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Settore calzaturiero: la produzione è in calo

Calzaturiero: Crocs Inc. ha stipulato l’accordo definitivo per l’acquisizione di Heydude mentre Bikkembergs riporta in Italia la produzione di scarpe

Il settore calzaturiero fa registrare un calo della produzione pari al -2,9% nell’ultimo trimestre 2019. Scende ancora il consumo interno

L’aggiornamento al terzo trimestre del “Report sull’Industria Calzaturiera italiana”, elaborato dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici non ha portato notizie positive per il mondo della produzione. La nota congiunturale relativa ai primi nove mesi 2019 evidenzia un calo della produzione pari al -2,9% in quantità rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente e degli acquisti delle famiglie, -3,3% in quantità. Nella semestrale, diffusa appena lo scorso novembre, il calo della produzione era segnalato al -2,3%.

E se nei primi sei mesi del 2019 l’export italiano del comparto calzaturiero aveva registrato un significativo +7,1% in valore, con un il prezzo medio delle scarpe che ha raggiunto la cifra di 47,55 euro al paio, la rettifica introdotta dopo il terzo trimestre fa scendere il valore dell’export, sempre positivo, ma fermo al +6,7%.

Il rapporto sul calzaturiero rileva come aumenti il divario tra le performance delle griffe e le piccole medie imprese con marchio proprio, che costituiscono l’ossatura dei distretti. Oltre la metà del campione dichiara, con riferimento ai primi 9 mesi, un arretramento rispetto ai livelli di produzione dell’anno precedente: -2,9% il dato medio complessivo in volume, ma con flessioni decisamente più marcate per le aziende di minori dimensioni. Globalmente nei primi nove mesi il numero di calzaturifici si è attestato a 4.357 (con un calo di 148 unità, pari al -3,3%) mentre gli addetti sono rimasti pressoché stabili a 75.474 (-0,3%, pari a 206 lavoratori in meno). Da non trascurare anche l’aumento della cassa integrazione guadagni nell’area pelle (+28,3% le ore autorizzate).

“Il successo delle nostre calzature all’estero, che conferma l’appeal del Made in Italy sui mercati internazionali è ridimensionato dalla contrazione nei volumi che si traduce in una flessione della produzione e degli addetti. In questo momento di sofferenza dei consumi interni dovremmo tirar fuori l’orgoglio nazionale e sostenere le nostre imprese acquistando più scarpe italiane. Al comparto ribadisco ancora una volta che è necessario puntare sempre di più sui giovani e sull’innovazione. Investire sulla formazione professionale dei lavoratori del futuro perché le nostre aziende stanno vivendo una delicata fase contrassegnata dal ricambio generazionale ma soprattutto innovando le piattaforme di business a loro disposizione” afferma a Garantitaly Siro Badon presidente Assocalzaturifici.

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