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Hong Kong nel caos: il punto e i motivi delle proteste

Hong Kong nel caos: la Polizia irrompe nel Politecnico e attacca i manifestanti asserragliati. Lanciate bombe molotov e lacrimogeni

Hong Kong nel caos dal 9 giugno, primo giorno di proteste in cui sono scesi in piazza un milione di contestatori: la situazione oggi e i motivi delle proteste

In pochi mesi, i grattacieli luminosi di Hong Kong sono diventati teatro di una vera e propria guerra civile. Strade invase dai manifestanti, forze speciali anti-tumulti e blindati schierati alle porte della città. Una guerriglia che si sta combattendo a colpi di molotov, frecce, archi e catapulte. L’ultimo atto dello scontro si sta consumando in questi giorni all’interno del Politecnico, dove un gruppo di studenti sta tentando un’estrema resistenza contro le forze di polizia. Dal 9 giugno, primo giorno di proteste in cui sono scesi in piazza un milione di contestatori, il bilancio degli scontri si aggira attorno ai 4500 tra arrestati e fermati, con 2500 feriti di cui 5 gravi e due morti. Ma non c’è solo la violenza: domenica le elezioni locali, che di solito restano limitate a questioni territoriali, sono diventate un referendum sulle contestazioni, e a vincere è stato proprio il fronte democratico, che ha fatto sentire la propria voce, conquistando 385 seggi contro i 59 delle forze vicine a Pechino. La protesta, dunque, è cresciuta, ed ora minaccia l’assetto politico di Hong Kong. Ma cosa vogliono i manifestanti? E quali sono i motivi della ribellione?

I MOTIVI DELLA CONTESTAZIONI

Le proteste sono partite il 9 giugno con l’introduzione di una nuova legge che avrebbe permesso a Pechino di processare e condannare nei tribunali cinesi cittadini di Hong Kong accusati di aver commesso gravi crimini (ma il timore era che tra questi potessero esserci anche dissidenti politici). La legge, però, è stata ritirata il 9 luglio, dopo un mese di contestazioni. Perché, quindi, la protesta è andata avanti diventando sempre più accesa e violenta? La legge sull’estradizione, infatti, non è che un tassello nei complessi rapporti tra la Cina e Hong Kong, che dal 1997 è definita regione amministrativa speciale cinese. Cioè?

CHE COS’È HONG KONG

Prima di tutto, Hong Kong non è una città ma una regione. Si trova nel sud della Cina e comprende diverse aree urbane, tra cui l’isola di Hong Kong, che una volta ospitava il centro amministrativo e politico della regione. La sua conformazione e la sua posizione strategica (affaccia sul mar Cinese Meridionale) sono fondamentali per capire i motivi del suo sviluppo e della sua storia. La regione, infatti, è stata occupata dagli inglesi nel 1843, nel corso della prima guerra dell’oppio, ed è diventata subito una delle colonie più importanti dell’impero britannico. Grazie al commercio, Hong Kong è cresciuta a ritmi incredibili. Solo nel 1997 la sovranità del territorio è passata nelle mani della Repubblica Popolare Cinese, mettendo fine ai 156 anni di dominio coloniale britannico. La Cina, però, si è impegnata a non instaurare subito il sistema socialista, lasciando invariato il sistema economico e politico della città per almeno 50 anni, fino al 2047. L’allora presidente cinese, Deng Xiaoping, ha usato l’espressione “Un paese, due sistemi”. Hong Kong, quindi, ha un suo ordinamento giuridico, politico ed economico, ma non è una piena democrazia perché è sottoposta al rigido controllo del partito comunista cinese. Il Capo dell’esecutivo, che attualmente è Carrie Lam, è scelto da un comitato controllato dal governo cinese. Il suffragio universale, promesso per il 2012, non è ancora stato attuato. L’identità conflittuale della regione e dei suoi abitanti, più occidentali che orientali, unita alla grande incognita del 2047 (cosa accadrà dopo quella data?) sono i veri motori che alimentano la protesta. Sempre più simile a uno scontro tra due civiltà.

RICCHEZZA E POVERTÀ

Hong Kong è una delle aree più densamente popolate del mondo. Poiché gran parte del suo territorio è collinare o roccioso, le aree edificabili sono poche, e per questo molto popolate. È la città con più grattacieli al mondo, e ha una densità umana di oltre 6.500 abitanti per km². Per rendere meglio l’idea, è più piccola dell’area metropolitana di Roma (180 km² in meno) ma è abitata da 7,4 milioni di persone (Roma, invece, ne conta meno di 3 milioni). Hong Kong è molto importante per la Cina. Attraverso la regione passano 2/3 delle risorse finanziarie dirette in Cina, e 1500 compagnie straniere hanno le loro filiali ad Hong Kong. Ma la sua ricchezza è concentrata nelle mani di pochi: è la città con il più alto numero di milionari (in 10 mila posseggono più di 30 milioni di dollari) mentre più di un milione di abitanti è sotto la soglia di povertà.

GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI

Dopo cinque mesi di guerriglia, come racconta l’Agenzia Dire Giovani (www.diregiovani.it), si contano i danni: 9 milioni di dollari i danni materiali denunciati, mentre i voli sono crollati del 13%. Le stazioni metropolitane sono distrutte, la città paralizzata. Da giorni, tutte le scuole e le università sono chiuse. Il Politecnico di Hong Kong è occupato dall’11 novembre. Malgrado la resa della maggior parte degli studenti, un gruppo di irriducibili è ancora chiuso nel campus, assediato dalla polizia. Sono i giovani, infatti, i principali attori degli scontri: il 40% degli arrestati è sotto i 18 anni. Ma la rivolta sta contagiando anche la classe media. Dopo il voto di domenica, che ha visto trionfare il fronte democratico, gli scontri potrebbero diventare ancora più violenti, e i rapporti tra Pechino e Hong Kong si fanno sempre più tesi.

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