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In sci fino a Davos per protestare contro il greenwashing

In sci fino a Davos per protesta contro Greenwashing

Protesta contro il greenwashing: cinque giovani italiani andranno in sci, attraversando le Alpi, fino a Davos in concomitanza col World Economic Forum

Attraversare le Alpi con gli sci per protestare contro la crisi climatica. È l’idea originale di cinque giovani italiani che partiranno tra una settimana da Sondrio per raggiungere Davos, in Svizzera, in concomitanza col World Economic Forum che si terrà dal 21 al 23 gennaio.

Con una piccola banda di scalmanati andremo a Davos con gli sci, per protesta contro tutto il greenwashing del WEF, scrive Giovanni Montagnani, trentaduenne promotore dell’iniziativa, in un post sulla sua pagina Facebook.

Il bersaglio principale della protesta è quindi il greenwashing, un neologismo che indica la strategia comunicativa di certe imprese finalizzata a dare un’immagine di sé positiva sotto il profilo della sostenibilità, per distogliere l’attenzione dal loro effettivo impatto ambientale.

L’idea è di promuovere il concetto che le multinazionali inquinanti inizino a pagare per i danni che provocano– continua Montagnani nel post- invece di trovarsi in Svizzera a farsi belli con i loro progetti di rivoluzione del capitalismo“.

Contattato telefonicamente dall’agenzia Dire (www.dire.it), Montagnani sottolinea il valore simbolico della protesta:

Con la nostra azione vogliamo evidenziare che lo sci alpinismo è un’attività in estinzione, saremmo potuti andare a Davos in bici, ma questo potremo farlo anche fra 15 anni, a differenza dello sci. La nostra passione più grande sta scomparendo per colpa della frenesia della società dei consumi, per colpa delle multinazionali che per accumulare profitti stanno distruggendo il pianeta“.

Partecipano alla spedizione contro il greenwashing anche Luca Fontana, fotografo di montagna e Marco Tosi, guida alpina, oltre a Giovanni, Michele e Raffaele. Montagnani ci tiene a precisare, inoltre, che la sciata di protesta è stata pensata per dare una visibilità mediatica ai movimenti ambientalisti come ‘Friday For Future‘ e ‘Exctinction Rebellion‘, “perché solo collettivamente si possono cambiare veramente le cose“. Dopo il fallimento dei negoziati della COP25, infatti, i movimenti ambientalisti globali spingono per un 2020 all’insegna dell’attivismo concreto.

Siamo felici che la crisi climatica sia diventata un argomento degno di nota per la politica e prendiamo atto delle parole delle istituzioni– si legge in una nota di FFF Italia- Terremo a mente queste parole e pretenderemo, in questo 2020, che esse si trasformino davvero in fatti“.

Anche il presidente Mattarella, come molti altri rappresentanti delle istituzioni europei, ha fatto esplicitamente riferimento alla crisi climatica e all’attivismo giovanile nel suo discorso di fine anno:

Le nuove generazioni avvertono meglio degli adulti che soltanto con una capacità di osservazione più ampia si possono comprendere e affrontare la dimensione globale e la realtà di un mondo sempre più interdipendente. Hanno, ad esempio, chiara la percezione che i mutamenti climatici sono questione serissima che non tollera ulteriori rinvii nel farvi fronte“.

Il gruppo di giovani sciatori italiani dimostra di condividere pienamente l’urgenza della situazione:

A chi crede che stia esagerando con la questione ‘ambiente’ consiglio di guardare cosa sta succedendo in questi giorni in Australia– conclude Montagnani nel post- Sinceramente io credo che ognuno di noi dovrebbe metterci la faccia quest’anno in qualche modo, o finiremo per provare vergogna per il tempo che ci rimane. Purtroppo l’IPCC (‘Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico’, ndr.) è chiaro: il tempo è  finito, o ora o mai più“.

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