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I gioielli medicei fatti da Paolo Penko a Palazzo Vecchio

I gioielli di Cosimo I de’ Medici realizzati da Paolo Penko in mostra in Palazzo Vecchio

I gioielli di Cosimo I de’ Medici realizzati da Paolo Penko in mostra in Palazzo Vecchio fino al 15 marzo. L’esposizione ripercorre sala dopo sala la vita della Reggia medicea

Tre importanti simboli del potere di Cosimo I de’ Medici: il Collare del Toson d’orolo Scettro e la Corona granducale. Realizzati dal maestro orafo fiorentino Paolo Penko, sono visibili nella sala delle Udienze del Museo di Palazzo Vecchio, a Firenze, nell’ambito del percorso “Nel palazzo di Cosimo. I simboli del potere” ideato e curato da Carlo Francini e Valentina ZucchiUn progetto speciale che intreccia linguaggi diversi per evidenziare lo strettissimo legame che Cosimo I de’ Medici ebbe con il “suo” palazzo ducale.  L’iniziativa, a cura di Comune di Firenze e MUS.E in collaborazione con Paolo Penko e Fondazione Arte della Seta Lisio rientra nelle Celebrazioni per il Cinquecentenario dalla nascita di Cosimo I e Caterina de’ Medici, promosse da un Comitato organizzatore costituito da oltre venti istituzioni culturali cittadine e coordinato dal Comune di Firenze.

«Da anni coltivavo il desiderio di realizzare la corona per Cosimo I – spiega Paolo Penko -. Avevo vent’anni quando ho iniziato a ricreare elementi legati alle arti visive, all’architettura, agli eventi storici e culturali del nostro territorio, con la volontà di rendere omaggio ai grandi maestri. L’idea della corona risale a sei anni fa, quando la BBC mi chiese di studiare e di ricreare il Toson d’oro e un dettaglio della corona per un documentario sui simboli del potere. Era una grande sfida: un lavoro importante per il quale servivano tempo, studio e ricerca. Grazie all’occasione del cinquecentenario della nascita di Cosimo de’ Medici, e all’idea di Carlo Francini di realizzare il percorso dedicato al Granduca Cosimo in Palazzo Vecchio, iniziai a lavorare al progetto insieme a mia moglie, ai miei figli e a tutti i giovani collaboratori, partendo dalla ricerca iconografica: ritrovare tutte le immagini dove erano rappresentate le corone, i testi in cui se ne parlava, per mettere insieme una forma e portare avanti una scelta stilistica precisa. Non si trattava di fare una copia perché la corona non esiste più, fu fusa immediatamente: si è trattato di ridarle vita, prendendo come riferimento la bolla di Pio V che la illustra. Ho passato un mese a studiare e sviluppare tutti i dettagli, tenendo conto anche delle tecniche e degli strumenti dell’epoca e confrontandomi con altri artigiani del territorio, alla ricerca di materiali e soluzioni in linea con quell’dell’epoca. Spero che questa impresa possa essere anche di esempio alle nuove generazioni – conclude il Maestro Penko -: è l’esperienza di un artigiano che nel corso dei suoi trentacinque anni di attività è partito con le prime riproduzioni ed è arrivato a creare un’opera maestosa. All’ingresso della mia bottega c’è una frase che è proprio l’essenza del mio lavoro, ripresa da un antico statuto senese di pittori che dice “Et neuna cosa, quanto sia minima può avere cominciamento o fine senza questa queste tre cose, cioè senza potere, et senza sapere et senza con amore volere”. Ecco, “l’amor volere” è quello che muove il fare di tanti artigiani, anche giovani, da cui continuo a imparare».

Il maestro orafo Paolo Penko, dopo un accurato lavoro sulle fonti scritte e iconografiche, ha realizzato tre opere straordinarienon si tratta di riproduzioni (non esistono infatti originali da poter riprodurre), ma di vere creazioni artigianali eseguite sulla base di una ricerca filologica complessa e grazie a un’altissima abilità tecnica. Tutti e tre gli oggetti vengono presentati su cuscini di velluto di pura seta, di cui uno arricchito con teletta d’oro, tutti tessuti manualmente su antichi telai Jacquard e adagiati su un centro-tavola in velluto cesellato operato con motivo cinquecentesco, in virtù della collaborazione con la Fondazione Arte della Seta Lisio, altra grande eccellenza fiorentina.

