Site icon Corriere Nazionale

Sedentarietà: italiani tra i più pigri d’Europa

Obesità: l'agenzia statunitense Fda approva l'utilizzo di semaglutide in via iniettiva. In un anno garantisce la perdita del 15% del peso corporeo

Obesità aumenta più velocemente nelle aree rurali del mondo rispetto alle città: lo rivela uno studio condotto dall’Imperial College di Londra

La sedentarietà è un pericoloso vizio che interessa milioni di cittadini europei, e gli italiani sono tra i più pigri del Continente

La sedentarietà è un pericoloso vizio che interessa milioni di cittadini europei, e gli italiani sono tra i più pigri del Continente. E’ quanto sostiene, riferisce il portale Il Ritratto della Salute, l’European Heart Network che ha recentemente stilato un rapporto sulle politiche di attività fisica per la salute cardiovascolare. Alla stesura del documento ha partecipato anche l’Ufficio Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Nel Vecchio Continente si stima che il 25% delle donne e il 22% degli uomini siano fisicamente inattivi. Nel nostro Paese oltre il 40% della popolazione svolge un’insufficiente attività fisica. European Heart Network ricorda come la sedentarietà aumenti di oltre il 20% il rischio di malattie cardiovascolari. Queste patologie sono la causa di 3,9 milioni di morti in Europa e oltre 1,8 milioni di morti nell’UE. Il rapporto mostra che impegnarsi in attività fisica rappresenti un beneficio per le persone sane e anche per quelle che vivono con malattie cardiovascolari. Lo sport inoltre previene molte altre gravi patologie metaboliche, respiratorie, oncologiche e all’apparato muscolo-scheletrico. La raccomandazione è quella di svolgere un’attività regolare di almeno 150 minuti a settimana di intensità moderata o 75 minuti a settimana di attività fisica ad intensità vigorosa o una combinazione equivalente.

Obesità infantile: siamo maglia nera

Oltre a quella per la sedentarietà, il nostro Paese si aggiudica la maglia nera per il problema dell’obesità infantile. Siamo secondi solo a Cipro per i chili di troppo nei giovani maschi (21%) e quarti per obesità infantile femminile (14%). Secondo una stima media, i bambini in sovrappeso risultano essere al 21,3% mentre il 9,3% risulta obeso. Lo riportano i dati del Rapporto Eurispes Italia 2020. I bambini sovrappeso già all’asilo hanno un rischio 4 volte maggiore di essere obesi nel corso dell’adolescenza. Mentre si considera che un bambino obeso a 6 anni ha più del 50% di probabilità di essere a sua volta un adulto obeso. In Italia la prevalenza di giovanissimi obesi è più bassa nel Nord e più alta nelle regioni meridionali, dove le condizioni socioeconomiche e altri indicatori relativi alla salute sono peggiori.

Negli anni tra il 2008/9 e il 2016, secondo gli studi di monitoraggio, la prevalenza del sovrappeso è diminuita dal 44,4% al 39,4%; l’obesità è diminuita dal 21,2% al 17%. A migliorare lo scenario hanno contribuito l’educazione dei genitori, particolarmente della madre, e la nazionalità che, se straniera, condizionerebbe negativamente questi miglioramenti percentuali. Fortunatamente, l’obesità in età evolutiva è trattabile intervenendo direttamente sui fattori ambientali (stress, ambiente sociale) e su un miglioramento dello stile di vita, solo nel 5% dei casi è conseguenza di patologie e cause organiche ben identificabili.

Exit mobile version