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Malocclusioni: prima visita dal dentista tra i 4 e i 7 anni

Prevenire le malocclusioni nei bambini: l'Associazione specialisti italiani ortodonzia (Asio), consiglia la prima visita odontoiatrica tra i 4 e i 7 anni

Prevenire le malocclusioni nei bambini: l’Associazione specialisti italiani ortodonzia (Asio), consiglia la prima visita odontoiatrica tra i 4 e i 7 anni

Tutte le associazioni di specialisti a livello mondiale, e tra queste anche l’Associazione specialisti italiani ortodonzia (Asio), consigliano la prima visita odontoiatrica nei bambini tra i 4 e i 7 anni. “Ci sono alcune malocclusioni e problematiche che, se trattate presto, rispondono benissimo. Non significa che tutti i pazienti debbano avere l’apparecchio in bocca tra i 4 e 7 anni, ma che lo specialista possa diagnosticare la presenza di una problematica e valutare se sia giusto trattarla precocemente”. Lo chiarisce Cesare Luzi, presidente Asio, in una videointervista della Dire (www.dire.it).
“Siamo di fronte a un’evidenza scientifica su base mondiale che ci permette di affermare con certezza che alcune malocclusioni – ad esempio le asimmetrie particolari come i morsi crociati monolaterali o anteriori, i disordini dell’eruzione e le abitudini viziate – se sono intercettate precocemente generano uno scenario clinico maggiormente affrontabile con risultati ottimali in un secondo momento, rispetto al lasciar correre tutto per poi trovarsi in difficoltà più avanti”.
Le terapie precoci sono definite intercettive e non correttive. “Significa intercettare il problema e ridurne l’entità- chiarisce l’esperto- per porre le basi di un intervento semplice e agevole da eseguire in un momento successivo, quando il bambino cresce e cambia i denti, così da avere risultati ottimali. In alcune forme di malocclusioni più gravi- avvisa l’ortodontista- se non si interviene intercettandole precocemente si potrà correggerle fino a un certo punto. Se si interviene successivamente si raggiungerà un compromesso, ma non una soluzione ideale”.
Tra le abitudini viziate rientra l’uso prolungato del ciuccio. “Tra i 6 mesi i 2 anni di età si completa la dentatura decidua. Un bambino a 2 anni ha già tutti i 20 denti da latte che devono essere trattati come quelli permanenti: vanno spazzolati, puliti e curati perchè possono cariarsi e ammalarsi. Inoltre- sottolinea Luzi- all’età di due anni una noxa patogena progressiva sui denti, come l’uso di un ciuccio a tempo pieno, di un dito o di una qualsiasi altra abitudine, può spostare l’equilibrio della bocca, spostare i denti, creando in alcuni casi una problematica come il morso aperto anteriore- ricorda
l’ortodontista- che è il classico segno di un’abitudine viziata da interposizione di oggetto tra le arcate. A volte, se questa viene interrotta, può non servire l’apparecchio, ma per risolvere il problema sarà necessario un buon consiglio, un po’ di psicologia. Rimuovere un’abitudine generalmente è la cura migliore che si possa fare per evitare lo sviluppo di una malocclusione successiva”.
Il ciuccio non è un pericolo fino ai 2-3 anni d’età. “Potremmo dire che fino a quel momento è quasi fisiologico- aggiunge Luzi- perchè aiuta a gestire tutta una serie di problemi di altro tipo”. Tuttavia “i pazienti che prolungano molto l’uso del ciuccio trasformandolo in altre abitudini, arrivano già a 7-8 anni con malocclusioni anche importanti”. Per questo motivo visitare i bambini tra i 4 e i 7 anni è necessario perchè “trattare un paziente in età evolutiva consente di influire sulla sua crescita rieducando funzionalmente una bocca e spostando addirittura dei segmenti ossei. Le basi ossee su cui sono appoggiati i denti possono essere modificate nella loro forma, posizione e struttura con delle terapie fatte precocemente”, ribadisce il presidente Asio.
Sull’età giusta per mettere un apparecchio, Luzi precisa che “quando c’è un’indicazione a una terapia intercettava lo si mette anche subito”. Bisogna chiarire che sono tantissimi i tipi di apparecchio, ci sono quelli mobili, gli espansori del palato, gli apparecchi funzionali o quelli che lavorano sulle abitudini viziate. Di sicuro “in età pediatrica l’osso risponde, le suture non sono ancora chiuse e la rieducazione muscolare è sostanzialmente semplice. La risposta biologica è, quindi, ottimale nel paziente pediatrico, ma solo alcuni trattamenti vanno fatti presto, specialmente quelli rivolti a lavorare sulla base ossea o sulla funzione muscolare. Ad esempio, risponde benissimo l’espansione del palato perchè la sutura è ancora modificabile, aperta- evidenzia il presidente Asio- cosa che invece risulterà quasi impossibile dall’adolescenza in poi, se non con trattamenti molto più cruenti e a volte con l’ausilio del chirurgo”.
Sull’allineamento dentale bisogna, invece, intervenire quando si cambiano i denti. “La fase correttiva che segue quella intercettiva si fa generalmente alle medie o all’inizio del liceo. Una dentatura permanente l’abbiamo intorno agli 11-12 anni, a volte un po’ prima e a volte più tardi verso i quattordici a seconda del soggetto, però l’apparecchio classico correttivo – che oggi può essere anche estetico – meglio metterlo alle medie che non al liceo semplicemente perchè e più tollerato. Il momento migliore è intercettarli presto, alle elementari, correggerli definitivamente alle medie quando cambiano tutti i denti e cercare di liberarmi per il liceo- conclude Luzi- così vivono l’adolescenza già con un bel sorriso e senza pensieri rivolti all’ortodontista”.

