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Osteoporosi: dosi diradate di zoledronato efficaci

Osteoporosi: nuovi dati su romosozumab da uno studio presentato nel corso del congresso annuale dell'American Society for Bone and Mineral Research (ASBMR)

Osteoporosi postmenopausale, dosi diradate di zoledronato preservano la massa ossea nel lungo termine secondo uno studio pubblicato recentemente su JCEM

Stando ai risultati di uno studio pubblicato recentemente su JCEM, la somministrazione di 2 dosi di zoledronato 5 mg, distanziate 6 anni l’una dall’altra, a donne in post-menopausa affette da osteoporosi (OP), sarebbe in grado di scongiurare la perdita di massa ossea per almeno 11 anni, a suggerire l’efficacia di questa modalità di somministrazione del farmaco nel lungo termine.

Razionale e disegno dello studio

In letteratura esistono da tempo molteplici osservazioni di un’efficacia dell’acido zoledronico, somministrato endovena, nel prevenire i processi di depauperamento osseo e ridurre il rischio di frattura nell’anziano. Per contro, fino ad ora, non esistevano che dati molto limitati sui risultati a lungo termine di questa opzione di trattamento e nessuno studio che avesse esplorato l’efficacia di dosi molto diradate nel tempo (oltre 5 anni) di questo farmaco in questa popolazione di pazienti.

Di qui il nuovo studio, che si è proposto di esplorare gli effetti della somministrazione, ogni 5,5 anni, di zoledronato 5 mg sulla densità minerale ossea e i marker di turnover osseo in donne anziane in post-menopausa.
Partendo da un campione di 50 donne affette da osteopenia, reclutate all’interno di un trial che le aveva randomizzate a trattamento con zoledronato 5 mg (età media: 62 anni) o placebo (età media: 65 anni), i ricercatori hanno ricevuto l’assenso di 33 pazienti ad entrare nella fase di estensione del trial, in aperto, della durata di 5 anni (17 pazienti del gruppo placebo e 16 del gruppo di intervento).

Dopo quasi 5,5 anni dall’inclusione iniziale nello studio, tutte le pazienti sono state sottoposte a trattamento con zoledronato 5 mg endovena, per essere seguite nel corso di un follow-up della durata pari a 5 anni dalla somministrazione della dose di farmaco nella fase di estensione.

Gli outcome dello studio (DMO e turnover osseo) sono stati misurati annualmente.

Risultati principali
Nel corso degli 11 anni di osservazione dello studio, è emerso che la DMO è risultata più elevata nel gruppo di pazienti trattati con zoledronato nel corso del trial e, successivamente, nella fase di estensione dello studio, rispetto ai pazienti che erano stati trattati inizialmente con placebo e, successivamente, con il bisfosfonato (BSF).

Dopo quasi 11 anni di osservazione, la DMO nel gruppo sottoposto a due trattamenti con zoledronato (durante il trial e, successivamente, nella fase di estensione) si è attestata a livello o al di sopra dei livelli basali in corrispondenza di ciascun sito anatomico considerato, con variazioni medie rispetto al basale del 3,8% a livello del rachide (IC95%=1,1-6,5), 0,9% a livello dell’anca in toto (IC95%= -1,7, 3,5) e 0,4% a livello dell’organismo in toto (IC95%= -0,8, 1,6).

Le variazioni di densità ossea rispetto alla DMO iniziale nel gruppo trattato inizialmente con placebo e, successivamente, con zoledronato in aperto sono state pari, rispettivamente, al 2,9% (IC95%=0,3-5,5), a -2,8% (IC95%= -5,3, -0,3) e a -0,4% (IC95%= -1,3-0,5).

Infine, le differenze corrispondenti tra gruppi relative alle variazioni di DMO sono state pari, rispettivamente, allo 0,8% (IC95%= -2,2-3,8; p=0,61), al 3,6% (IC95%=1,1-6,2; p=0,006) e allo 0,9% (IC95%= -0,3, 2; p=0,14).

Nel gruppo di pazienti trattate con le due dosi di zoledronato previste dal protocollo dello studio, la somministrazione della seconda dose del farmaco ha prodotto solo effetti limitati sui marker di turnover osseo rispetto ai valori antecedenti la somministrazione della seconda dose di farmaco.

Tuttavia, nel gruppo di pazienti trattate inizialmente con placebo e, successivamente, con zoledronato, i livelli di CTX e di P1NP hanno subito un declino per sovrapporsi con i livelli di questi due marker del metabolismo osseo propri delle pazienti trattate con due dosi di zoledronato.

Per tutta la durata del follow-up, inoltre, i livelli di questi marker sono rimasti pressochè uguali.

Inoltre, non sono state documentate differenze statisticamente significative  tra i due gruppi in termini di sviluppo di fratture cliniche e non sono stati registrati casi di fratture atipiche del femore o di osteonecrosi della mandibola.

Riassumendo
Pur con i limiti intrinseci dello studio, legati alla natura osservazionale della fase in aperto e dalla ridotta numerosità del campione di pazienti “…i risultati suggeriscono che la somministrazione di zoledronato 5 mg ad intervalli temporali di 5,5 anni è in grado di prevenire la perdita di massa ossea in donne in post-menopausa per almeno 11 anni – scrivono i ricercatori nelle conclusioni del lavoro – suffragando l’impiego di questa modalità di somministrazione diradata nelle pazienti più attempate”.

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