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Sindromi influenzali: oseltamivir accorcia tempi di recupero

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Sindromi influenzali: il trattamento con l’antivirale oseltamivir, in aggiunta alle misure terapeutiche standard, è in grado di ridurre di un giorno i tempi di recupero

Il trattamento con l’antivirale oseltamivir, in aggiunta alle misure terapeutiche standard, è in grado di ridurre di un giorno i tempi di recupero sia in pazienti affetti da sindromi influenzali (causate dai virus influenzali A e B) sia in quelli affetti da sindromi simil-influenzali (influenza-like: sindromi sostenute da virus diversi dai virus dell’influenza A e B – es: adenovirus, paramixovirus, rinovirus, coronavirus) in egual misura. Lo dimostrano i risultati di uno studio indipendente europeo, recentemente pubblicato sulla rivista The Lancet (1), condotto nella pratica clinica reale, che suffraga l’impiego dell’antivirale soprattutto nei pazienti più fragili o in età più avanzata, affetti da comorbilità, e che sono stati in condizioni di salute non ottimale per tempi più lunghi, nei quali il beneficio assoluto potrebbe ridurre la durata della fase di recupero a  2-3 giorni.

Razionale e disegno dello studio
Le linee guida vigenti (NICE e CDC) raccomandano il ricorso a trattamenti antivirali negli individui con sospetto o conferma di influenza e a rischio elevato di complicanze (2,3).
“Tuttavia, ricordano gli autori nell’introduzione allo studio – la prescrizione di antivirali in Medicina generale per il trattamento di queste condizioni è sempre stata molto ridotta in ambito europeo; le ragioni invocate di quanto osservato – continuano – sarebbero legate ad una percezione di inefficacia nella pratica clinica reale e in quanto non sono stati identificati in trial indipendenti gli individui che potrebbero trarre beneficio da questo trattamento”.

Su questi presupposti è stato implementato ALIC4E, un trial indipendente europeo randomizzato e controllato, in aperto, che si è proposto di verificare se l’aggiunta di oseltamivir (un noto antivirale) alle misure standard di trattamento della sindrome influenza-like, fosse efficace nel ridurre il tempo di recupero, sia in una popolazione considerata in toto che in alcuni sottogruppi chiave.

L’endpoint primario dello studio era rappresentato dal “tempo di recupero”, definito come tempo necessario al ritorno alle normali attività, insieme alla riduzione o assenza di febbre, cefalea e dolori muscolari.
Il trial è stato dimensionato, a livello statistico, per intercettare il beneficio di oseltamivir sia sulla popolazione in toto considerata che su 36 sottogruppi specifici pre-definiti in base all’età, alla presenza di comorbilità, alla durata dei sintomi pregressi e alla loro severità.

Per essere inclusi nello studio i partecipanti dovevano riferire sintomatologia attribuibile alla “sindrome influenza-like”, caratterizzata “da insorgenza precoce di febbre auto-riferita, con almeno un sintomo respiratorio (tosse, mal di gola, naso congestionato o rinorrea) e un sintomo sistemico (cefalea, dolori muscolari, sudorazione o brividi, o stanchezza) con durata  dei sintomi pari o inferiore a 72 ore nel corso di un’epidemia influenzale”.

Nel corso di 3 stagioni influenzali (2016-2018), i ricercatori hanno incluso nello studio 3.266 partecipanti provenienti da 15 Paesi europei, randomizzandoli, secondo uno schema 1:1, a trattamento con misure standard da sole (n=1.637) o con l’aggiunta di oseltamivir (n=1.629), e valutando l’outcome primario, rispettivamente, in 1.526 e 1.533 individui.

Su 3.059 partecipanti effettivi in totale, la metà (n=1.590; 52%) aveva una diagnosi confermata di influenza (sostenuta dai virus influenzali A e B per i quali ci si vaccina) mediante PCR, (657 individui nel gruppo oseltamivir).

A tal proposito i ricercatori hanno osservato come il tasso di vaccinazione anti-influenzale fosse molto ridotto (9% nel gruppo oseltamivir) e riflettesse le raccomandazioni europee attuali di ricorso a questo strumento essenziale di profilassi nei soggetti a rischio di complicanze – bambini asmatici e adulti ultra65enni con comorbilità.

I ricercatori hanno somministrato oseltamivir bis die (150 mg/die) per 5 giorni sia in soggetti pediatrici che in soggetti adulti aventi un peso superiore ai 40 kg. Le ragazze/i di età inferiore a 13 anni sono stati sottoposti a trattamento con sospensione orale normalizzata in base al peso (30 mg per quelli aventi peso corporeo compreso tra 10-15 kg; 45 mg per quelli con peso corporeo  >15–23 kg; 60 mg per quelli con peso corporeo >23–40 kg; 75 mg per peso >40 kg).

Risultati principali
Rispetto agli individui del gruppo di controllo, quelli trattati con oseltamivir hanno mostrato una tangibile riduzione dei tempi di recupero (outcome primario). L’hazard ratio calcolato è stato pari a 1,29, e il beneficio medio stimato assoluto è stato pari a 1,02 giorni.

Non solo: i benefici del trattamento antivirale sono stari documentati in un ampio ventaglio di sottogruppi, dai pazienti pediatrici senza comorbilità e con ridotta severità dei sintomi ai pazienti ultra65enni con comorbilità e sintomatologia di grado moderato-severo iniziale.

“In generale – sottolineano i ricercatori – il beneficio del trattamento è divenuto più rilevante all’osservazione in concomitanza con l’età avanzata, una maggiore severità di malattia e la presenza di comorbilità”.

Quanto alla safety, sono stati riportati 29 eventi avversi seri (17 nel gruppo di controllo e 12 nel gruppo oseltamivir).

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come i partecipanti allo studio con conferma diagnostica di infezione da virus influenzale (A o B) non abbiano beneficiato del trattamento con oseltamivir più di quelli non soggetti a tale infezione.

“Inoltre – aggiungono – non abbiamo rilevato differenze di efficacia del trattamento tra i partecipanti allo studio positivi all’infezione da virus influenzale e quelli positivi ad altri virus responsabili dell’influenza-like”.

In conclusione, l’aggiunta di oseltamivir alle misure standard per il trattamento delle sindromi influenza-like sarebbe in grado di accelerare di un giorno circa il recupero alle normali attività nei pazienti affetti, soprattutto quelli con fattori di rischio.

“L’effetto osservato – sottolineano gli autori – non sembra mediato dalla positività o meno ai virus influenzali A e B, ed è improbabile che possa essere ascrivibile ad un semplice effetto placebo”.

1) Butler CC et al. Oseltamivir plus usual care versus usual care for influenza-like illness in primary care: an open-label, pragmatic, randomised controlled trial [published online December 12, 2019]. Lancet. doi:10.1016/S0140-6736(19)32982-4
Leggi

2) National Institute for Health and Care Excellence. Amantadine, oseltamivir and zanamivir for the treatment of influenza: technology appraisal guidance [TA168]. National Institute for Health and Care Excellence, 2009
https://www.nice.org.uk/guidance/ta168

3) Centres for Disease Control and Prevention. Influenza antiviral medications: summary for clinicians. Centres for Disease Control and Prevention, 2018
https://www.cdc.gov/flu/professionals/antivirals/summary-clinicians.htm

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