Il percorso “Nel palazzo di Cosimo. I simboli del potere” è visibile fino al 15 marzo 2020 e ripercorre idealmente, sala dopo sala, abitudini, significati e ruoli della vita della Reggia medicea. È a cura di Carlo Francini, responsabile ufficio UNESCO Comune di Firenze e di Valentina Zucchi, responsabile mediazione MUS.E, con catalogo Edifir.

Nominato Duca di Firenze nel 1537, Cosimo I definì la propria residenza nel palazzo del governo cittadino e nel maggio 1540 vi si trasferì con tutta la corte: a lui si devono importanti interventi di rinnovamento e ampliamento dell’edificio, coordinati dal 1555 in poi dall’architetto di corte Giorgio Vasari e realizzati grazie a una ben strutturata Fabbrica Medicea. Se la Sala Grande era il cuore di questa imponente architettura politica, teatro dei principali eventi e scenario ideale per accogliere personalità illustri, le sale che oggi compongono il percorso museale coniugavano efficacemente, nella seconda metà del XVI secolo, finalità propagandistiche e bisogni pratici: agli appartamenti ducali si affiancavano quelli per gli ospiti, alle sale di pubblica visibilità quelle di guardaroba medicea.

Il Collare del Toson d’oro, conferito a Cosimo da Carlo V nel 1546, è stato realizzato così come rappresentato nel ritratto del Duca della collezione Castello Odescalchi di Bracciano (1551): è composto di 25 acciarini intrecciati, alternati a elementi che simulano le pietre focaie circondate da fiamme; il pendente riproduce il Tosone, correlato alla leggenda del Vello d’oro.  Lo Scettro Granducale è stato eseguito in conformità con il grande dipinto su lavagna di Jacopo Ligozzi (1590 circa), raffigurante proprio l’incoronazione granducale di Cosimo avvenuta a Roma nel marzo 1570, e con i ritratti di Cosimo Granduca, quali i dipinti di Giovan Battista Naldini (Gallerie degli Uffizi, 1585) e di Ludovico Cardi detto il Cigoli (Palazzo Medici Riccardi, 1603).  La Corona Granducale, prezioso esemplare di arte orafa, riproduce invece il disegno presente nella Bolla Papale di Pio V del 24 agosto 1569, custodita presso l’Archivio di Stato di Firenze: ha 19 punte, alternate in argento e oro con pietre ed elementi decorativi; al centro fiorisce il Giglio fiorentino, smaltato in rosso con lumeggiature dorate. Sotto si trovano un astragalo con perline e un fregio di dentelli con perle e ovuli smaltati, mentre nella fascia centrale è riportata la seguente scritta, cesellata e incisa a bulino: Pius V. Pont. Max. ob eximiam dilectionem ac catholicae religionis zelum praecipuumque iustitiae studim donavit (Pio V Sommo Pontefice donò per l’eccezionale devozione e per lo zelo nei confronti della religione cattolica e per il particolarissimo amore della giustizia). Al centro della fascia spicca un cammeo in calcedonio sardonice, sul quale è intagliata la personificazione del fiume Arno. Inferiormente vi è una modanatura con smeraldi e ioliti in castoni, distanziati da perle.

Nel palazzo di Cosimo. I simboli del potere  Museo di Palazzo Vecchio  13/12/2019 – 15/03/2020

 

Iniziativa promossa da Comune di Firenze

Organizzazione: MUS.E

A cura di Carlo Francini e Valentina Zucchi  Prestatori: Paolo Penko e Fondazione Arte della Seta Lisio

Tappezzeria: Antica Tappezzeria Borsellini

Grafica: Frush Design Progetto allestitivo: Alessandra Carta – Leonardo Boganini Architetti Totem esplicativi: Tecniform Studio srl Fotografie: Daniela Nizzoli Photography  Illuminazione: Progetto Luce srl Allarmi: Ritar Elettronica srl Catalogo: Edifir – Edizioni Firenze

Ingresso: intero €12,50 – ridotto €10,00 (18/25 anni e studenti universitari) – gratuito fino a 18 anni, gruppi di studenti e rispettivi insegnanti, guide e interpreti turistici con gruppi, disabili e rispettivi accompagnatori, membri di ICOM, ICOMOS e ICCROM, possessori Card del fiorentino Riduzione 2×1 Soci Unicoop Firenze

Per informazioni e prenotazioni: Tel. 055-2768224.

Mail info@muse.comune.fi.it www.500cosimocaterina.it www.musefirenze.it

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