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Incontinenza: grave problema per 7 milioni di italiani

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Per gli esperti è indispensabile riconoscere il sintomo e rivolgersi con fiducia all’uro-ginecologo

Incontinenza: gli uro-ginecologi AIUG, Senior Italia Federanziani e la Federazione dei pazienti F.A.I.S. chiedono reti di centri specializzati e PTDA

“Nell’ultimo anno la situazione in Italia, per chi ha problemi legati all’incontinenza, si è aggravata esponenzialmente. La parabola discendente dei servizi sanitari erogati in quest’area viene avvertita e segnalata sia dai pazienti che dai caregiver in tutta Italia. Tutti lamentano una quasi totale assenza di informazioni necessarie per orientarsi nella realtà dei servizi sanitari nelle regioni italiane che risultano, quando erogati, estremamente frammentati ed eterogenei”.

E’ questo l’allarme lanciato dall’AIUG (Associazione Italiana di Urologia Ginecologica), da Senior Italia Federanziani e dalla Federazione delle Associazioni Incontinenti e Stomizzati (F.A.I.S.) in una lettera aperta.

La missiva è stata indirizzata al Ministro della Salute Roberto Speranza, al Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri, al Presidente della Commissione Affari sociali della Camera Marialucia Lorefice, ai Vice Presidenti della Commissione Igiene e sanità del Senato Maria Cristina Cantù e Stefano Collina e al Direttore Generale dei dispositivi medici del Ministero della Salute Marcella Marletta.

“In Italia “governare meglio l’incontinenza” significa migliorare la vita a più di sette milioni di persone – si legge nella lettera -. Non è quindi un piccolo problema della terza età ma una vera e propria patologia che va affrontata con grande attenzione. Molte delle “criticità di sistema” dell’area incontinenza sono legate ad aspetti organizzativi e di comunicazione che potrebbero essere risolti con un impegno minimo di risorse. E’ necessario che ogni regione, in base alla propria possibilità erogativa, si doti di una rete di centri dedicati alle incontinenze, delineando uno specifico Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) regionale. Le caratteristiche dei centri così come i contenuti fondamentali dei PDTA dovranno essere concordati e trasmessi alle varie regioni da un organismo centrale per evitare che aspetti critici vengano trascurati, vanificandone l’effetto o creando discrepanze significative tra i servizi offerti nelle varie regioni. Bisogna creare una sorta di LEA dell’incontinenza”.

“Per generare soluzioni costruttive a queste problematiche – prosegue il documento – e poterle proporre a chi deve gestire il sistema salute in Italia, bisogna costruire un “patto di area” tra tutti gli attori di sistema, con l’indirizzo di promuovere le eccellenze ed incentivare l’innovazione sostenibile”.

Il testo della lettera aperta

Durante l’evento organizzato da A.I.U.G. “Basic Riab – Als Live Surgery” a Roma il 12 Dicembre scorso, in occasione della tavola rotonda appositamente istituita per favorire un confronto costruttivo sulle criticità legate alla gestione delle incontinenze, si sono incontrati: politici, associazioni di pazienti e di cittadini, esponenti dell’industria, operatori sanitari e amministratori della sanità.

Da questo scambio di idee, veramente appassionato, sono scaturite delle osservazioni e proposte costruttive che vogliamo rendere note attraverso questa lettera.

Nell’ultimo anno la situazione in Italia, per chi ha problemi legati all’incontinenza, si è aggravata esponenzialmente.

La parabola discendente dei servizi sanitari erogati in quest’area viene avvertita e segnalata sia dai pazienti che dai caregiver in tutta Italia.

Tutti lamentano una quasi totale assenza di informazioni necessarie per orientarsi nella realtà dei servizi sanitari nelle regioni italiane che risultano, quando erogati, estremamente frammentati ed eterogenei.

In Italia “governare meglio l’incontinenza” significa migliorare la vita a più di sette milioni di persone affette da disturbi del pavimento pelvico.

L’incontinenza non è un piccolo disturbo della terza età ma, una vera e propria malattia che interessa milioni di donne in Italia.

Quindi è un problema di salute che va affrontato con grande attenzione. Molte delle “criticità di sistema” dell’area incontinenza sono legate ad aspetti organizzativi e di comunicazione che potrebbero essere risolti con un impegno minimo o addirittura isorisorse.

Ci sono diverse possibilità di cura che in pochi conoscono, molti potrebbero aiutare tanti ma, non sono nelle condizioni ottimali per poterlo fare.

Deve essere quindi rivista in tempi rapidi la filiera di produzione dei servizi alla persona sino al reinserimento sociale.

Devono emergere e quindi risultare visibili a tutti i centri di diagnosi e cura per tipologia e complessità di servizio erogato.

Questo per dare la possibilità agli operatori sanitari di settore di orientare le persone che soffrono alla cura e al centro idoneo, più vicino a casa. Orientare prima di curare, ora più che mai diventa imperativo.

Tutto ciò è necessario per ridurre gli accessi impropri ai servizi e alle strutture sanitarie (che contribuiscono pesantemente ad allungare le liste d’attesa) e ridurre la mobilità sanitaria ottimizzando l’utilizzo delle risorse esistenti.

E’ quindi necessario che ogni regione (in base alla propria possibilità erogativa) si doti di una rete di centri dedicati alle incontinenze, delineando uno specifico Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) regionale.

Le caratteristiche dei centri (per macro aspetti) così come i contenuti fondamentali dei PDTA dovranno essere concordati e trasmessi alle varie regioni da un organismo centrale per evitare che aspetti critici vengano trascurati, vanificandone l’effetto o creando discrepanze significative tra i servizi offerti nelle varie regioni.

Una sorta di LEA dell’incontinenza.

Anche il sistema di remunerazione dei servizi si deve riallineare nelle regioni.

Le discrepanze registrate tra gli stessi DRG nelle varie regioni (quando presenti) è squalificante per un SSN degno di questo nome.

Appare quindi chiaro che questo aspetto influisca pesantemente sull’erogazione dei servizi quando questi vengono remunerati male o non vengono remunerati affatto!

Per questo motivo stiamo assistendo alla sparizione di alcuni servizi in alcune regioni e l’aumento della mobilità sanitaria verso altre.

Per generare soluzioni costruttive a queste problematiche e poterle proporre a chi deve gestire il sistema salute in Italia, abbiamo pensato di costruire un “patto di area” tra tutti gli attori di sistema, con l’indirizzo di promuovere le eccellenze ed incentivare l’innovazione sostenibile.

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