Un vademecum per i pediatri

L’Associazione specialisti italiani ortodonzia (Asio) è in prima linea sull’educazione dei pediatri sul tema delle malocclusioni. L’Asio ha lanciato, infatti, un ‘Progetto educativo per i pediatri’. “Abbiamo sviluppato un Vademecum che regaleremo a tutti i nostri soci al Congresso. Ogni socio dovrà poi darlo ai pediatri di riferimento”. A dirlo è Cesare Luzi, presidente Asio, in una videointervista della Dire.
Il Vademecum ortodontico e le schede sulle malocclusioni, che descrivono le principali patologie ortodontiche, sono contenute in “un booklet, un libricino, per i pediatri in cui spieghiamo il perchè un paziente vada riferito ad uno specialista in Ortodonzia. Illustriamo tutti i segni e i sintomi che il pediatra dovrebbe vedere e che sono di nostra pertinenza”, precisa Luzi.
Sotto la lente di ingrandimento saranno poste, allora, la respirazione orale, le abitudini viziate, il morso aperto, il morso incrociato e così via. “Quando il pediatra vedrà questi segni o sintomi in un paziente- chiarisce il presidente Asio- dovrebbe riferirlo a uno specialista in Ortodonzia. Purtroppo molti pediatri ancora pensano che finchè un bambino non cambi i denti non debba farsi visitare dal dentista o dall’ortodontista.
Così come- aggiunge- ancora molti pediatri non hanno chiaro chi sia lo specialista in Ortodonzia, tanto che quando i pazienti cambiano tutti i denti li mandano dal dentista. Non è così – assicura il presidente Asio- noi li stiamo educando sul fatto che esistono gli specialisti in Ortodonzia e che le prime visite vanno fatte presto perchè non dipende dai denti che hanno cambiato, ma dal tipo di malocclusione e se l’intervento va fatto precocemente o tardivamente. Ecco perchè siamo strettamente legati a doppio filo con i pediatri- conclude Luzi- ma vorremmo esserlo sempre di più”.
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