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Fuoco di Sant’Antonio: le terapie per contrastarlo

Un modello 3D per studiare la relazione tra Alzheimer e Herpes: modello tridimensionale di cellule staminali neurali messo a punto da ricercatori USA

Durata e gravità degli episodi di fuoco di Sant’Antonio, nome popolare dell’herpes zoster, possono essere ridotti usando farmaci antivirali specifici

Per la scienza è l’herpes zoster ma nella tradizione popolare è noto come il fuoco di Sant’Antonio. Questo perché l’eremita era solito ingaggiare battaglie contro il demonio che si manifestava sotto forma di serpente e la parola “herpes” deriva dal sostantivo “herpetón”, che in greco antico indica appunto questo animale. Il responsabile di questa patologia è un virus, lo stesso che provoca la varicella, per questo, tutte le persone che hanno avuto questa malattia sono potenzialmente a rischio e possono sviluppare il fuoco di Sant’Antonio. A spiegarlo è l’infettivologo dell’Ospedale Niguarda.

Contagio

Il fuoco di Sant’Antonio appare quando un fattore scatenante sconosciuto fa attivare il virus nascosto all’interno dell’organismo; diversamente dalla varicella quindi difficilmente si può “passare” a qualcun altro. Un paziente affetto dal fuoco di Sant’Antonio potrebbe però contagiare un’altra persona, per esempio un bambino che non ha mai avuto la varicella e che non sia stato vaccinato (in Italia non è obbligatorio): quest’ultimo sarà, però, colpito dalla varicella e non dal fuoco di Sant’Antonio. Affinché avvenga il contagio è necessario venire a contatto direttamente con il paziente stesso.

Cause

La varicella e l’herpes zoster sono due diverse malattie causate dallo stesso agente, il virus della varicella-zoster (della famiglia degli herpes virus).

Una volta contratta la varicella, il virus non viene eliminato dall’organismo, ma rimane generalmente latente per tutto il corso della vita nelle cellule dei gangli delle radici nervose spinali e in un certo numero di casi (meno del 10-20%) si risveglia, generalmente in età avanzata o in corrispondenza di una situazione di immunodeficienza, provocando l’herpes zoster.

Sintomi

Il primo sintomo del fuoco di Sant’Antonio normalmente è il bruciore, il formicolio o il prurito, di solito localizzato in una zona ben precisa, (un fianco, il torace, il volto…). Dopo alcuni giorni, di solito meno di una settimana, in quella stessa zona compare un eritema con vescicole contenenti siero, simili a quelle della varicella. Il dolore provocato dal fuoco di Sant’Antonio può variare da lieve a intenso, e protrarsi per un lungo periodo (settimane o mesi, nei casi più difficili).

La zona in cui il fuoco di Sant’Antonio si manifesta con maggior frequenza è una fascia (chiamata dermatoma) che si estende su un solo lato del tronco all’altezza della vita, ma il disturbo può presentarsi frequentemente anche su un lato del viso, intorno all’occhio e sulla fronte.

Terapie

Si può diminuire la durata e la gravità degli episodi di fuoco di Sant’Antonio usando farmaci antivirali specifici, come ad esempio l’aciclovir, il valaciclovir o il famciclovir. Per la maggior parte delle persone in buona salute, che inizino la terapia subito dopo la comparsa dell’eritema sulla pelle, le lesioni scompaiono, il dolore regredisce nel giro di 3-5 settimane e le vescicole di solito non lasciano cicatrici.

I più a rischio

Il fuoco di Sant’Antonio tuttavia rappresenta una minaccia per i pazienti immunocompromessi, ad esempio per le persone affette da infezioni da HIV, malattie del sistema immunitario o tumori; talvolta più frequentemente, se si sottopongono a terapie in grado di indebolire le loro difese. Anche chi ha effettuato un trapianto è più vulnerabile all’herpes zoster perché viene curato con farmaci che inibiscono il normale funzionamento del sistema immunitario.

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