Site icon Corriere Nazionale

Bpco, deficit vitamina D peggiora funzione polmonare

Miglioramenti alla f unzione polmonare ottenuti in pazienti con BPCO obesi trattati con liraglutide, un farmaco normalmente indicato per la perdita di peso

Bpco, il deficit di vitamina D è associato al peggioramento della funzione polmonare e alla riacutizzazione di malattia

Livelli deficitari di 25(OH)D nel sangue di pazienti affetti da Bpco si associano a peggioramento della funzione polmonare e a riacutizzazione di malattia. Lo ribadiscono i risultati di uno studio recentemente pubblicato su CHEST che sembrerebbero suggerire un vantaggio del ricorso alla supplementazione vitaminica D di questi pazienti.

Vitamina D e Bpco: un legame accertato da tempo

“In letteratura è ampiamente documentata l’esistenza di relazioni tra i livelli ematici di 25(OH)D e gli outcome di Bpco in ragione degli effetti della vitamina D sul sistema immunitario e muscoloscheletrico che potrebbero contribuire agli outcome respiratori – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio”.

“Inoltre, livelli deficitari di vitamina D, identificati da concentrazioni di 25(OH)D<20 ng/ml, sono stati indicati come un fattore di rischio di sviluppo e di severità delle limitazioni a carico del flusso respiratorio e della funzione fisica nei pazienti con Bpco”.

“Ciò premesso, i trial condotti finora sulla supplementazione di questi pazienti hanno dato risultati discordanti, spiegabili in parte anche con il fatto che i pazienti reclutati mostravano livelli di vitamina D non così bassi all’inizio dell’intervento di supplementazione”.

Su queste premesse è nato il nuovo studio, che si è proposto di determinare le associazioni esistenti tra i livelli basali di 25(OH)D con la funzione respiratoria e il numero di riacutizzazioni di Bpco.

A tal scopo, sono stati considerati i campioni ematici relativi a 1.609 pazienti con Bpco che avevano preso parte allo studio di coorte multicentrico SPIROMICS (the Subpopulations and Intermediate Outcome Measures in COPD Studies).

I pazienti dello studio erano fumatori o lo erano stati (≥20 pacchetti-anno) ed avevano un’età compresa tra i 40 e gli 80 anni. I ricercatori hanno valutato i livelli sierici di vitamina D e classificato i campioni come deficitari (<20 ng/ml) o non deficitari (≥20 ng/ml). L’outcome primario dello studio era rappresentato dalla percentuale predetta di FEV1 e dal numero di riacutizzazioni di Bpco.

Deficit vitaminico D associato a peggioramento funzione polmonare e aumento episodi riacutizzazione

Nel 21% dei pazienti inclusi nello studio era presente la condizione di deficit vitaminico D (<20 ng/ml). Nello specifico, la prevalenza di questa condizione era maggiore nei pazienti più giovani (62 vs. 66 anni; p<0,0001), nei fumatori attivi (48% vs. 30%; p<0,0001) e nei pazienti di etnia nera (29% vs. 10%; p<0,0001).

All’inizio dello studio, i pazienti con deficit vitaminico D mostravano valori più elevati di percentuale predetta di FEV1 (57,5% vs. 62%; p=0,001).

Inoltre, il deficit vitaminico D è risultato associato anche ad una ridotta percentuale predetta di FEV1 ad un anno (56,7% vs. 63,4%; p<0,001).

L’analisi multivariata ha documentato l’esistenza di un’associazione tra il deficit di vitamina D e un valore percentuale predetto di FEV1 al basale ridotto di 4,11 ml (IC95%=-6,90; -1,34; p=0,004).

Inoltre, è stata documentata un’associazione tra il deficit vitaminico e un declino ad un anno della percentuale predetta di FEV1 superiore a -1,27%, come pure con una maggiore probabilità di riacutizzazione per Bpco nel corso dell’anno precedente  (OR=1,32; IC95%=1,00-1,74; p =0,049).

Per ciascun decremento dei livelli sierici di vitamina D pari a 10 ng/ml, c’è stato un peggioramento della funzione polmonare al basale (-1,27% predetto; IC95%= -2,32; -0,22; p=0,02) e un miglioramento della probabilità di insorgenza di episodi di riacutizzazione di malattia nel corso dell’anno precedente (OR=1,11; IC95%= 1,01-1,22; p=0,04).

In sintesi

Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno riconosciuto, tra i limiti metodologici intrinseci del loro lavoro la natura osservazionale dello studio (che non consente di definire la causalità delle associazioni osservate) come pure la durata limitata del periodo di osservazione relativo all’associazione tra i livelli sierici di vitamina D e la funzione polmonare.

Ciò detto, lo studio suffraga osservazioni precedenti di letteratura sui possibili effetti avversi legati al deficit vitaminico D e sollecita la messa a punto di nuovi studi clinici randomizzati sul raggiungimento della sufficienza vitaminica D per prevenire gli outcome avversi legati alla Bpco.

Exit mobile version