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Tumore uroteliale, approvazione accelerata per enfortumab vedotin

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Cancro uroteliale localmente avanzato o metastatico: per enfortumab vedotin arriva l’approvazione accelerata della Fda statunitense

L’Fda ha concesso l’approvazione accelerata a enfortumab vedotin per il trattamento di pazienti adulti con cancro uroteliale localmente avanzato o metastatico che hanno precedentemente ricevuto un inibitore PD-1/L1 e una chemioterapia contenente platino prima (neoadiuvante) o dopo un intervento chirurgico (adiuvante) o in un ambiente localmente avanzato o metastatico.

Sviluppato da Astellas e da Seattle Genetics sarà messo in commercio con il marchio Padcev.

Si tratta di un coniugato anticorpo-dipendente (ADC) di prima classe che è diretto contro la nectina-4, una proteina situata sulla superficie delle cellule e altamente espressa nel cancro della vescica.

Il  farmaco è stato approvato nell’ambito dell’Accelerated Approval Program dell’Fda sulla base del tasso di risposta tumorale. Il mantenimento dell’approvazione può essere subordinato alla verifica e alla descrizione del beneficio clinico negli studi di conferma.
Enfortumab vedotin è il primo trattamento approvato dalla FDA negli Stati Uniti per questi pazienti.

Enfortumab vedotin: un nuovo coniugato farmaco-anticorpo (ADC) 
E’ composto da un anticorpo monoclonale anti–Nectina-4 che è stato unito alla monometil auristatina E (MMAE), un farmaco che distrugge i microtubuli, mediante una tecnologia brevettata da Seattle Genetics. L’ADC si lega alla Nectina-4, una molecola di adesione cellulare altamente espressa dal carcinoma uroteliale e da altri tumori solidi, viene internalizzato ed esplica l’attività killing sulle cellule tumorali.

Informazioni sullo studio registrativo
Uno studio clinico di fase II a singolo braccio condotto su 125 pazienti ha mostrato che un trattamento con enfortumab vedotin (EV) ha prodotto risposte nel 44% dei pazienti con forme localmente avanzate o metastatiche di tumore uroteliale.

I pazienti erano stati precedentemente trattati con chemioterapia al platino e con un inibitore del check point immunitario (anti PD-1 o anti PD-L1), ma il cancro era progredito nonostante questi trattamenti.

Gli sperimentatori hanno arruolato pazienti trattati con chemioterapia a base di platino e/o inibitori dei checkpoint in due gruppi: il primo gruppo era stato precedentemente trattato con entrambi i farmaci, mentre il secondo gruppo era costituito da persone che non avevano ricevuto la chemioterapia a base di platino. Attualmente sono riportati solo i risultati del primo gruppo.

Nel primo gruppo, il 70% degli iscritti era di sesso maschile e l’età media era di 69 anni; il 35% delle persone aveva tumori nel tratto urinario superiore, una sede relativamente rara; e gli iscritti avevano una mediana di tre precedenti trattamenti sistemici nell’ambiente localmente avanzato o metastatico, ma non avevano ricevuto il trattamento per almeno due settimane prima dell’iscrizione a questo studio.

Il 44% delle persone ha risposto alla terapia con EV, con conseguente assenza di crescita o contrazione dei tumori, e il 12% ha avuto una risposta completa senza alcun segno rilevabile di cancro. Il tempo medio di sopravvivenza complessiva è stato di 11,7 mesi.
Tra i pazienti con cancro che non avevano risposto a un inibitore del checkpoint, il 41% ha risposto all’EV e il 38% delle persone con cancro che avevano metastatizzato al fegato ha risposto all’EV.

L’EV era ben tollerato tra i pazienti arruolati nello studio. Gli effetti collaterali più comuni includevano affaticamento (50%), alopecia — o perdita di capelli (49%) — e diminuzione dell’appetito (44%).

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