanno cercato di valutare la sicurezza e l’efficacia di siponimod in base all’età in pazienti con SM attiva secondariamente progressiva che hanno partecipato allo studio EXPAND. I ricercatori hanno definito la malattia attiva come una recidiva nei 2 anni precedenti lo screening o una o più lesioni T1 gadolinio-captanti al basale.

Il tempo di progressione alla disabilità confermata a 3 e 6 mesi, definito utilizzando i punteggi EDSS (Expanded Disability Status Scale), era l’endpoint di efficacia di questa analisi. Il dottor Hua e colleghi hanno anche esaminato eventi avversi, eventi avversi gravi ed eventi avversi che hanno portato all’interruzione del trattamento.

Efficacia e sicurezza simili sia sotto che sopra i 45 anni

Dei 1.651 pazienti inclusi nello studio EXPAND, 779 avevano una SM progressiva secondaria attiva. Hua e colleghi hanno classificato questo gruppo come di età inferiore ai 45 anni (306 pazienti) o con 45 anni o più (473 pazienti).

Anche il profilo di sicurezza è risultato analogo tra gruppi di età.

Per avere risposte più chiare, si attendono dati del mondo reale
Le percentuali di eventi avversi, eventi avversi gravi ed eventi avversi che hanno portato alla sospensione sono state tutte più elevate nei pazienti di età pari o superiore a 45 anni.
«Questa non è stata una scoperta sorprendente» ha detto Hua. «Le differenze sono apparse piccole e lo studio non è stato potenziato per rilevare se queste differenze fossero significative. In generale, i pazienti più anziani hanno maggiori probabilità di avere più eventi cardiaci e infezioni rispetto ai pazienti più giovani».

Pochi studi hanno analizzato l’efficacia e la sicurezza della terapia della SM per età, ha affermato Hua. In uno studio del 2015 era stata valutata l’efficacia di natalizumab nei pazienti di età superiore ai 50 anni. In quello studio, un numero maggiore di pazienti più anziani, rispetto ai pazienti più giovani, aveva interrotto il trattamento a causa della mancanza di efficacia.

Gli studi di altre terapie modificanti la malattia (DMT) hanno incluso analisi dei sottogruppi basate sull’età, «ma le analisi dei sottogruppi sono limitate nella capacità di trarre conclusioni valide su differenze significative in termini di sicurezza» ha affermato Hua.

«Una recente meta-analisi di studi clinici pubblicati su tutti i DMT ha indicato che l’efficacia dei DMT sembra diminuire dopo i 53 anni» ha proseguito. «Tuttavia, ci sono limitazioni nell’interpretazione di questi dati, in quanto non sono stati in grado di valutare i dati grezzi».

«E nella maggior parte degli studi clinici, il limite di età è di solito di 55 anni, il che limita le generalizzazioni. Sono necessarie analisi dei dati del mondo reale per comprendere veramente l’efficacia e la sicurezza della DMT nei pazienti più anziani» ha concluso Hua.

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