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Le tonsille asportate ora si riciclano per studiare i linfomi

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Le tonsille rimosse chirurgicamente dai bambini potrebbero diventare materiale prezioso per lo studio dei linfomi

Le tonsille che possono essere rimosse chirurgicamente dai bambini normalmente vengono eliminate come rifiuti ospedalieri, ma potrebbero diventare materiale prezioso per lo studio dei linfomi.

Le tonsille sono ricche di linfociti B simili a quelli che possono dare origine alle cellule tumorali del linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL), la forma più frequente di linfoma non Hodgkin. Un gruppo di ricercatori inglesi ha messo a punto un metodo per isolare, mantenere in coltura e manipolare i linfociti B presenti nelle tonsille al fine di studiare le varianti genetiche del linfoma.

Le cellule del DLBCL possono presentare centinaia di mutazioni genetiche diverse, e i ricercatori vogliono comprendere quali di queste, singolarmente o in combinazione, sono cruciali per la crescita del tumore e per la risposta alle terapie. Finora gli studi sono stati condotti in cellule ottenute da pazienti con linfomi e coltivate in laboratorio. Tuttavia queste cellule hanno dei limiti: le loro caratteristiche dipendono strettamente da quelle della cellula tumorale dello specifico paziente da cui derivano; inoltre il DNA delle cellule propagate per molto tempo in laboratorio tende a variare dopo anni o decenni di coltura in vitro.

I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno allora pensato di partire da cellule non tumorali con caratteristiche di base simili a quelle delle cellule dai cui può originare il tumore, e di inserire nel DNA mutazioni comunemente osservate nel linfoma, usando tecniche di ingegneria genetica. Il materiale di partenza dello studio erano appunto le tonsille dei bambini operati in un reparto di otorinolaringoiatria inglese, da cui venivano isolati i linfociti B che potevano essere mantenuti in coltura per settimane. I ricercatori sono riusciti a identificare alcune mutazioni che, una volta inserite nel DNA delle cellule di tonsilla, le rendeva del tutto simili a quelle di DLBCL.

Un aspetto importante di questa ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications, è che le cellule ingegnerizzate possono essere usate per generare tumori sperimentali nei topi. Questo permetterà di confrontare linfomi identici salvo che per la presenza o l’assenza di una specifica mutazione, in modo da comprendere meglio l’evoluzione dei diversi sottotipi di DLBCL e di personalizzare le terapie.

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