Site icon Corriere Nazionale

Dieta dimagrante: ridurre i carboidrati aiuta il metabolismo

Come tornare in forma dopo le abbuffate a tavola delle Festività: i consigli della nutrizionista con il divieto per gli zuccheri industriali

Dieta dimagrante: a parità di peso perso, migliore salute metabolica con dieta a basso contenuto di carboidrati rispetto a una con riduzione più accentuata di grassi

A parità di perdita di peso, i regimi alimentari a basso contenuto di carboidrati comportano una riduzione delle dimensioni delle cellule adipose rispetto ai regimi a basso contenuto di grassi/alto contenuto di carboidrati, portando a maggiori benefici sulla salute metabolica. E’ quantro emerge da uno studio presentato al World Congress of Insulin Resistance, Diabetes and Cardiovascular Disease che si è tenuto a Los Angeles, in California.

«È abbastanza chiaro che avere un numero elevato di cellule adipose di dimensioni più piccole migliora notevolmente la salute metabolica», ha dichiarato durante la sua relazione al congresso Tracey McLaughlin, dello Stanford University Medical Center. «Nel momento in cui cominciano a ingrandirsi diventano predittrici del futuro sviluppo del diabete».

Il team di ricerca ha valutato gli effetti della perdita di peso sui fattori di rischio cardiovascolare negli adulti con insulino-resistenza e sovrappeso, ma non obesi, scoprendo che una modesta perdita di peso di circa 5 kg, migliorava in misura significativa la resistenza all’insulina e che questo era associato alle dimensioni delle cellule adipose.

«La dimensione delle cellule adipose sembra essere un predittore ancora più forte dell’insulino-resistenza rispetto all’obesità in sé», ha aggiunto McLaughlin. «Dallo studio è emerso che l’azione dell’insulina migliorava quanto più aumentava la perdita di peso e si riducevano le dimensioni delle cellule adipose».

Gli studi dietetici che manipolano il contenuto di macronutrienti dei regimi alimentari dimostrano che la perdita di peso dipende dalla restrizione calorica, ha affermato McLaughlin. I partecipanti che rispettano il piano dietetico, sia esso a basso contenuto di carboidrati o basso contenuto di grassi/alto contenuto di carboidrati, perdono peso, ma questo risultato da solo potrebbe non comportare un miglioramento della resistenza all’insulina.

«Si può perdere peso, ma se si assumono molti carboidrati e i livelli di insulina sono molto elevati, forse le dimensioni delle cellule adipose non si sono ridotte a sufficienza», ha detto McLaughlin.

Conferme dalle biopsie del tessuto adiposo
In un sottostudio dello studio DIETFITS, McLaughlin e colleghi hanno ottenuto biopsie adipose da 40 partecipanti sia al basale che dopo 6 mesi di comprovata adesione a una dieta sana a basso contenuto di grassi (20 g di grassi al giorno) o a una dieta sana a basso contenuto di carboidrati (20 g al giorno, aumentati di 5 g al giorno per diverse settimane). La perdita di peso e l’indice di massa corporea sono risultati simili tra i due gruppi.

A 6 mesi, i ricercatori hanno prelevato biopsie di tessuto grasso dai partecipanti prima di un test di tolleranza al glucosio durante i pasti e 2 ore dopo, quando il livello di insulina raggiunge il picco. I livelli di insulina sono rimasti molto bassi, meno di 50 µU/ml nel gruppo sottoposto a un regime a basso contenuto di carboidrati, mentre nel gruppo che seguiva una dieta a basso contenuto di grassi i livelli di insulina erano più alti fino a raggiungere un picco superiore a 350 µU/ml.

Nel primo gruppo sono stati rilevati livelli più alti di acidi grassi circolanti e una maggiore lipolisi, oltre a una riduzione delle dimensioni delle cellule adipose rispetto al basale, fatto che non si è verificato nei soggetti sottoposti a una dieta a basso contenuto di grassi.

«Quando si separa la correlazione tra la variazione di peso e la variazione della dimensione delle cellule adipose – dato che perdendo peso le cellule dovrebbero ridursi – si può vedere che questo è evidente solo nel gruppo che assumeva una dieta a basso contenuto di carboidrati», ha commentato McLaughlin.

In definitiva dallo studio è emerso che:
• I soggetti insulino-resistenti in sovrappeso mostrano un significativo miglioramento del profilo di rischio cardiometabolico in risposta a una modesta perdita di peso legata alla dieta.
• I benefici metabolici si verificano anche in quanti non sarebbero identificati come ad alto rischio sulla base dei tradizionali marker di rischio cardiovascolare.
• La riduzione della resistenza all’insulina è correlata maggiormente alla riduzione della circonferenza della vita e delle dimensioni delle cellule adipose rispetto alla perdita di peso in sé.
• Questo indica che in questa tipologia di pazienti l’adiposità addominale e l’ipertrofia delle cellule adipose possono contribuire all’insulino-resistenza e alle malattie metaboliche.

Gli autori ritengono che siano necessari ulteriori studi per determinare se il rimpicciolimento delle cellule adipose si traduce in migliori benefici per la salute con una dieta a basso contenuto di carboidrati piuttosto che di grassi.

Exit mobile version